![Big organic free range pig close up](https://ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2020/01/maiale-allevamento-pascolo-AdobeStock_203891165-scaled.jpeg)
L’isola di Okinawa, in Giappone, è il paradiso degli allevatori di suini, grandi protagonisti della cucina giapponese e asiatica in generale: nel 2018 c’erano 225 mila capi, che assicuravano grande ricchezza a tutta la zona. Guadagni, ma anche enormi problemi per lo smaltimenti dei rifiuti e per gli odori insopportabili prodotti da questi allevamenti, che si estendevano per aree molto estese. Per questo i ricercatori della Biological Systems Unit dell’Okinawa Institute of Science and Technology Graduate University (OIST) si sono messi al lavoro, e hanno sperimentato un nuovo metodo di trattamento delle acque reflue e della materia organica.
Come hanno poi raccontato su Bioresource Technology, i ricercatori hanno creato un sistema suddiviso in due camere: nella prima, che riproduce le vasche all’aria aperta per la decantazione dei liquidi reflui, le acque perdono l’odore, i patogeni e la materia organica. Nella seconda camera, che lavora sulle acque già trattate, i nitrati e i fosfati presenti, preziosi per l’agricoltura, vengono recuperati per essere poi reimmessi nel ciclo produttivo.
![peste suina africana](https://ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2020/03/allevamento-maiali-suini-peste-suina-africana-veterinario-AdobeStock_269206847-1024x683.jpeg)
Si tratta di un passo avanti significativo rispetto ai metodi classici, che prevedono di aspirare l’ammoniaca che si sviluppa dalle acque per poi trasformarla in nitrati, ma nessun passaggio ulteriore, e si concentra prevalentemente sul trattamento della parte solida. Un successo che è stato possibile grazie all’impiego intelligente di batteri che, nutrendosi della materia organica presente nelle acque, mentre neutralizzano gli odori (degradando gli acidi grassi che li compongono) e abbattono i patogeni, rilasciano elettroni. Questi ultimi sono convogliati nella seconda vasca con degli elettrodi, e lì sono utilizzati per le reazioni che servono a separare nitrati e fosfati. In più, i batteri presenti anche in quella vasca, avidi di elettroni, completano la conversione dei nitrati in azoto gassoso, che viene poi raccolto.
Il sistema è stato prima sperimentato in laboratorio e poi sul campo, per un anno, grazie a finanziamenti pubblici. Nel periodo di ottimizzazione sono state analizzate nel dettaglio le specie batteriche presenti. Si è così visto come quelle che proliferano di più (e arrivano a crescere anche del 60%) sono quelle che utilizzano gli elettroni convogliati nella seconda vasca, e che grazie alla loro attività il recupero di nitrati è molto elevato. La loro azione è poi ulteriormente rafforzata se nella vasca è fatta passare una leggera corrente, che rende ancora più efficiente il trattamento.
Il procedimento è adattabile a qualunque allevamento, poco costoso e facile da tenere attivo. Inoltre rappresenta un grande progresso per tutti gli allevatori giapponesi, perché il limite dei nitrati che possono sversare nelle acque e nell’ambiente sta per diminuire drasticamente fino a un quinto di quanto oggi consentito, al fine di uniformare gli scarichi zootecnici ai livelli permessi alle altre tipologie di aziende. I nitrati possono essere pericolosi per l’uomo, perché una volta assorbiti sono trasformati in nitriti, causa di anomalie del sangue e di tumori. Qualunque processo a basso impatto ambientale e che contribuisca a diminuirne le quantità può aiutare tutti gli allevatori del Sud Est asiatico e non solo a ridurre l’impatto degli allevamenti.
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Giornalista scientifica
Ottimo.
Rimangono le quisquille:
1- Come rendere gli allevamenti di maiali meno dannosi… per i maiali.
2- Come evitare la prossima pandemia da zoonosi.
3- Come evitare ll collasso globale e la 6° estinzione di massa.
Non è difficile, ma continuiamo allegramente a saltellare verso il precipizio.
I ricercatori continuano a sperimentare, tramite lo sperpero di soldi pubblici, delle modalità di allevamento che risultino il. più sostenibili possibile per l’ ambiente e l ‘ecosistema.
Tuttavia credo, che sperperare denaro pubblico per questo ” investimento a perdere” per animali, salute e ambiente, e per lo più in questo preciso e grave momento storico , sia alquanto stupido ed inutile. Dovrebbero invece ricercare e sperimentare una modalità educativa e sociale per rendere “l animale umano ” meno egoista, più sensibile e intelligente, educato e rispettoso verso gli altri ospiti animali a 4 zampe di questo pianeta. Solo allora i soldi pubblici sarebbero spesi con raziocinio… proprio ciò che manca adesso.
credi valga anche per cani e gatti trattati come pelouches e riempitivi dell’inspiegabile vuoto affettivo di molte persone? O quelli anche se sono castrati, chiusi ed isolati va bene?
Vale per tutti…
Gli animali a 4 e 2 zampe, in quanto Esseri viventi e senzienti, non sono cose, merce da comprare, vendere o trasportare, e meno che meno peluche..
Il modo migliore per risolvere il problema è semplicemente non allevare maiali. Le acque reflue sono solo una parte del problema. Gli altri riguardano le emissioni, il nutrimento degli animali e la loro salute, la salute degli esseri umani che si nutrono della loro carne, l’etica nel rapporto uomo animale come già scritto da altri. Mangiare meno carne o ancora meglio per niente è la soluzione migliore.