Oggi Antonio Longo presidente del Movimento difesa del cittadino apre i lavori di “Italia a tavola 2011”, l’incontro annuale che focalizza l’attenzione sui controlli alimentari. Nel discorso di apertura Longo sottolinea la necessità di riaprire il dibattito sull’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare che doveva sorgere a Foggia, per “dare un senso alla molteplicità di soggetti che effettuano i tantissimi controlli, per dare efficacia all’informazione, per dare sicurezza ai cittadini che spesso non sanno a chi rivolgersi quando cercano informazioni”. Mi associo all’appello anche perché due anni fa il progetto dell’Agenzia è stato ritenuto inutile dal governo Berlusconi, che senza dirlo a nessuno, ha dirottato i 6,5 milioni di euro stanziati ad altri progetti.
La vicenda è paradossale perché l’Italia ospita a Parma l’Agenzia per la sicurezza alimentare europea (Efsa) forte di uno staff composto da 160 esperti e 260 funzionari che si interfacciano con 1500 ricercatori di vari Paesi. L’Efsa opera insieme alle agenzie presenti in molte nazioni dell’UE (Anses in Francia, FSA in Inghilterra, BfR in Germania….) ma non in Italia. Da noi ministri e politici parlano di tolleranza zero verso truffatori e sofisticatori, ma poi i fondi per la struttura dedicata alla sicurezza alimentare sono spariti. Per capire cosa vuol dire avere cancellato il progetto dell’Agenzia per la sicurezza alimentare italiana, basta accendere il computer e vedere cosa propongono ogni settimana i siti internet delle agenzie negli altri Paesi.
Negli ultimi giorni i francesi hanno presentato un dossier sul problema del bisfenolo utilizzato negli imballaggi alimentari, hanno aggiornato la situazione sulla questione dell’Escherichia coli che ha provocato in primavera 50 morti in Europa, e hanno inserito uno studio sull’esposizione dei cittadini alle sostanze tossiche. Gli inglesi presentano ogni giorno un elenco dei prodotti alimentari richiamati al mercato e offrono in tempo reale informazioni su tutti gli aspetti. Nella lista troviamo un dossier sugli acidi grassi trans e aggiornamenti sul piano nazionale per la riduzione del sale…. Queste cose in Italia si fanno poco e male.
Il compito di sorvegliare sul cibo è affidato a due ministeri e altri 18 organismi e comitati che però sono privi di un coordinamento efficace.
Fa bene Antonio Longo a riproporre il progetto dell’Agenzia italiana, ma le prospettive sono scarse, anche se non servono enormi investimenti. Basterebbe fare lavorare insieme le persone che all’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran), all’Istituto superiore di sanità, al Ministero della salute e delle Politiche agricole e all’Arpa si occupano di questi temi. Il problema vero è un altro: i ministeri non vedono di buon occhio una struttura specializzata nella sicurezza alimentare, per questo motivo l’Agenzia resterà un sogno.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari collaborando per 30 anni con diverse testate giornalistiche (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Largo consumo,La Gola, Il mondo, Bargiornale, Mark-Up, Focus, La nuova ecologia, Oggi). Ha collaborato con il programma Rai Mi manda Lubrano di Rai 3 realizzando 50 test comparativi e al programma settimanale di RaiNews 24 Consumi & consumi.