Il Dipartimento dell’agricoltura statunitense (USDA) ha diffuso i dati aggiornati sull’agricoltura biologica negli Usa, da cui emerge come quello del biologico, seppur in espansione, sia ancora un settore di nicchia. Nel 2013 il biologico ha registrato vendite al dettaglio pari a 35 miliardi dollari, a fronte di vendite alimentari complessive superiori a mille miliardi di dollari.
Le aziende agricole statunitensi certificate come biologiche sono 18.513, con un aumento del 245% rispetto al 2002. Nel solo 2013, ben 763 produttori hanno ottenuto la certificazione biologica, con un incremento del 4,2% rispetto all’anno precedente.
A fronte di aiuti per oltre 20 miliardi di dollari l’anno, che le leggi statunitensi garantiscono all’agricoltura intensiva, quella biologica ne riceve per poco più di 40 milioni: venti milioni dedicati alla ricerca e all’educazione, cinque milioni per finanziare la raccolta dati e 11,5 milioni per il cofinanziamento delle spese di certificazione.
Come osserva sul suo blog Marion Nestle, nutrizionista dell’Università di New York, l’agricoltura biologica è ancora una parte troppo piccola dell’agricoltura statunitense ed è troppo facile, per il governo e per il Congresso, ignorarla e non prenderla sul serio. Un aumento delle vendite aiuterebbe molto.
Beniamino Bonardi
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E’ vero, purtroppo l’agricoltura biologica e’ ancora troppo poco diffusa e le persone troppo poco informate. Secondo me bisognerebbe lavorare di piu su entrambi i fronti, aumentando gli investimenti per coltivazioni biologiche e educando le persone sul concetto di prodotto biologico e sulle ragioni per cui e’ migliore sia dal punto di vista nutrizionale sia per il pianeta.
Vorrei anche aggiungere che ho appena visto che fortunatamente in Italia qualcosa si sta smuovendo. Barilla sta promuovendo un progetto che finanzia idee relative a nutrizione, sostenibilita’ e educazione legata a questi temi, per fare in modo che le persone siano piu’ consapevoli delle proprie scelte alimentari. http://www.barillagood4.com/it/ Che ne pensate? Io sto pensando di partecipare.
Quando le multinazionali mettono le mani in settori di nicchia come il biologico oppure il dietetico, come minimo stravolgono il mercato con i prezzi imposti degli acquisti, l’immagine del prodotto fortemente incoerente con il loro marchio e l’appiattimento qualitativo e delle varietà, concentrandosi solamente sulle referenze più vendute, a scapito della molteplicità delle produzioni.
Quindi non è auspicabile che aziende di queste dimensioni entrino nel biologico, perché finiranno per industrializzare anche coltivazioni e produzioni che con metodi fortemente industrializzati non vanno proprio d’accordo per principio.
Il bello è che è appena uscito uno studio di anni , sostanzioso e significativo su un grande numero di consumatori che dimostra come non vi sia alcuna differenza epidemiologica significativa fra consumatori abituali di prodotti del mercato e quelli che abitualmente consumano quasi esclusivamente prodotti da agricoltura biologica.
@costante – link per cortesia ?
Purtroppo non sono biologici ne l’acqua che beviamo, ne l’aria che respiriamo, neanche gli ambienti di lavoro che occupiamo e lo stile di vita che seguiamo, ma neppure la stragrande maggioranza di persone che frequentiamo…
Ma con un po di pazienza ed impegno individuale, unite ad un sostanziale riconoscimento sociale ed istituzionale, che l’agricoltura biologica e biodinamica anche se non sostituisce la farmacia per le patologie umane, animali e vegetali, è sicuramente preventiva e terapeutica per il pianeta e l’intero ecosistema.
Quindi non aspettiamoci di essere curati dal coltivatore biologico che produce le carote, oppure dall’allevatore che produce carne e latte bio e continuiamo ad andare dal medico, ma smettiamola di distogliere l’argomento dai suoi reali contenuti e valori.
[…] Fonte: Il Fatto Alimentare […]
Giorgio, hai ragione, ho trovato il riassunto di un lavoro inglese-australiano, (se ben ricordo su oltre 30.000 individui) fra i tantissimi che mi arrivano giornalmente sotto vari temi da William Reed Busines Media (beverage daily..Food and drink europe etc.) , ma purtroppo non l’ho registrato e non riesco a recuperarlo.