Sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto del Ministero della Salute sui limiti massimi di spesa per l’erogazione dei prodotti senza glutine per i malati di celiachia, che si basa sulla considerazione che “il celiaco deve seguire una dieta varia ed equilibrata con un apporto energetico giornaliero da carboidrati stimabile in almeno il 55%, che deve derivare anche da alimenti naturalmente privi di glutine provenienti da riso, mais, patate e legumi come fonte di carboidrati complessi, per cui la quota da soddisfare con alimenti senza glutine di base (pane, pasta e farina) è stimabile nel 35% dell’apporto energetico totale”.
Di conseguenza, i contributi ai celiaci per l’acquisto di alimenti è limitato a quelli registrati e rientranti in queste categorie:
- pane e affini, prodotti da forno salati;
- pasta e affini; pizza e affini; piatti pronti a base di pasta;
- preparati e basi pronte per dolci, pane, pasta, pizza e affini;
- prodotti da forno e altri prodotti dolciari;
- cereali per la prima colazione.
Rispetto ai precedenti tetti di spesa, risalenti ormai al decreto Veronesi del 2001, il nuovo decreto ha ridefinito i contributi mensili a carico del Servizio sanitario nazionale per l’acquisto di alimenti per celiaci, che sono fissati in base all’età, al genere e ai relativi fabbisogni calorici dei pazienti. Con il nuovo decreto, nella primissima infanzia il tetto di spesa cresce del 24% (da 45 a 56 euro), resta pressoché invariato nella fascia adolescenziale e diminuisce per gli adulti. In particolare:
- Dai 6 mesi ai 5 anni il tetto passa da 45 a 56 euro, mentre da 6 a 9 anni è di 70 euro
- Dai 10 ai 13 anni il tetto sale a 100 euro per i maschi e 90 euro per le femmine.
- Dai 14 ai 17 anni diventa 124 euro per i maschi e 99 euro per le femmine.
- Dai 18 ai 59 anni è di 110 euro per i maschi e 90 per le donne.
- Negli over 60, invece, il limite massimo di spesa mensile scende a 89 euro per i maschi e 75 euro per le femmine.
Sui social si è subito accesa la polemica innescata da chi ha visto nel decreto una riduzione dell’assistenza ai celiaci. Su Facebook, ad esempio, la vice presidente dei deputati Pd, Alessia Morani, ha pubblicato un post denunciando che “Grazie al Governo sono stati ridotti di 30€ mensili i buoni per un celiaco adulto: da 140 € a 110 €. Hanno iniziato con i tagli alla sanità. Complimenti”.
In realtà, il decreto appena pubblicato con la firma dell’attuale ministra della Salute Giulia Grillo è del governo Gentiloni, in particolare dell’allora ministra Beatrice Lorenzin. Un primo schema di decreto era stato inviato alle Regioni il 6 settembre 2017, lo schema definitivo era stato inviato 13 marzo scorso ed è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 10 maggio, governo Gentiloni in carica.
Che poi si tratti di un taglio alla sanità, non tutti lo pensano, tanto è vero che l’Associazione Italiana Celiachia (AIC), sul proprio sito, alla domanda se si può dire che con la revisione dei tetti l’assistenza risulti compromessa, risponde: “Assolutamente no. La riduzione prevista dei tetti di spesa, calcolabile in una media del 19%, non è una sforbiciata che compromette l’assistenza ai pazienti italiani, ma una revisione razionale, che tiene conto della riduzione dei costi degli alimenti senza glutine (oggi non più considerati “dietetici” ma alimenti di uso comune) e dei fabbisogni energetici della popolazione definiti dalle più recenti evidenze scientifiche”.
L’AIC sottolinea anche che “per rendere sostenibile la spesa sanitaria senza ledere il diritto alla salute delle persone con celiachia, le parti sociali hanno lavorato a una proposta che consentisse ai celiaci di mantenere l’accesso ai prodotti sostitutivi base della propria dieta, utilizzando per i calcoli dei tetti dei buoni mensili i fabbisogni energetici medi, aggiornati nel 2014, e i prezzi dei prodotti sul mercato. Da segnalare a questo riguardo come dal 2001 ad oggi i prezzi dei prodotti senza glutine, in particolare il costo di pane, pasta e farina, abbiano registrato un calo del 7% nel prezzo medio globale in farmacia e fino al 33% nella grande distribuzione. AIC al tavolo ha voluto che la riduzione tenesse conto dei prezzi applicati nel solo canale farmacia, disponibile alla spesa tramite buoni a tutti i celiaci ovunque, in tutta Italia, e non della media dei due canali. Inoltre è da rilevare che si sono ridotti i fabbisogni energetici medi rispetto ai riferimenti utilizzati nel 2001”.
Entro sei mesi verrà aggiornato il registro nazionale degli alimenti senza glutine ed entro i successivi sei mesi le Regioni dovranno provvedere ad adeguare le modalità di erogazione degli alimenti senza glutine così come indicato nel decreto.
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[sostineni]
Non ho ancora letto il testo del decreto, e leggendo così l’articolo sinceramente credo sia discriminate la differenza tra maschi e donne: il fabbisogno delle donne non è sempre inferiore a quello degli uomini, specialmente in particolari condizioni fisiologici.
Trovo intollerabile fare una discriminazione tra maschi e femmine : le donne sicuramente necessitano di maggiori fabbisogni energetici soprattutto quando si trovano in particolari condizioni fisiologiche, come ad esempio il ciclo mestruale.E non comprendo a dire il vero l’atteggiamento accomodante dell’AIC: i prezzi dei prodotti senza glutine saranno anche diminuiti, ma rimangono pur sempre esagerati.
In realtà la riduzione maggiore è avvenuta per i bimbi dai 6 ai 9 anni che sono passati da 94 a 70 euro, per gli altri la situazione non è cambiata molto…