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alimenti ultraprocessatiNegli ultimi vent’anni la quantità di bevande e alimenti ultraprocessati consumati dai bambini statunitensi è cresciuta fino a rappresentare i tre quarti delle calorie assunte ogni giorno. Sono aumentati i consumi soprattutto di alimenti pronti o al massimo da scaldare, mentre è diminuito quello di bibite zuccherate, segno inequivocabile del fatto che anni di campagne informative, e tassazioni specifiche, iniziano finalmente a sortire qualche effetto.
Il ritratto del consumatore medio americano di 10,7 anni di età, di entrambi i sessi, è stato stilato dai ricercatori della Tufts University, che si sono serviti del grande studio di popolazione National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), basato su interviste sulla dieta nelle 24 ore, per passare al setaccio le abitudini di oltre 33.000 bambini e ragazzi di età compresa tra i 2 e i 19 anni, e confrontare i dati più recenti, aggiornati al 2018, con quelli del 1999.

Come riferito su JAMA, il più grande balzo in avanti relativo all’assunzione di alimenti ultraprocessati è stato quello compiuto dai pasti pronti come la pizza, le patatine, i burger, che sono passati dal 2,2 all’11,2% delle calorie giornaliere. Il secondo è stato quello dei dolci industriali, sia in forma di snack che come dessert, passati dallo 0,6 al 12,9%. In generale, poi, la percentuale di calorie derivanti da bibite e alimenti ultraprocessati è cresciuta, in questi 20 anni, dal 61 del 1999 al 67% del 2018, e anche se la categoria (in base alla classificazione NOVA) racchiude anche prodotti come certi tipi di pane o derivati del latte non particolarmente negativi per la salute, la stragrande maggioranza di questi prodotti è costituita da cibo che sarebbe meglio consumare solo occasionalmente, e non ogni giorno.

Alimenti ultraprocessati
Pasti pronti come la pizza, le patatine, i burger, che sono passati dal 2,2 all’11,2% delle calorie giornaliere

Altri dettagli, poi, aiutano a comprendere quanto sia grave la situazione: non sono infatti emerse differenze nei consumi di bambini e ragazzi in base al livello di istruzione dei genitori, e questo dimostra quanto sia ormai pervasivo questo tipo di alimentazione, spinta dalla pubblicità sempre più martellante. Ma, al tempo stesso, sono le fasce di popolazione più povere quelle che ne risentono di più e sempre più spesso fanno ricorso a questi prodotti: gli aumenti sono stati più vistosi tra gli afroamericani (+10,3%) e tra i latinoamericani (+7,6%), mentre tra i bianchi ci si è fermati a un +5,2%.
Parallelamente, poi, si è anche avuto un calo nel consumo di alimenti sani, minimamente processati, passati dal 28,8 al 23,5% delle calorie giornaliere.

Infine, una buona notizia, che è anche uno spunto per future riflessioni: i consumi di soda, le bevande zuccherate, si sono ridotti in misura significativa, fino a dimezzarsi, passando dal 10,8 al 5,3% sempre delle calorie giornaliere.
Questo fa concludere agli autori che è giunto il tempo di infondere nella battaglia contro il junk food le stesse energie profuse per anni in quella contro le soda, che ha portato a un cambio che sembra ormai irreversibile. Anche facendo tesoro di quanto avvenuto in quell’ambito, concludono, è ora di mobilitarsi con tutti gli strumenti che si sono rivelati efficaci: da quelli educazionali fino alla tassazione specifica, dalla etichettatura ai limiti alla pubblicità.

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gianni
gianni
2 Settembre 2021 19:36

Non c’è che dire, un quadro veramente deprimente.
Le nuove generazioni che avanzano con idee bacate, chissà cosa saranno capaci di fare da grandi, con la benedizione del mondo produttivo-commerciale e il (quasi) silenzio/assenso dei politici decisori.
Questa è mancanza di visione futura, ma sono sicuro che molti pensano che continuando su questa strada il corpo umano si adatterà anche a queste continue offese trasformando il pessimo cibo in risorse salutari indispensabili…………per i beati che ci credono l’orizzonte è roseo e luminoso, ma non li invidio.