Che cosa pensano i consumatori inglesi dell’etichettatura dei cibi geneticamente modificati (GM)?
Quanto è importante capire dall’etichetta se un cibo è biologico o no?
E come dovrebbero essere realizzate le diciture?
Sono queste le domande a cui ha cercato di rispondere un’indagine statistica su circa 1.500 persone, condotta per conto della Food Standards Agency, l’agenzia governativa britannica che si occupa di sicurezza alimentare.
Dallo studio emerge, innanzi tutto, che la consapevolezza dei consumatori circa le attuali disposizioni in fatto di etichettatura di prodotti alimentari GM è piuttosto bassa: solo il 2% degli intervistati ha dichiarato spontaneamente di cercare sull’etichetta informazioni sull’eventuale contenuto in OGM quando compra un prodotto per la prima volta. Le informazioni più ricercate sono in genere quelle relative al prezzo e alla composizione nutrizionale del prodotto.
Nondimeno, due terzi dei partecipanti all’indagine hanno dichiarato di considerare importanti le informazioni sull’eventuale presenza di piante GM o di animali nutriti con piante GM. A tal riguardo, va precisato che molti intervistati erano ignari del fatto che gli animali d’allevamento possono essere alimentati con mangimi GM, e dopo averlo saputo, hanno cominciato a ritenere utile l’inserimento di questa specifica informazione in etichetta.
L’indagine ha anche mostrato che i consumatori britannici preferiscono etichette di tipo “positivo”, tese cioè a sottolineare la presenza di prodotti di origine GM, rispetto a quelle “negative”, che sottolineano la non presenza di GM (“GM-free”).
Non c’è da stupirsi: l’etichetta negativa è sempre un po’ più complicata e talvolta non risulta chiaro che cosa bisogna aspettarsi da quel prodotto. Si tratta di un alimento completamente privo di OGM o che può contenerne una minima quantità (la Commissione Europea ha fissato una soglia massima pari allo 0,9%) magari dovuta a contaminazione accidentale?
Il 53% degli intervistati ritiene che un cibo non dovrebbe essere classificato privo di OGM se contiene parti di animali trattati con farmaci derivati da tecniche di modificazione genetica.
In sintesi, nonostante la scarsa conoscenza in materia, i consumatori britannici prestano parecchia attenzione a questi cibi. La Food Standards Agency si augura che la Commissione europea ne tenga conto quando dovrà decidere nuove norme per armonizzare i diversi schemi nazionali relativi all’etichettatura.
Valentina Murelli
giornalista scientifica
Il consolidato sistema di mantenere il popolo ignorante, è il miglior modo di fare liberamente quello che vogliono produttori e governanti.
Ma non appena si prova ad informare ed a chiedere il parere dei consumatori o dei governati senza plagiarli, si scoprono le reali esigenze delle persone.
E’ solo una scelta etica e morale di chi gestisce il potere in tutti gli aspetti della vita.