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test analisi laboratorio
Negli ultimi anni il progresso in campo diagnostico ha messo a punto test più efficaci e precisi

Non solo batteri, muffe e cattive condizioni di conservazione dei cibi, possono causare problemi; le reazioni avverse possono derivare anche da allergie e intolleranze alimentari non diagnosticate. La loro diffusione sembra in forte aumento negli ultimi anni. Per questo Il Fatto Alimentare si è occupato pochi giorni fa del fenomeno dei test alternativi, in commercio da anni e acquistabili anche on line, ma privi fino ad ora di validità scientifica. È importante divulgare in modo chiaro alcuni aspetti su allergie e intolleranze alimentari, soprattutto per evitare che ci si affidi a tecniche o persone non attendibili, con i rischi e i costi che ne derivano.

 

Districarsi tra i numerosi studi, i malesseri e gli alimenti sospetti, non è facile. Abbiamo quindi chiesto chiarimenti a Roberto Bernardini, Presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP)*.

 

noci
Noci, arachidi e frutta secca possono causare allergie

Un’intolleranza, se non curata può peggiorare e diventare allergia? «Mai, sono due cose diverse. Se si tratta di allergia la persona, dopo essere entrato in contatto con l’alimento, ha un’alterata risposta immunitaria con produzione ad esempio di anticorpi (IgE) che reagiscono verso alcune proteine alimentari come fossero “nemici”. Questo non avviene nel caso delle intolleranze.»

 

Contrariamente a quanto si pensa, la diffusione delle intolleranze è molto rara, mentre per le allergie, l’incidenza interessa l’8% dei bambini sotto i 3 anni e il 3/4% degli adulti. Tra gli ingredienti più comuni che possono esserne la causa, ci sono, nei primi 2 anni di vita, soprattutto latte vaccino, uovo, grano, soia, a cui in seguito si sommano anche pesce, crostacei, arachidi e frutta secca. Le reazioni più gravi si manifestano entro un paio d’ore dall’assunzione dell’alimento e possono essere di varia natura: anaflassi, sindrome orale allergica, orticaria…

 

PrIck test allergie
Tra le analisi diagnostiche molto diffuso è il test cutaneo: prick test (con estratto) o il prick+prick (con alimento fresco)

Perchè negli ultimi anni si assiste a un aumento di queste patologie? «La causa è multifattoriale. Un ruolo importante lo giocano le mutate abitudini alimentari, e le differenti condizioni ambientali (meno infezioni, alimenti sempre meno contaminati da “microbi”, alterazione della flora intestinale). C’è da dire – prosegue Bernardini – che negli ultimi anni il progresso in campo diagnostico ha messo a punto test più efficaci e precisi.»

 

Qual è la procedura corretta da seguire per diagnosticare un’allergia? « Per prima cosa occorre effettuare un’accurata anamnesi clinica (probabilmente si sarà già escluso l’alimento sospetto dalla dieta). Potranno poi effettuare dei test cutanei come il prick test (con estratto) o il prick+prick (con alimento fresco). Come terzo passaggio, solo se necessario, si eseguirà un prelievo ematico per il dosaggio degli anticorpi (IgE sieriche) specifici per alimento o le singole molecole (diagnostica molecolare con dosaggio delle singole molecole sospettate o a tappeto, ISAC 112). A questo punto, fatta la diagnosi, si fa adottare al paziente una dieta di esclusione per l’alimento. Talvolta può essere necessaria – conclude l’esperto -, per confermare il sospetto di allergia alimentare, una reintroduzione dell’alimento sospetto o anche un tpo (test provocazione orale) con l’alimento sospettato (con ri-comparsa di sintomi in caso di allergia alimentare).»

 

uovo sodo
Anche le uova, insieme a latte, grano e soia, sono tra gli ingredienti più comuni che possono esserne la causa

Di tratta quindi di un percorso che può rivelarsi lungo e tortuoso; ma esistono anche test per le intolleranze? «Esiste, in caso di intolleranza al lattosio, il test del respiro per rilevare il difetto dell’enzima lattasi»

 

Riguardo ai test “alternativi” il dottor Bernardini non ha dubbi, nonostante siano numerosi e molto diffusi, al momento non hanno ancora alcuna validità scientifica.

