Giro di vite della Tavola Rotonda sull’Olio di Palma Sostenibile (Roundtable on Sustainable Palm Oil, un’organizzazione internazionale che dal 2004 riunisce gli operatori della filiera del grasso tropicale). Da settembre, i membri della RSPO non potranno più promuovere i loro prodotti senza olio di palma, affermando che ciò è preferibile per motivi ambientali o sociali. Lo stabilisce una nuova norma del codice di condotta, approvata dall’assemblea generale della RSPO lo scorso novembre, secondo cui “i membri non devono fare affermazioni che implicano che l’eliminazione dell’olio di palma da un prodotto è una soluzione preferibile per la sostenibilità sociale o ambientale rispetto all’uso di olio di palma sostenibile certificato RSPO. Inoltre, i membri cercheranno di promuovere e non di denigrare gli scopi e gli obiettivi della RSPO, vale a dire la produzione e l’uso di olio di palma sostenibile certificato RSPO”.
A chi violerà questa norma, saranno dati alcuni mesi di tempo per correggersi e conformarvisi. In caso di persistente violazione, è prevista la possibilità dell’espulsione dalla RSPO. Nelle motivazioni che hanno accompagnato la proposta, poi approvata, si legge che ci sono membri della RSPO che comunicano negativamente sull’olio di palma, in modo diretto o indiretto, omettendo di indicare l’esistenza e il ruolo della RSPO nella trasformazione di questo mercato, oppure che citano la RSPO e il loro esserne membri in modo separato, rispetto ad altre affermazioni sull’olio di palma. I membri della RSPO, invece, sono tenuti ad affermare che la risposta all’olio di palma non sostenibile non è la sua eliminazione, bensì la sua sostituzione con quello certificato come sostenibile dalla RSPO.
La nuova norma è stata proposta dal consiglio d’amministrazione della RSPO, in cui sono rappresentate aziende alimentari come Unilever e Mondelez, compagnie della grande distribuzione come Marks and Spencer, Aldi South, Asda, Coop (Switzerland), Delhaize, Sainsbury’s e Tesco, oltre ad associazioni come il Wwf, la sezione olandese di Oxfam e Conservation International. Da notare che tra i proponenti c’è anche la catena di supermercati belga Delhaize, che nel consiglio d’amministrazione della RSPO è rappresentata dal Retailers’ Palm Oil Group e che ha appena vinto una causa intentatale da Ferrero, proprio in merito al fatto che la catena belga vanta l’assenza di olio di palma nella sua crema alle nocciole, concorrente della Nutella, motivando questa scelta con il fatto che la compagnia attribuisce particolare importanza alla qualità nutrizionale dei prodotti e al rispetto per l’ambiente.
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I supermercati sono ancora pieni di prodotti con olio di palma malgrado le varie dichiarazioni delle ditte Barilla e Colussi in testa.Impossibile trovare fette biscottate senza il famigerato olio,tranne che nei supermercati bio e anche lì bisogna leggere attentamente la composizione degli ingredienti.Forse perché siamo nel profondo SUD e tocca a noi smaltire la robaccia?
Ci sono dei tempi fisiologici per smaltire la merce.