Prosegue il braccio di ferro tra l’Europarlamento la Commissione europea sui cibi derivati agli animali clonati e dalle loro discendenze: mentre l’Assemblea di Strasburgo chiede che questi alimenti siano vietati incondizionatamente, l’Esecutivo comunitario vorrebbe ammettere l’importazione e il commercio senza neppure prevedere un’apposita informazione in etichetta (come già accade, per esempio, per i cibi che contengono o sono realizzati a partire da piante Ogm, ai sensi dei reg. CE n. 1829, 1830/03). Il Consiglio degli Stati membri è invece diviso sulle posizioni da assumere.
La Commissione. A quanto pare sarebbe il Commissario europeo al Commercio, il belga Karel De Gucht, a condurre un’azione di lobby contro le richieste dell’Europarlamento. Per paura che gli Stati Uniti possano avviare ritorsioni commerciali e contenziosi nel Wto (World Trade Organization, l’Organizzazione mondiale del commercio), considerando le nuove regole Ue un inaccettabile ostacolo al commercio internazionale. Lo hanno già fatto per le regole europee in tema di Ogm e carni di bovini gonfiati con gli ormoni. E gli Usa, come abbiamo visto su Ilfattoalimentare.it, sono già avanti non solo nella ricerca ma anche nello sfruttamento commerciale dei cloni.
Secondo De Gucht, anche solo prevedere l’obbligo di informare i consumatori europei sulla provenienza dei prodotti da animali clonati e dalla loro progenie comporterebbe il blocco delle importazioni di carne dagli Usa, poiché qui manca un sistema di tracciabilità che permetta di riconoscere (e quindi etichettare), con probabile condanna al Wto.
Il Parlamento. Il presidente del comitato di conciliazione – il primo vice-presidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella – ha scritto il 3 marzo al presidente dell’Assemblea, Jerzy Buzek, per denunciare il comportamento scorretto di De Gucht al presidente della Commissione, José Manuel Barroso.
«Stiamo cercando di raggiungere un compromesso con il Consiglio Ue, ma la Commissione non sta agendo secondo il suo ruolo di mediatore», ha scritto Pittella, che ha sottolineato come la materia dei novel foods non appartenga alle competenze del Commissario al Commercio, bensì a quelle del Commissario per la Salute e la politica dei consumatori, il maltese John Dalli.
Nonostante le posizioni della Commissione, Gianni Pittella si dice «ottimista, dopo le rassicurazioni ricevute dal commissario Dalli», sulle possibilità di arrivare a un buon compromesso. «Il Parlamento europeo – ha detto il 4 marzo a TMNews – è fermo nel difendere la necessità di garantire i cittadini europei rispetto ai rischi derivanti dai cibi frutto della clonazione di animali, e al diritto di essere comunque informati su quello che mangiano. Continueremo a chiedere una soluzione giuridicamente vincolante che tenga conto di queste esigenze», ha concluso il primo vice-presidente dell’Europarlamento. L’ultima e decisiva riunione del comitato di conciliazione è prevista per il 16 marzo.
I consumatori. L’Ufficio europeo delle unioni dei consumatori (Beuc), attraverso la sua direttrice Monique Goyens, ha confermato pieno appoggio alla posizione del Parlamento: «È inaccettabile che l’Ue autorizzi il commercio di latte e carne prodotti a partire dalla discendenza di animali clonati senza imporre alcun obbligo di etichettatura solo perché gli Stati Uniti e altri paesi esportatori non hanno instaurato alcun sistema di tracciabilità».
La tracciabilità, del resto, è già stata imposta ai paesi terzi per altri prodotti commercializzati nell’Ue, come gli alimenti derivati da Ogm o il legname. «I legislatori europei – ha affermato la Goyens – non devono usare gli argomenti commerciali per compromettere il diritto di scelta dei consumatori. Non hanno ceduto davanti all’industria della carne bovina trattata agli ormoni (che da anni è al bando in Ue, nonostante le pressioni di Usa e Canada, ndr) e vogliamo che siano altrettanto determinati anche in questo caso».
Secondo le indagini statistiche dell’Eurobarometro condotte nel 2008 e nel 2010, la maggioranza degli europei è contraria ai cibi derivati dagli animali clonati e dalla loro progenie. Il consenso è quasi unanime sulla necessità di regolarne il commercio (83% favorevoli) e sulla necessità di fornire apposite informazioni in etichetta (è “importante” per l’83% e “probabilmente importante” per il 7% degli intervistati).
Dario Dongo
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