Il 78% circa degli italiani ha bevuto acqua del rubinetto (trattata e non) negli ultimi 12 mesi, con un tasso di crescita sul 2018 che sfiora il 4%. La metà di queste persone dichiara di farlo sempre o quasi sempre, per la comodità (25%), per l’ambiente” (24,8%) o perché in questo modo si evita di trasportare e smaltire bottiglie di plastica. Questo dato è significativamente più alto rispetto agli anni precedenti, soprattutto fra i più giovani, probabilmente per l’effetto di Greta Thunberg. Altri motivi sono la consapevolezza che l’acquedotto comunale fa maggiori controlli sull’acqua rispetto ai produttori di minerale, ma anche per la bontà e il minor costo rispetto all’acqua in bottiglia.
La ricerca di quest’anno realizzata da Open Mind Research su un campione di 2.000 individui (maggiorenni e rappresentativi della popolazione italiana), si è occupata di verificare le dimensioni e il profilo socio-demografico di quanti negli ultimi 12 mesi hanno bevuto acqua del rubinetto trattata e non, a casa propria o fuori casa, e la frequenza di consumo.
Secondo la rilevazione nel 28% dei casi si registra la presenza di almeno un sistema di filtrazione domestica per migliorare le caratteristiche organolettiche. Tra i vari metodi spiccano le caraffe filtranti e altri metodi per l’eliminazione del cloro come l’osmosi inversa (2,8%). Tra le persone che hanno acquistato un apparecchio di filtraggio dell’acqua, un terzo ha un abbonamento per la manutenzione periodica. Un altro dato interessante riguarda la propensione degli italiani a bere acqua trattata del rubinetto fuori casa: il 27% degli intervistati la beve negli esercizi commerciali (+3,6% rispetto al 2018) e il 51% la berrebbe se gliela offrissero. In generale tra chi ha già un’abitudine al consumo dell’acqua potabile in casa, si riscontra una maggiore consuetudine verso il consumo di acqua trattata in bar e ristoranti.
Per quanto riguarda le “casette dell’acqua”, i chioschi a disposizione dei cittadini che distribuiscono gratuitamente acqua potabile, trattata o non trattata, refrigerata o addizionata di anidride carbonica, si è scoperto che la metà dei comuni ne ha collocata almeno una sul territorio. Per la prima volta si è indagato sull’approvvigionamento dell’acqua da bere fuori casa: il 64% opta per l’acquisto di acqua in bottiglia in bar negozi e distributori automatici, mentre il 41% circa porta l’acqua da casa, soprattutto tra chi beve abitualmente quella del rubinetto.
Sulla preoccupazione degli italiani nei confronti della presenza di sostanze contaminanti presenti nell’acqua di rete, il 27% (in calo di quasi di 8 punti percentuali rispetto al 2018) si è dichiarato estremamente preoccupato e il 63% abbastanza preoccupato. Tra chi ha l’abitudine di bere l’acqua del sindaco, si riscontra una preoccupazione limitata per i contaminanti chimici. Al contrario fra le persone che abitualmente non bevono acqua del rubinetto questa preoccupazione è molto elevata (39% contro il 27%).
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Interessante articolo. Ma a mio parere evidenzia alcuni punti non chiari. La necessità di eliminare il cloro, che notoriamente si aggiunge per rendere innocui i microrganismi presenti nell’acqua, cosa non necessaria nell’acqua in bottiglia, ma che ingerito non è certamente benefico per la salute. Per quanto riguarda le “casette dell’acqua”, mi chiedo quali certificazioni di sanificazione vengono fornite, visto che il beccuccio finale che riempie la bottiglia non è sterile ed è esposto, in estate, ad alte temperature che favoriscono il proliferare dei germi. In fine lasciare al consumatore la responsabilità di pulire, igienizzare e sostituire i filtri di impianti domestici e caraffe, non garantisce la sanità dell’acqua così ottenuta. Mi chiedo inoltre quale sia il costo/litro di questi strumenti casalinghi e come mai devono essere usati, visto che l’acqua del rubinetto viene evidenziata come sicura.
Tranquillo, il cloro viene usato solo nella quantità indispensabile ma, soprattutto, essendo un gas scompare dall’acqua dopo pochi minuti di esposizione all’aria libera, e comunque ora ove possibile al posto del cloro viene usato l’ozono, che è semplicemente ossigeno.
