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Gli spot degli alcolici lanciati durante gli eventi sportivi fanno aumentare i consumi, e danneggiano soprattutto le persone che già tendono a bere eccessivamente. Quando si pubblicizza la bevanda cui queste sono più affezionate, la resistenza all’impulso di bere è ancora più fragile del solito. Un effetto di cui si dovrebbe tenere conto, a maggior ragione dopo gli ultimi risultati di un altro studio uscito in contemporanea al primo che, ancora una volta, dimostrano un’associazione tra consumo di alcol e rischio oncologico.

Lo studio sulle trasmissioni televisive australiane

Per verificare l’influenza della pubblicità in una situazione reale, i ricercatori della Edith Cowan University di Joondalup, in Western Australia, hanno voluto innanzitutto determinare la frequenza con la quale si mandavano in onda le interruzioni pubblicitarie durante le finali dei campionati dell’Australian Football League (AFL) e della National Rugby League (NRL) sempre australiana, sport seguitissimi in quel paese. Quindi hanno sottoposto 435 persone alla visione degli spot in un contesto di laboratorio, lasciando poi che i partecipanti si esprimessero sulla propria intenzione di bere alcolici. Come illustrato su Health Promotion Journal of Australia, la presenza degli spot di alcolici non è, al momento, eccessiva: essi rappresentano infatti il 3,9% del totale nelle finali del campionato di football e l’1,85% in quello di rugby.

Per quanto riguarda le conseguenze, quelle sulla popolazione generale non sono preoccupanti. Lo sono, invece, quelle su chi tende ad avere una dipendenza dall’alcol o comunque a bere in misura eccessiva (persone di questo tipo costituivano circa un terzo del campione). Costoro esprimono chiaramente il desiderio di bere di più in relazione alla messa in onda dello spot, soprattutto quando questo riguarda il drink cui sono abituati.

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L’alcol è risultato essere al terzo posto, dopo il fumo (19%) e l’obesità (7,6%), come causa di tumori

Per quanto possa sembrare un effetto di poco conto, sottolineano gli autori, non lo è, se si pensa ai numeri degli spettatori di eventi sportivi. In Australia, nel 2021 quattro milioni di persone hanno visto la finale del campionato di football, e numeri simili si registrano per diversi grandi eventi sportivi. Sarebbe quindi necessario prendere provvedimenti adeguati. Per esempio limitare o vietare gli spot di alcolici, e introdurre l’obbligo di passare, contemporaneamente, messaggi relativi alla salute e agli effetti del consumo eccessivo di alcol.

Alcol e tumori: un legame certo

Tutti coloro che bevono alcolici, e non necessariamente solo chi lo fa in misura eccessiva, dovrebbero sempre tenere a mente che il legame tra questa sostanza e un aumento di sviluppare diversi tumori tra i quali quelli del cavo orale e quelli dell’apparato gastrointestinale è noto ormai da tempo, e che su di esso non ci sono più dubbi. Questo è stato ulteriormente ribadito da uno studio pubblicato su CA: A Cancer Journal of Clinicians relativo a tutti i fattori di rischio modificabili (tra i quali il fumo, la scarsa attività fisica, il peso, alcune infezioni virali e appunto l’alcol) e agli anni precedenti la pandemia, periodo nel quale c’è stata una diminuzione dei casi provocata dai ritardi nelle diagnosi.

In base agli ultimi aggiornamenti, l’alcol è risultato essere al terzo posto, dopo il fumo (19%) e l’obesità (7,6%), come causa di tumori, ed essere responsabile del 5% di tutti i tumori che si sviluppano in persone con più di 30 anni. Negli Stati Uniti, ogni anno 24.000 persone muoiono per un cancro associato all’alcol, e 95.000 si ammalano. Numerose le tipologie per le quali il legame è più stretto: laringe, faringe, cavo orale, colon retto, mammella (per le donne), esofago e fegato, ma nuove prove suggeriscono che lo stesso tipo di conseguenza si possa vedere anche per i tumori del pancreas e per altre forme tumorali finora poco considerate. E c’è di più.

Birra, vino o super alcolici?

Gli autori specificano infatti che non ha importanza il tipo di bevanda alcolica: fanno tutte male, perché quello che aumenta il rischio di tumori è l’alcol in sé, comunque veicolato. Smentiscono così indirettamente l’idea che alcuni tipi di vino, se bevuti con moderazione, possano prevenire i tumori. Per spiegare ancora meglio, ricordano che la bevanda alcolica tipica consumata negli Stati Uniti contiene 14 grammi di etanolo, e che tale quantità, non irrilevante, soprattutto se assunta regolarmente, è presente in 350 ml circa di birra al 5%, in 150 ml circa di vino al 12%, in 230-290 ml di altre bibite con gradazione alcolica al 7% o in meno di 50 ml di un superalcolico al 40%.

Il rischio aumenta in misura direttamente proporzionale alla quantità bevuta, e anche dosaggi al di sotto delle soglie considerate sicure possono provocare un aumento dell’incidenza di tumori. L’etanolo, hanno concluso, danneggia tutti gli organi, anche a dosi molto basse, e corrette abitudini potrebbero prevenire oltre l’80% dei casi di tumori associati al consumo di alcol etilico.

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