 

Anche la grande famiglia degli “additivi” desta allarme tra i consumatori, come è meglio comportarsi? «Gli additivi e i coloranti possono determinare principalmente quadri cutanei orticarioidi (basta pensare agli additivi presenti negli sciroppi antibiotici dati ai bambini), ma la diagnosi di intolleranza è possibile solo con test di provocazione orale, cioè ridando quel determinato additivo sospetto per bocca e verificando la comparsa o meno dei sintomi. In ogni caso, alle persone che lamentano disturbi o dolori consiglio di rivolgersi al medico curante che le indirizzerà allo specialista oppure direttamente a questo.»

 

*Direttore UOC Pediatria Ospedale San Giuseppe Empoli

 

Valeria Nardi

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ezio
ezio
5 Maggio 2013 11:17

Nella confusione generale, bene la chiarezza della distinzione fondamentale tra allergie ed intolleranze alimentari.
Per queste ultime vorrei chiedere al Dott. Bernardini cosa ne pensa dei test (Alitest, Citotest) che ormai da molti anni si eseguono nei laboratori di analisi, mettendo a contatto molti campioni di alimenti, direttamente con il sangue prelevato ed osservando al microscopio la reazione dei globuli bianchi.
Spesso questi test evidenziano le intolleranze principali che lei segnala come allergeni più frequenti nei bambini, anche se nella persone testate non sono presenti sintomi allergici evidenti.
Può secondo lei, un alimento allergene nei piccoli, una volta che il sistema immunitario ha imparato a gestirlo, rimanere comunque come sostanza difficile da gestire in quantità ed istaurasi un’intolleranza costante, con disturbi digestivi e disbiosi per il resto della vita?

Roberto Bernardini
Roberto Bernardini
Reply to  ezio
6 Maggio 2013 21:03

Rispondo sinteticamente alle sue due domande:

1) “Cosa ne pensa dei test (Alitest, Citotest)”

Al momento non esistono studi che ne dimostrano la validità, pertanto tali test non sono utili, anzi possono, in taluni casi, essere dannosi per il bambino per le diagnosi errate che comportano

2) “Può secondo lei, un alimento allergene nei piccoli, una volta che il sistema immunitario ha imparato a gestirlo, rimanere comunque come sostanza difficile da gestire in quantità ed istaurasi un’intolleranza costante, con disturbi digestivi e disbiosi per il resto della vita?”

Le rispondo come in precedenza, al momento non vi sono studi scientificamente validi che dimostrano quanto lei domanda, la sua è al momento una ipotesi con assenza di meccanismi patogenetici e di interazioni immunologiche che ne possano giustificare la validità. Può esistere una cosa diversa che esula dalla sua domanda e cioè che il bambino possa avere reazioni allergiche ad un alimento a dosi alte e non a dosi basse.

Cordialmente

Roberto Bernardini

ezio
ezio
9 Maggio 2013 10:35

Personalmente penso che in attesa di studi scientificamente validi che tardano molto ad arrivare, ogni piccolo o grande aiuto basato su metodi analitici seri, possa sensibilizzare ed indirizzare i pazienti verso una ricerca diagnostica più approfondita.
Naturalmente nei bambini ma anche negli adulti, questi test non sono da ritenersi alternativi, ma solo preventivi e di indirizzo alla diagnosi specifica.
In merito alla sua ultima considerazione sulla quantità che scatena la reazione allergica, vorrei ribadire la mia convinzione che prima dello scatenarsi della reazione immunitaria, non è possibile che l’organismo accetti o tolleri senza alcuna manifestazione, sostanze che in quantità critiche scatenano una reazione immunitaria.
Sicuramente le prime reazioni ad un alimento poco gradito o mal gestibile, saranno a carico del metabolismo digestivo ed assimilatorio, tipiche di quei disturbi che possiamo definire intolleranze.

Letizia
Letizia
9 Maggio 2013 23:44

Potreste parlare anche di allergia al nichel? e di qualche correlazione con il cibo? Dal punto di vista medico c’è ancora molta confusione… Non è solo un allergia da contatto; ma può dare problemi anche a livello sistemico..
Grazie