Il regolamento (UE) 1169/11 aveva introdotto un’importante novità in tema di origine dell’ingrediente primario, la quale deve venire citata quando sia diversa da quella del prodotto. La regola è semplice, ma la sua applicazione non avrà luogo prima del primo aprile 2019. Vediamo come e perché. Ogni qualvolta l’etichetta in alcun modo suggerisca che l’alimento è stato realizzato in una determinata area geografica, ma il suo ingrediente primario provenga da un altro luogo, se ne deve dare notizia. Precisando l’origine della materia prima prevalente ovvero limitandosi ad affermare che “l’ingrediente… non proviene da…“. La ‘geo-localizzazione’ di prodotto e ingrediente può venire espressa su vari livelli: UE (o non-UE), area geografica trans-nazionale (es. Alpi), Paese, regione o altro spazio interno a uno Stato (es. Salento), ove ben comprensibili. Come è ovvio, lo stesso livello di precisione deve venire adottato per indicare l’origine del prodotto e della materia prima prevalente (es. pesto di pistacchi ‘Made in Sicily’ con pistacchi siciliani). In etichetta, l’indicazione d’origine dell’ingrediente primario deve venire collocata nello stesso campo visivo ove si trova il riferimento scritto al ‘Made in’, in caratteri di altezza non inferiore al 75%. In posizione prominente, e facilmente visibile, quando l’origine del prodotto venga suggerita mediante rappresentazioni grafiche.
Lo schema di regolamento è in agenda della riunione dello Standing Committee for the Food Chain and Animal Health il 25 ottobre. Curiosamente, le prescrizioni non dovrebbero venire applicate ai prodotti registrati come IGP e STG (oltreché alle DOP), sebbene la provenienza delle loro materie prime sia spesso esclusa dai relativi disciplinari, né ad altri alimenti la cui disciplina commerciale sia altrimenti regolata a livello UE (come nei casi di OCM, bevande spiritose e vini aromatizzati, etc.). L’applicazione delle nuove norme dovrebbe avvenire il primo aprile 2019, riservando agli operatori la possibilità di immettere sul mercato i prodotti non conformi purché etichettati entro tale data. Per ulteriori approfondimenti, si veda questo articolo.
© Riproduzione riservata
[sostieni]
Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade
Molto arrabbiata quando ho scoperto che la famosa lenticchia di colfiorito in realtà riporta la dicitura: Origine non UE, troppo generica a mio avviso.
Inoltre, per accorgersene, bisogna scandagliare bene l’etichetta, cosa improponibile quando si deve fare molta spesa.
Grande delusione, anche perchè quella importata, costa quasi la metà in meno di quella locale!!!!
Se la lenticchia di Colfiorito che ha visto a scaffale riporta l’indicazione “origine non UE”, non è che sia “troppo generica”, è proprio un’etichetta ingannevole, che è un altro paio di maniche.
Al di là del fatto che la denominazione di Colfiorito non sia tutelata da DOP e sia soltanto nell’inutile elenco dei Prodotti Agroalimentari tradizionali dell’Umbria, è del tutto evidente che sfruttare la notorietà di una particolare zona geografica che il consumatore associa a precise caratteristiche qualitative e orgaolettiche per vendergli prodotto diverso (UE o non UE, cambia poco) è un comportamento sanzionabile, certo non sanato dalla citazione nell’etichetta dell’origine effettiva, presumo con evidenza minore del riferimento a Colfiorito (che in ogni caso rimane illecito se non veritiero).
Chiedo scusa mi sorge un dubbio.
Ma a questo punto il nuovo decreto casereccio sull’origine andrebbe a scomparire se entrerà in vigore quello Comunitario ??
A quanto pare, il 2019 sarà un anno “esplosivo” per l’europa , entro tale data dovrà essere definita nel dettaglio anche tutta una nuova regolamentazione UE che tratta le questioni doganali/traffici etc per tutti i paesi europei
tutto insieme!!
Ciò inciderà NON POCO sulla questione dell’origine e DELLE “TRASFORMAZIONI VARIE” che ad oggi consentono di scrivere su molti prodotti “…prodotto in italia” o “made in italy” o IGP italia
Nel frattempo su , olio, riso , ed altro ……..quel “Origine NON UE” è già qualcosa
anni fa ci si trova scritto anche solo “biologico” / certificato da tizio o da caio….
poi se si vuole sapere provare a capire quale sia l’origine , *molto probabilmente* e salvando alcune produzioni, si tratterà di capire solo , in quale paese quella materia prima costa meno
per fortuna ora ho uno strumento in più per avere una maggiore consapevolezza nelle mie scelte di acquisto, anche se la strada da compiere è ancora lunga