yogurt preso dall'alto con cucchiaino

Sono quasi 400 gli additivi alimentari consentiti a livello europeo eppure i consumatori non li vorrebbero sulla tavola. A normarli è il regolamento europeo n. 1333/2008, anche se al momento è in corso una nuova valutazione da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) volta a stabilire per ciascuno se esiste e a quanto ammonta una dose giornaliera accettabile. Va detto che la maggior parte degli additivi è riconosciuta come innocua, come l’acido ascorbico o le pectine, e sono solo una quarantina quelli che dovrebbero essere monitorati più da vicino. Per la maggior parte di essi, l’Efsa ha emesso un parere in cui sottolinea i rischi di un consumo eccessivo, l’elenco include nitriti, carragenine, acido fosforico e fosfati, solfiti, coloranti caramello.

La rivista francese 60 Millions de consommateurs, ha approfondito l’argomento partendo da un’indagine* dell’Osservatorio della qualità alimentare (Oqali) sugli additivi presenti in più di 30.000 prodotti trasformati rintracciati tra gli scaffali dei supermercati e suddivisi in 30 categorie (salumi, pizze, latticini…).

Il primo dato che emerge è che negli ultimi dieci anni “la percentuale di prodotti senza additivi è aumentata in modo significativo”, osservano gli autori, fino ad arrivare a un 22% dei prodotti alimentari considerati in cui non si menziona alcun additivo nell’elenco degli ingredienti. Il secondo punto dell’indagine non è altrettanto positivo ed evidenzia una presenza considerevole e diffusa di additivi, visto che almeno uno è presente in più di tre quarti dei campioni e quasi un terzo degli alimenti industriali ne contiene uno o due, fino ad arrivare a una piccola parte (4%) che supera i dieci.

La rivista ha chiesto a Philippe Cayot, professore di chimica alimentare ad AgroSup Dijon, il perché dell’uso ubiquitario di queste sostanze e secondo lui la ragione è da ricercare nel costo di produzione: “i produttori non possono rimuoverli tutti, se non altro per evitare che il prezzo dei prodotti salga alle stelle”. Accorciare la lista degli ingredienti, in molti casi è possibile, ma lieviterebbero i costi legati alle materie prime, al loro trasporto, alla produzione, e anche per gli imballaggi, specifici e costosi, sia per il portafoglio che per l’ambiente.

additivi
Le gomme di xantano (E415) e guar (E412) sono utilizzate per addensare una serie di dessert a base di latte

Ma quali sono gli additivi più diffusi? Secondo la rivista otto sono quelli particolarmente apprezzati dall’industria alimentare e si trovano in almeno il 10% dei prodotti sugli scaffali. “Acido citrico (E330) con molteplici funzioni, inclusa quella del regolatore di acidità; amidi modificati, ampiamente utilizzati nelle salse piccanti per il loro ruolo addensante; lecitine (E322) con proprietà in particolare emulsionanti, come nel cioccolato; mono e digliceridi degli acidi grassi (E471), usati come emulsionanti o agenti gelificanti; acido ascorbico (E300), l’onnipresente regolatore di acidità nella frutta in scatola; gomme di xantano (E415) e guar (E412) utilizzate per addensare una serie di dessert a base di latte; e infine carragenine (E407), con proprietà gelificanti.”

Va detto che la diffidenza dei consumatori verso alcune di queste sostanze è legittima, e a conferma di ciò si è espressa Mathilde Touvier, direttrice della ricerca presso il Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm). “Attualmente, gli additivi sono valutati in base a ciò che è stato pubblicato, vale a dire studi condotti solo su animali e su cellule in vitro. Gli strumenti per capire cosa succede negli esseri umani sono quasi inesistenti, così come non si hanno dati sul possibile “effetto cocktail”, cioè di come un additivo presente in un alimento può esacerbare gli effetti negativi di un altro additivo. Inoltre, in alcuni casi, l’Efsa (per le sue valutazioni di sicurezza ndr) si basa unicamente sui dati forniti dall’industria alimentare, ignorando gli studi indipendenti. È un peccato. Soprattutto perché lavori molto recenti rivelano effetti inaspettati di queste sostanze – spiega Mathilde Touvier – ad esempio l’impatto deleterio di alcuni emulsionanti (E433 ed E466) sul microbiota intestinale.

Come comportarsi quindi al momento di scegliere un alimento? La rivista francese consiglia di prediligere i prodotti che hanno una lista degli ingredienti corta o, ancora meglio, optare per alimenti non processati e freschi.

* Condotta in collaborazione con la National Food Safety Agency (ANSES) e l’Istituto nazionale per la ricerca agronomica (INRA)

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