Nonostante siano in aumento le prove e gli indizi che suggeriscono come alcuni additivi possano avere effetti negativi sulla salute, il loro impiego negli alimenti è in crescita, almeno per quanto riguarda il mercato statunitense. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, i prodotti presenti nei supermercati che contengono additivi sono il 60%, con una crescita del 10% negli ultimi vent’anni. E, dato ancora più allarmante, gli additivi sono presenti nel 72% dei cibi per bambini, anche in questo caso con un netto aumento rispetto al 2001 (+22%).
Per quantificare gli additivi consumati da ogni americano, gli autori, ricercatori dell’Università del Nord Carolina, si sono serviti di una fonte di dati più attendibile di quelle solitamente sfruttate per questo tipo di studio (ossia i questionari in cui i partecipanti riportano ciò che acquistano o consumano). Le informazioni sono state fornite dalla società di rilevazioni di mercato Nielsen, grazie a un panel di consumatori che da anni scansiona i prodotti acquistati durante la spesa settimanale permettendo così di monitorare le tendenze reali con centinaia di migliaia di dati. Gli scanner utilizzati leggono i codici a barre e questo permette di individuare con esattezza gli ingredienti degli oltre 400mila prodotti presenti nei negozi USA. Per quanto riguarda gli additivi, le sostanze identificate sono state suddivise in quattro categorie: aromi, coloranti, dolcificanti e conservanti. È emerso che, se nel 2001 ogni alimento o bevanda ne conteneva in media 3,7, nel 2019 il numero è passato a 4,5. Per quanto riguarda i bambini, gli acquisti di alimenti quali il latte artificiale, le puree e i cereali che contenevano additivi hanno registrato un aumento del 20%, mentre quelli che ne avevano almeno tre sono cresciuti del 15%. Una delle categorie che ha visto un incremento significativo è quella dei dolcificanti, la cui presenza è passata dal 12,1 al 16,5% del totale dei prodotti, e dal 28 al 32,7% per quanto riguarda le bevande.
Come hanno sottolineato gli autori, anche altre rilevazioni hanno fatto emergere la stessa tendenza. Per esempio, in Francia il 54% degli alimenti confezionati e delle bevande contiene almeno un additivo e nelle bibite, spiccano i dolcificanti e i coloranti. Negli Stati Uniti, nel 2019, il 95% dei soft drink aveva almeno un additivo e il 50% un colorante, ma la media era di quattro a prodotto. Per quanto concerne i bambini, un altro studio statunitense, condotto su oltre 800 prodotti di un solo punto vendita, ha rilevato che poco meno della metà (il 43%) conteneva almeno un colorante alimentare.
Come fa notare un lungo editoriale di commento, una delle criticità principali riguarda proprio i bambini perché non si sa quali siano le conseguenze degli additivi in un organismo in crescita, oltretutto destinato ad accumularne durante tutta l’esistenza e per questo sarebbe opportuno limitarne l’impiego. Ma, soprattutto, sarebbe indispensabile finanziare e condurre più studi sul tema, perché le informazioni certe oggi sono pochissime e tutte conducono verso un legame con l’aumento non solo di obesità, ma anche di numerose malattie non trasmissibili quali tumori e patologie cardio- e cerebrovascolari. Anche perché, in assenza di dati certi e di regole improntate al principio di precauzione, i produttori continuano ad aumentare il numero degli additivi, al solo scopo di poter continuamente proporre alimenti e bevande nuove.
© Riproduzione riservata Foto: Fotolia
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica