“L’acqua minerale Antica Fonte della Salute della San Benedetto destinata ai ristoranti di lusso americani, ha conquistato le 3 stelle d’oro dell’International Taste & Quality Institute e un importante riconoscimento tra gli Italian Food Awards USA”.
Faccio fatica a seguire queste notizie. Mi è difficile pensare che una bottiglia di acqua minerale proveniente da una falda millenaria (situata a 236 metri di profondità nel comune di Scorzè, vicino a Venezia) faccia un viaggio di 7-10 mila chilometri per essere servita nei ristoranti di lusso di New York o Los Angeles. Lo so che lo scambio commerciale fra Italia e Stati Uniti è un fiore all’occhiello della nostra industria alimentare, ma in genere si tratta di prodotti trasformati di un certo profilo come le forme di Parmigiano Reggiano o Grana Padano, vini come il Chianti o l’olio extravergine.
San Benedetto negli USA
Se si parla di acqua minerale, non si capiscono le ragioni di un viaggio simile. È difficile capire perché un litro di acqua il cui prelievo alla fonte costa un’inezia, sia imbottigliata in un lussuoso contenitore di vetro e spedita oltre oceano per la felicità dei clienti dei ristoranti americani che la pagheranno da 5 a 10 dollari. Basta solo pensare all’astronomico costo ambientale di un’operazione di questo tipo per rabbrividire.
Qual è il motivo gastronomico per cui si importa acqua minerale italiana? Quante persone di New York mentre addentano un filetto in crosta o un’orata sanno riconoscere le proprietà dell’incontaminata acqua Antica Fonte della Salute San Benedetto “preservata da oltre 5.000 anni nelle viscere di un paesino del Veneto che per secoli ha compiuto il suo lento cammino fra le rocce, depurandosi e arricchendosi di minerali preziosi”?
Commerci utili a chi?
Non siamo però di fronte a un evento straordinario. Negli USA sono commercializzate altre acque minerali italiane come la San Pellegrino, oltre alla francese Perrier e probabilmente anche la ben nota acqua delle Isole Fiji. Trasportare acqua imbottigliata da una parte all’altra della Terra è un insulto all’ambiente, e un nonsense. L’assurdo rasenta il ridicolo se si pensa che in molti ristoranti americani è abitudine servire a tavola una caraffa di acqua del rubinetto a volte filtrata o arricchita di bollicine. Mi piacerebbe trovare un solo americano, ma anche un italiano, in grado di distinguere queste acque da altre minerali con una composizione simile che costano 10 volte di meno, o da quelle che sgorgano dal rubinetto.
Certo la minerale servita nei ristoranti di lusso ha delle bottiglie bellissime, con forme sinuose e morbide che migliorano l’aspetto di qualsiasi tavola apparecchiata. In effetti ogni bottiglia dell’Antica Fonte della Salute San Benedetto ha una rondine in rilievo sul tappo a vite e il logo sul fondo della bottiglia. Forse è questo il motivo del loro successo.
© Riproduzione riservata
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Concordo, queste cose sono pura follia.
Purtroppo non è solo una moda americana ma di molti paesi dove si vuole ricreare la cucina nostrana. Anche in Inghilterra ci sono ristoranti che servono acqua minerale italiana.
Va bene cercare ingredienti italiani come appunto il parmigiano o la mozzarella ma esportare acqua, tra l’altro in zone in cui certamente non manca, è veramente un insulto all’ambiente, prima ancora che al buonsenso.
Non mi sembra così scandaloso, l’ articolo mi ricorda le battute di alcuni lustri fa quando si faceva riferimento alle mozzarelle che viaggiavano ad alta velocità…
Si tratta comunque di un fatto positivo per l’asfittica bilancia commerciale italiana e penso che se il ricco (?)americano se la compra, magari a dispetto del trumpismo attuale, non commette nulla di così riprovevole.
Ha perfettamente ragione, se pagano perchè non sfruttare queste entrate.
@pietro e Paola Caruso Sarei d’accordo con voi se venisse fatto pagare il costo delle esternalità negative del trasporto mediante TIR, navi, magari pure aerei in termini di inquinamento ambientale e acustico, ecc
Chi vuole pagare per tale assurdità (perché tale rimane lo spostare acqua per 7-10 mila km….), liberissimo di farlo, ma pagando tutto!!!
Sono in via ambientalistica perfettamente d’accordo, ma esiste una forma di appagamento dell’Ego di alcune fasce della popolazione (in particolare le fasce manageriali ad alto contenuto di autostima) che li porta a prediligere solo cose riservate a pochi e preservate da qualcosa di antico e ancestrale (in questo caso la descrizione di un percorso irripetibile); tale forma di appagamento rende ogni considerazione razionale inutile!
Ne sono esempi alcuni prodotti alimentari che, poiché legati a particolari difficoltà di reperibilità o di produzione (pascoli innevati per 8 mesi l’anno, aree infestate da qualcosa che le rende difficile, ad esempio le perle, prima che venissero coltivate), esercitano un forte richiamo e il fascino insomma dell’esclusività.
Ecco perché quello che può apparire un incongruenza organolettica, in realtà si trasforma in un’ottima operazione di marketing riferita ad una classe di persone che si ritiene élite e come tale in buon diritto di riservare per sé “tesori” della terra!
Il marketing è anche acqua!
