verdura mediterranea

Se l’agricoltura biologica soppiantasse completamente quella convenzionale, per soddisfare la richiesta mondiale di cibo l’estensione dei terreni coltivati dovrebbe aumentare tra il 16% e il 33%, questo perché le coltivazioni biologiche hanno un minor rendimento e quindi richiedono maggiori estensioni per garantire la stessa produzione. Inoltre, il mancato utilizzo di fertilizzanti azotati sintetici potrebbe ridurre i nutrienti nel terreno, anche se seminato a legumi.

Lo afferma uno studio internazionale, guidato da Adrian Muller del Research Institute of Organic Agriculture (FiBL) di Frick, in Svizzera, pubblicato dalla rivista Nature Communications, che ha utilizzato gli scenari climatici e sull’aumento della popolazione mondiale al 2050, calcolata in nove miliardi di persone, elaborati dalle Nazioni Unite.

Per limitare l’incremento dei terreni agricoli a quantità marginali, l’agricoltura biologica non dovrebbe superare il 60% di quella totale. Contemporaneamente dovrebbe essere dimezzata la quantità di cibo sprecato e la metà dei terreni agricoli finalizzati alla produzione di mangimi per gli animali d’allevamento dovrebbe essere convertita alla produzione di cibo per il consumo umano. Di conseguenza, dovrebbe cambiare anche la dieta attuale verso un minor consumo di carne e la percentuale media di proteine di origine animale dovrebbe scendere dal 38% all’11%. Dal punto di vista ambientale, afferma lo studio, si avrebbe una notevole riduzione dell’impatto del sistema alimentare e minori emissioni di gas a effetto serra.

© Riproduzione riservata

sostieni

* Con Carta di credito (attraverso PayPal). Clicca qui

* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264

 indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare 2017. Clicca qui

0 0 voti
Vota
5 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
ezio
ezio
15 Novembre 2017 20:04

Se non sarà una scelta volontaria, l’agroalimentare sostenibile di cui il metodo bio è una componente fondamentale ma non certo l’unica, il sistema di super produzione per un super consumo di proteine animali, manderà in crisi l’ambiente prima di sfamare i famosi 9 miliardi di prossimi abitanti del nostro pianeta.
I segnali ci sono già tutti da qualche tempo, ma per nostra fortuna ci sono anche i segnali di una maggiore consapevolezza dei consumatori, che stanno riducendo volontariamente il consumo di proteine animali per ragioni diverse, ma tutte a favore di un’alimentazione più attenta alla salute propria, al benessere animale ed a quello dell’ambiente.
Sono solo le scelte individuali di grandi masse di popolazione, che potranno risolvere il problema della biosostenibilità, perché se aspettiamo qualche cambiamento da parte istituzionale o peggio affaristico, la situazione potrà solo peggiorare per tutti.

pio
pio
23 Novembre 2017 14:11

SE NE DISCUTE DA 40 ANNI SENZA MAI RAGIONARE UN PO’
PER SFAMARE QUESTO ED ALTRI MONDI OCCORRE RIDURRE AL MINIMO IL CONSUMO DI PROTEINE ANIMALI-
GLI ALLEVAMENTI CONSUMANO IL 90 % DEL TERRENO E DEGLI ALIMENTI
FATE IL CONTO

SALVATORE CECCARELLI
23 Novembre 2017 19:10

Il problema sono le statistiche che si usano per stimare di quanto bisogna aumentale le produzioni agricole

Tomlinson, I., 2013. Doubling food production to feed the 9 billion: A critical perspective on a key discourse of food security in the UK. Journal of Rural Studies 29: 81-90

Mario Apicella
Mario Apicella
23 Novembre 2017 19:50

La deleteria frase “il mancato utilizzo di fertilizzanti azotati sintetici potrebbe ridurre i nutrienti nel terreno, anche se seminato a legumi” un giornalista attento come Beniamino Bonardi dovrebbe capire che è solo uno slogan dell’industria agrofarmaceutica.
Non c’è infatti un elemento più squilibrante dell’azoto chimico, apportato irragionevolmente (come lo stesso Liebig ammise in vecchiaia) e solo ed esclusivamente per motivi speculativi antiecologici e deleteri per la salute, nei terreni di tutto il mondo, Si illudono gli agricoltori ed i consumatori tutti di voler risolvere la fame del mondo che continua a crescere senza freni, come crescono le falde inquinate da nitriti e nitrati e sopratutto gli squilibri nutrizionali con cibo spazzatura rifilato a bambini ed anziani, malati compresi. Le piante squilibrate dalla predominanza di un unico elemento (tre quando va bene) si gonfiano senza sapori e si ammalano facilmente, favorendo l’incremento che Pigpharma registra nelle vendite di pesticidi.
Ogni pianta infatti è composta da 30 elementi chimici, presenti al completo da quando è nata l’agricoltura solo nella sostanza organica prodotta dai sovesci, dalle letamazioni, e dalle rotazioni di leguminose, il resto è solo kriminal bussiness!

ELENA LEGNANI
ELENA LEGNANI
24 Novembre 2017 17:03

Bravissimi. 4 commenti impeccabili. Ottimo! Leggendo l’articolo avrei voluto sottolineare le stesse cose.