bere acqua

bambina acqua bicchiereL’acqua potabile del futuro potrebbe arrivare da una fonte finora sfruttata pochissimo: l’atmosfera, che ne contiene miliardi di tonnellate, in forma di vapore. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Tel Aviv, in Israele, e dell’Istituto Leibniz per la ricerca troposferica di Lipsia, in Germania, insieme all’azienda Watergen, che già produce macchinari domestici, industriali e per caravan utili allo scopo, dimostra infatti come la qualità di quest’acqua sia sempre ottima, e come non ci sia bisogno di alcun sistema di purificazione.

Come illustrato su Science of the Total Environment e su Water, per verificare la qualità del vapore acqueo atmosferico di Tel Aviv, città con molto traffico, costruzioni e industrie, gli autori hanno analizzato l’acqua ricavata dall’aria con un apposito generatore (senza alcun sistema di purificazione o filtraggio) con i più sofisticati metodi a disposizione. Quindi hanno incrociato i dati con quelli delle variazioni meteorologiche dei tre giorni precedenti il prelievo, e hanno così visto che, in nessun caso, i valori di inquinanti superano quelli soglia stabiliti per le acque potabili sia dalle autorità israeliane, sia dall’Oms.

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I ricercatori hanno estratto l’acqua dall’aria di Tel Aviv per analizzare le sue caratteristiche

Ci sono comunque variazioni nella composizione dell’acqua, che dipendono dall’andamento dei venti e in generale dal meteo e dalla stagione. Così, se ci sono correnti d’aria che arrivano dal deserto, l’acqua contiene più zolfo e calcio, e se ci sono state tempeste di sabbia i valori diventano piuttosto alti. Viceversa, se a prevalere sono le brezze marine, nell’acqua si ritrovano più iodio e cloro, e molto meno calcio. Si possono poi identificare tracce di zone più lontane come l’Europa che, a sua volta, ha una sorta di firma molto riconoscibile. Per quanto riguarda gli inquinanti, se ne trovano (ammoniaca, ossidi d’azoto e di zolfo, rame, zinco e potassio) e cambiano a seconda del tipo di attività presente nella zona (industriale, agricola, o con molto traffico), ma sono sempre presenti in quantità molto basse e comunque  inferiori ai valori limite.

Tutto ciò ha una conseguenza pratica: quando si preleva acqua dall’atmosfera, non occorre alcuna depurazione, mentre può essere necessario disporre di un sistema di monitoraggio per compensare eventuali carenze, per esempio di calcio e magnesio. Ma secondo i ricercatori non si tratta di un grande ostacolo: già oggi questo tipo di correzione è praticato normalmente per esempio nell’acqua desalinizzata proveniente dal mare, di cui Israele si serve da tempo. 

L’acqua estratta dall’aria cittadina rispetta i limiti di inquinanti previsti per quella potabile dalle autorità nazionali e dall’Oms

Viceversa, i vantaggi di un sistema del genere sono potenzialmente numerosi. A differenza degli impianti di desalinizzazione, infatti, non c’è bisogno di grandi stabilimenti (esistono già in commercio macchinari anche per uso domestico), né di una rete idrica o di un sistema di trasporti che porti l’acqua dal mare all’impianto e poi da lì alle città, perché l’aria viene prelevata sul posto (fatto che, oltretutto, abbatte anche l’inquinamento associato al trasporto su gomma e quello legato alle emissioni dell’energia necessaria per far funzionare una rete idrica). Inoltre, maggiori sono la temperatura esterna e il tasso di umidità, migliore diventa il rapporto tra costi e benefici. 

Visto il progressivo riscaldamento del clima, un sistema del genere potrebbe avere un ruolo molto significativo nel migliorare l’approvvigionamento delle zone più calde e non solo. Ora i controlli proseguono in altre zone come quella di Haifa, molto industrializzata, o alcune aree rurali, per avere un quadro ancora più completo della qualità dell’acqua atmosferica, e iniziare a pensare più in grande.

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gianni
gianni
25 Luglio 2021 15:01

Cercando qua e la si scoprirebbe che il recupero di acqua atmosferica è argomento datato, molti sistemi sono stati utilizzati in passato in forma di torri o vasche allo scopo di ottenere un bene prezioso in ambienti molto svantaggiati, ancora sono in funzione in alcune località pur con rendimenti miseri.
Questi recenti metodi utilizzano anche energia ( in questo caso lodevolmente da fonti rinnovabili ) e risultano molto più efficienti.
Comunque i precursori risultano essere alcune piante come la Tillandsia e insetti come i coleotteri del Namib., ovvero sono comportamenti naturali che attraverso studi più approfonditi vengono poi brevettati da alcune aziende.

Antonio
Antonio
19 Agosto 2021 09:01

5 litri un kilowatt di consumo energetico, mi sembra che di strada da fare ce ne sia ancora tanta….

Mario
Mario
19 Agosto 2021 09:22

Anni fa lessi che in alcuni altopiani sudamericani stendevano dei teli di plastica(come fossero lenzuola) che condesavano naturalmente l’acqua della brezza marina ottenendone buone quantità per uso irriguo