Trovo quindi assolutamente incomprensibile che ci sia chi va al super a fare rifornimento di acqua non gasata in bottiglia, portando di fatto a casa della plastica inutile e dell’acqua uguale o peggiore di quella che esce dal suo rubinetto; però lì entra in gioco la pubblicità, e se gli racconta che l’acqua X gli dà i superpoteri, perché dovrebbe negarseli?
Quanto poi al fatto che tra chi beve l’acqua del rubinetto “spiccano le caraffe filtranti” lo trovo ancora più insensato, le caraffe casalinghe non fanno che esporre l’acqua all’aria, e quindi ovviamente il cloro se ne va, e trattenere tutt’al più particelle di calcare o ruggine proveniente dalle tubature.
In compenso se non vengono adeguatamente manutenute diventano un perfetto allevamento di alghe e batteri, peggiorando moltissimo la qualità dell’acqua invece di migliorarla: chi non ha mai esaminato attentamente una cartuccia filtro usata troppo a lungo non se ne rende conto, io dopo aver assaggiato l’acqua dei beverini refrigerati dell’azienda, quando avevo avuto l’incarico di occuparmi anche di sicurezza e salute, ho fatto intervenire la ditta di manutenzione e non vi dico cosa ci fosse in quei filtri, praticamente bevevamo lo scolaticcio dei fossi.
Il processo finale di erogazione dell’acqua delle casette (“il beccuccio “) è solitamente sottoposto a disinfezione tramite raggi UV, che garantiscono la completa sterilità. Si possono chiedere informazioni direttamente al gestore locale delle “casette”.
Per quanto riguarda l’acqua in bottiglia, anch’essa è soggetta a limiti e controlli, sia di parte pubblica sia privata, che ne garantiscono la salubrità per il consumatore; semmai il problema del consumo dell’acqua in bottiglia è ambientale, in termini di emissione di CO2 da plastica e trasporto, ma non certo sanitario.
Non so in quali Comuni ci siano le “casette dell’acqua” che erogano gratuitamente l’acqua.
Il costo va da 3 a 5 centesimi il litro………….
Parlate spesso di questo argomento, però senza mai porre la dovuta attenzione al fatto che le “acque del sindaco” non sono tutte uguali. Se abitassi a Roma probabilmente la berrei, con quella della mia città invece, che viene prelevata dal Po ed ha anche un moderno sistema di filtraggio, dopo anni che la bevevo mi sono ritrovata con dei calcoli renali (la cui origine è certa perchè li ho fatti analizzare) ed ho dovuto ritornare all’acqua minerale che usavo prima e che non mi aveva mai creato questo problema.
Siate quindi meno generici quando trattate l’argomento “acqua del rubinetto”.
Non tutte le acque sono uguali, tantomeno le persone che le dovrebbero bere.
Concordo con Wanda. Chi ha la fortuna di approvvigionarsi da sorgenti di montagna può tranquillamente bere l’acqua dell’acquedotto; a chi tocca l’acqua emunta dai pozzi di falde che ricadono in zone agricole o industriali o acqua trattata di fiume conviene optare per acqua minerale che almeno non contiene nitrati o solventi.
Buon giorno
Volevo sapere se ristoranti, pizzerie e bar possono somministrare acqua del rubinetto se il cliente lo richiede.
grazie
cordiali saluti
Si, possono.
Un ottimo confronto tra le varie soluzioni per l’acqua da bere: bottiglia, acquedotto, distributori-fontanelli, caraffe, depuratori, gasatori https://mega.nz/folder/DV01zKaI#N82lvt3IDYdKKW96z3RbYA
Il confronto mostra che non esiste alcun motivo (qualità, microplastiche, inquinamento, etc.) per comprare l’acqua in bottiglia.
La storia dell’acqua in bottiglia https://invidio.us/watch?v=caEd9CUQt0w
@cristina
Le acque dell’acquedotto per essere dichiarate “potabili” non possono contenere nitrati, nitrati, solventi o altro oltre le soglie di tolleranza (che sono bassissime), quindi sbagli a credere che ci sia differenza con l’acqua di montagna, che tra l’altro se non è controllata può essere inquinata dai colaticci del bestiame in alpeggio.
@antonella
i ristoratori non solo possono, ma DEBBONO, portarti la caraffa di normale acqua dell’acquedotto se la richiedi.
@wanda
la concentrazione di calcio nelle acque potabili non è mai tale da poter indurre i calcoli, nel tuo caso è stato vero il contrario, passare a un’acqua minerale praticamente priva di calcio (associata ovviamente a una dieta altrettanto povera di calcio, come te l’avrà certamente prescritta il tuo medico) ha contribuito a ridurli.