FederBio, la Federazione nazionale a tutela e sviluppo dell’agricoltura biologica e biodinamica, e Assobioplastiche, l’associazione che riunisce produttori e trasformatori di materiali biodegradabili e compostabili, hanno firmato un accordo per la promozione di pacciamature biodegradabili nelle coltivazioni biologiche. Stiamo parlando di quei teli in materiale plastico che spesso vediamo nelle campagne. Il loro uso negli ultimi 50 anni è cresciuto in maniera costante perché ha dei vantaggi indiscutibili. La pacciamatura favorisce di un microclima ottimale nella zona delle radici, ma anche la ritenzione dell’umidità del suolo, e conseguente risparmio di acqua per l’irrigazione, oppure il controllo delle infestanti, riducendo così l’uso di erbicidi.
Nel 2016 a livello mondiale sono stati prodotti 3, 5 milioni di tonnellate di film plastico per uso agricolo, (APE Europe, Agriculture Plastic & Environment) di cui, in Europa, il 40% è concentrato nei Paesi del sud (Spagna e Italia).
Per gli agricoltori la conversione al materiale biodegradabile permetterebbe un enorme risparmio in termini di tempo e risorse visto che non devono essere recuperati e smaltiti al termine del ciclo colturale ma possono essere lasciati nel terreno dove vengono biodegradati ad opera di microrganismi in un periodo massimo di due anni.
I bio teli devono rispettare lo standard europeo EN 17033, non contenere organismi geneticamente modificati nei formulati utilizzati per la produzione della pacciamatura ed essere costituiti da materie prime rinnovabili in misura pari o superiore al 50% (oltre il 60% dal 2021).
“Con il protocollo d’intesa fra Assobioplastiche e FederBio – spiega Paolo Carnemolla, presidente FederBio – si avvia un percorso di sperimentazione che dovrà portare a uno standard per l’impiego dei bioteli in agricoltura biologica che raggiunga progressivamente la totale rinnovabilità dei materiali, dando con questo un segnale a tutta l’agricoltura italiana ed europea per eliminare definitivamente la plastica non biodegradabile dall’agricoltura”
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Secondo me la plastica per pacciamatura deve essere TOTALMENTE biodegradabile (compostabile) oppure per niente, altrimenti si finisce per un’ulteriore diffusione di microplastiche nel ciclo alimentare.
Nel frattempo , in attesa di una totale sostituzione, il materiale di pacciamatura non riutilizzato va GESTITO come RESIDUO SECCO NON RICICLABILE.