Dal primo gennaio obbligatoria in Francia l’indicazione di origine per latte e latticini. In Italia in vigore ad aprile per quello a lunga conservazione e derivati
Dal primo gennaio obbligatoria in Francia l’indicazione di origine per latte e latticini. In Italia in vigore ad aprile per quello a lunga conservazione e derivati
Giulia Crepaldi 4 Gennaio 2017Dal primo gennaio in Francia è in vigore l’etichettatura d’origine per il latte, i prodotti lattiero-caseari con almeno il 50% di latte. Il discorso è valido anche per la carne utilizzata come ingrediente in prodotti alimentari trasformati, dove rappresenta più dell’8% del peso (la cronaca fa registrare la decisione del ministero presa all’inizio di gennaio di concedere ancora tre mesi di tempo alle aziende per mettersi in regola). Si tratta del primo provvedimento di questo genere autorizzato dalla Commissione Europea, che tende a guardare con sospetto normative nazionali in grado di ostacolare le regole in vigore nel mercato comune. La decisione ha un carattere sperimentale ed è valida per due anni.
Il 14 ottobre 2016, anche il nostro paese si è visto approvare un provvedimento simile a quello francese e lo scorso 9 dicembre è stato firmato il decreto interministeriale che renderà l’etichettatura d’origine per il latte e i latticini obbligatoria. Il nuovo sistema entrerà in vigore nel mese di aprile, quando decorreranno i 90 giorni dalla pubblicazione, prevista a breve, del decreto in Gazzetta Ufficiale. Intanto, a partire dal primo gennaio le aziende hanno 180 giorni di tempo per lo smaltimento di confezioni di latte e derivati etichettati prima dell’entrata in vigore della normativa.
Sulle nuove etichette si troveranno indicazioni sul paese dove avviene la mungitura e il condizionamento o la trasformazione del latte. Se queste operazioni avvengono nello stesso paese, sull’etichetta ci saràla dicitura “origine del latte … ” seguita dal nome della nazione. Se il latte proviene da più parti, sono consentite indicazioni come “miscela di latte di paesi UE e/o non UE” e diciture simili anche per quanto attiene il condizionamento e la trasformazione.
Il provvedimento si applicherà solo ai prodotti italiani destinati al mercato nazionale e sono esclusi prodotti freschi, DOP, IGP, STG e biologici, perché garantiscono già la tracciabilità delle materie prime. L’indicazione d’origine del latte si potrà trovare sulle confezioni di prodotti come latte a lunga conservazione e creme di latte, latticello, yogurt, kefir e altri latti fermentati, siero di latte, creme spalmabili, formaggi e anche le famigerate cagliate.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
dovremmo conoscere la provenienza di tutto ciò che mettiamo in tavola! derivati inclusi.
Un chiarimento: l’etichettatura d’origine per il latte e derivati vale anche per il latte in polvere, in qualsiasi formato di vendita? Il tempo per smaltire gli imballaggi sarà sempre di 180 giorni come per i prodotti già confezionati prima dell’entrata in vigore del decreto? Grazie mille per la risposta
Mi pare di capire che se un produttore italiano usa latte tedesco deve dirlo in etichetta mentre un produttore tedesco che vende latte UHT nel nostro Paese … in etichetta non dive dire nulla! Bella scemenza.
Da ex operatrice del settore lattiero-caseario sono contenta del provvedimento e della sua entrata in vigore. Per le categorie merceologiche interessate dal provvedimento (mi riferisco in particolar modo al latte UHT), la provenienza da Paesi UE si riferisce nella sua quasi totalità a latte pastorizzato tedesco e francese che varcate le frontiere viene sterilizzato negli impianti italiani o tal quale o mescolato a latte italiano pastorizzato e messo in commercio in Italia con la dizione prevista. La provenienza quindi corrisponde anche all’origine del prodotto in quanto non è tecnicamente possibile far percorrere al latte pastorizzato distanze kilometriche oltre i paesi UE limitrofi. Le cisterne per il trasporto latte sono coibentate e introducono solo latte già a temperatura di non oltre 4°C che si deve mantenere tale durante il trasporto anche per effetto di una blanda refrigerazione. Il fatto che a latte UHT venga destinato poco latte italiano è semplicemente dovuto al fatto che il latte italiano viene quasi tutto inviato alla trasformazione casearia per cui per soddisfare il consumo di latte UHT bisogna ricorrere a latte pastorizzato estero europeo.