L’etichettatura delle bevande alcoliche nei Paesi europei lascia ancora molto a desiderare. Questo nonostante sia la regione che al mondo ha i più alti livelli di consumo pro-capite e il 10% di tutte le morti legate all’alcol. Lo rivela il rapporto “What is the current alcohol labelling practice in the WHO European Region and what are barriers and facilitators to development and implementation of alcohol labelling policy? (2020)” firmato dall’Ufficio regionale europeo dell’Oms, diffuso da Epicentro.
Come spiega il documento, fino ad oggi, le normative sulle etichette delle bevande alcoliche sono efficaci nel fornire informazioni ai consumatori. Tuttavia, in alcuni Paesi europei, l’adozione è stata ostacolata dalle resistenze dell’industria dell’alcol, dai ritardi causati dalle tempistiche delle istituzioni internazionali, dalla mancanza di chiari criteri di etichettatura o da attività di monitoraggio carenti.
Idealmente, un’etichetta utile per il consumatore dovrebbe contenere informazioni sulla salute e nutrizionali, mentre le istituzioni dovrebbero regolamentare i messaggi che vi si possono trovare e monitorare l’implementazione delle etichettature. Il rapporto, quindi, esamina le misure in uso nei vari paesi europei, le norme e le iniziative di autoregolamentazione dell’industria, individuando le buone pratiche, gli ostacoli e il livello di implementazione.
Anche grazie all’analisi della letteratura scientifica e dei dati prodotti dalle aziende, gli esperti dell’Oms hanno scoperto che solo il 17% dei Paesi europei è dotato di norme che obbligano i produttori a indicare sulle etichette contemporaneamente le informazioni sulla salute, le tabelle nutrizionali e gli ingredienti. Nel 40% dei casi, gli stati si sono dotati di leggi che riguardano l’elenco degli ingredienti, mentre solo nel 28% richiedono la presenza di qualche informazione sulla salute, come il consumo in gravidanza, la guida sotto l’effetto dell’alcol, i rischi per i minori o avvertenze di carattere generale.
La maggior parte delle etichette in uso in Europa, quindi, non è in linea con le raccomandazioni dell’Oms. In particolare il rapporto rileva la necessità di un’etichettatura che includa sia i valori nutrizionali, sia la lista degli ingredienti, nonché le raccomandazioni di consumo e i rischi per la salute generale e in condizioni specifiche, come per esempio la gravidanza.
Da un punto di vista tecnico, gli stati dovrebbero fornire indicazioni chiare su come presentare le varie informazioni in etichetta e sostenere l’implementazione delle norme e delle iniziative di autoregolamentazione dell’industria, per assicurarsi un maggiore controllo sui messaggi ai consumatori, prevedendo anche meccanismi di monitoraggio indipendenti. Inoltre, i governi devono essere preparati all’opposizione dell’industria delle bevande alcoliche e i ritardi degli organismi internazionali che possono comportare lungaggini nel percorso di adozione dell’etichettatura. Solo così si potrà garantire ai consumatori la possibilità di fare scelte veramente informate.
© Riproduzione riservata
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.