Alcol e film: uno studio lancia l’allarme per l’esposizione di bambini e ragazzi al consumo di bevande alcoliche al cinema e in televisione. Gli effetti del product placement
Alcol e film: uno studio lancia l’allarme per l’esposizione di bambini e ragazzi al consumo di bevande alcoliche al cinema e in televisione. Gli effetti del product placement
Agnese Codignola 6 Maggio 2017Gli addetti ai lavori lo chiamano product placement: è la tecnica pubblicitaria che prevede l’inserimento di marchi specifici nei film in modo tale da non sembrare una pubblicità vera a propria, ma la comparsa casuale di un certo prodotto. Che però, guarda caso, viene memorizzato dallo spettatore. E, per questo, viene profumatamente pagata dalle aziende committenti. Ora però uno studio presentato al congresso annuale delle Pediatric Academic Societies, che si è svolto a San Francisco nei giorni scorsi, mette in luce un tipo di placement veramente preoccupante, quello dell’alcol nei film per bambini e ragazzi. Secondo quanto riferito dai pediatri della Geisel School of Medicine di Dartmouth, infatti, il fenomeno negli ultimi vent’anni è raddoppiato, quanto a presenza nei film per bambini. E questo nonostante i decessi riconducibili all’alcol nei giovani con meno di 21 anni ogni anno siano oltre 4.300 solo negli Stati Uniti.
Per capire quanto il placement delle bevande alcoliche sia presente nei film rivolti alla popolazione più vulnerabile, gli autori hanno analizzato circa un centinaio tra le pellicole di maggiore successo uscite ogni anno tra il 1996 e il 2015, per un totale di 1998 film analizzati. I ricercatori hanno così visto che in generale il placement è aumentato ogni anno del 5%, cioè del 92% in vent’anni. Non è cresciuta in misura significativa la lunghezza delle inquadrature, anche perché una rappresentazione troppo sfacciata sarebbe notata e forse sanzionata, ma è lievitato il numero di marchi e l’esposizione totale dei ragazzi a scene in cui si beve.
Nello specifico, l’assunzione di alcol è stata rappresentata nell’87% delle pellicole, mentre singoli marchi sono presenti nel 44% dei casi. In genere non sono quasi mai le figure secondarie a bere: nell’85% dei casi il gesto è affidato ai protagonisti, che quasi sicuramente sono retribuiti in modo adeguato. I nomi dei marchi sono comparsi nel 41% dei film rivolti ai bambini e agli adolescenti. Tre nomi – Budweiser, Miller e Heineken – hanno fatto la parte del leone, rappresentando circa il 33% del totale, con Budweiser che svetta, con il 15% sempre.
I produttori non sembrano preoccuparsi molto delle conseguenze, pur essendo dimostrato che i ragazzi trovano nell’alcol la loro prima sostanza d’abuso. È anche assodato che il consumo è associato alla conoscenza di un marchio. Gli autori concludono sconsolati la ricerca invitando a riflettere sui dati esull’adeguatezza delle policy di autodisciplina delle aziende.
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Giornalista scientifica
NON SOLO ALCOL ATTORI CHE FUMANO NEI FILM DI TUTTI I GENERI
OCCORRE SECONDO ME, INASPRIRE LE PENE CON FORTISSIME SANZIONI
TRA L’ALTRO LE SANZIONI SERVONO A FINANZIARE INIZIATIVE PER LA DIFESA DEI CONSUMATORI