Ok il marketing, ok il fattore positivo per la bilancia commerciale, ma chi ci guadagna è solo l’azienda, e a pagare siamo tutti noi, con gli elevati costi ambientali ormai sotto gli occhi di tutti.
Fosse un fatto privato non avrei nulla da dire, ma non lo è…
Concordo pienamente con Marco, con Sergio e con l’articolo. Non è un fatto privato.
Dovremmo ormai imparare a considerare i costi ambientali come qualcosa che è al di sopra di tutto il resto, perchè genera danni irreversibili ad un bene comune, la Terra.
E’ una questione di Assunzione di Responsabilità, che certo di questi tempi è merce rara…
Con questo ragionamento dovremmo evitare di importare ed esportare le mele, i polli, le albicocche, la pasta ecc ecc….. tutte cose che si possono coltivare e/o produrre in loco. Così ridurremmo gli scambi commerciali e impoveriremmo l’economia della nazioni. Se un prodotto viene acquistato deve essere venduto. Se gli americani pagano 10 dollari una bottiglia di acqua non vedo perché non fornirgliela. Per non inquinare non possiamo certo tornare ai carri a cavalli
Ma fare attraversare l’oceano all’acqua è assurdo, si tratta di un prodotto che ha un costo della materia prima vicino allo zero e che per fortuna si trova dappertutto! È un po’ come inscatolare l’aria di montagna della Marmolada e spedirla negli Stati Uniti.
Le navi che attraversano l’ oceano è meglio che siano il più cariche possibile per minimizzare i costi e in parte l inquinamento, tre o quattro container in meno non producono un grosso risparmio in termini di iquinamento.
Non è male, l’idea di inscatolare l aria di montagna, magari ” antica”,dato che già si vendono bombolette di aria compressa per vari usi.
Si fa tutto per il dio denaro!
manca un senso di responsabilità verso i problemi dell’ambiente, del proprio ambiente in cui si vive. si pensa sempre che ciò che si fa personalmente non produca effetti rilevanti e che i problemi provengano da altre fonti. ma se ci si rende conto che l’azione, seppur impercettibile, di ognuno di noi viene considerata parte di una somma totale di tutti gli atti compiuti, istantaneamente, quotidianamente e continuatamente, nel mondo, e dai quali atti ne consegue una serie di criticità, allora, forse potremo non più giustificare molto di quanto facciamo, pensando solo ad un ritorno economico, od al prestigio o ad una qualche forma di soddisfazione.
Qui si vende la bellissima bottiglia e la poesia aggiunta sulle origini, come un’opera d’arte della natura preservata e racchiusa in un forziere di cristallo.
Onore al merito del marketing italiano, che oltre al vetro vende anche acqua poetica.
I sommeliers specializzati nella degustazione dell’acqua saranno molto offesi sul giudizio svalutante attribuito alle caratteristiche organolettiche delle acque, che non sono certo tutte uguali all’acqua di rubinetto.
Sui costi ambientali, che dal prezzo non abbiamo dubbi siano sostenuti dal consumatore finale, purtroppo non vanno a risarcire i danni prodotti dal trasporto, ma solo ad arricchire i commercianti ed i ristoratori finali.
Naturalmente dopo aver assolto al contributo CONAI.
Un insulto all’ambiente e al buon senso.
Andiamolo a cercare il buon senso, ciascuno di noi lo può fare guardando vicino a se stesso considerando il proprio ruolo e il proprio comportamento nella società e le conseguenze che ne conseguono.
Se uno zappa la terra per coltivare melanzane, pomodori zucchine pattate ecc.. non è molto diverso da uno che zappa per coltivare fiori, piante ornamentali, stelle di Natale ecc… Solo che uno produce qualche cosa di necessario, l’ altro qual’cosa di superfluo…?!!… Eppure tutti e due lavorano e consumano risorse e inquinano. Penso che nessuno oggi, possa condannare il secondo perché produce qual’cosa che non è indispensabile.
Forse il buon senso sta nel comprare un “Rolex” a 800 EURO? o una borsa griffata per 1200, salvo poi scoprire che è pure taroccata, o un’automobile da 50.000 Euro per andare a fare la spesa e in ufficio che sta’ pochi KM da casa? Eppure dietro ce’ gente che lavora, tecnici ,impiegati, operai,e non solo un’azienda famelica attenta solo ai profitti.
Il settore del “superfluo” genera un’enorme fetta dell’ economia, e se dovessimo farla sparire chissà quanti di voi sarebbero a spasso, io no,sono quello che zappa i fiori, mi potrei facilmente adattare a coltivare melanzane, pomodori ecc…
Che ne dite delle acque minerali italiane che sgorgano al nord e vanno al sud o che sgorgano al sud e vanno al nord?
‘Mi piacerebbe trovare un solo americano, ma anche un italiano, in grado di distinguere queste acque da altre minerali con una composizione simile che costano 10 volte di meno o da quelle che sgorgano dal rubinetto’
Sono stata a New York lo scorso Natale e ho trovato pessime sia l’acqua imbottigliata americana che quella del rubinetto. Non sono andata in alcun ristorante di lusso ma, quando nei supermercati vedevo l’acqua Evian, ma anche la Perrier o altre meno famose, mi ci tuffavo.
Bravo Antonio. Qui tutti si armano quando il livello (elite) si alza. Ma l’Italia è un paese come pochi a bere acqua in scatola da nord a sud. Questa non inquina ? In confronto a quante bottiglie che vanno in America. Piedi per terra.