Schiavitù nel settore dei gamberetti in Thailandia, inchiesta dell’Associated Press. I supermercati italiani non fanno i nomi dei loro distributori thailandesi
Schiavitù nel settore dei gamberetti in Thailandia, inchiesta dell’Associated Press. I supermercati italiani non fanno i nomi dei loro distributori thailandesi
Beniamino Bonardi 18 Dicembre 2015L’Associated Press ha pubblicato una lunga inchiesta sulla moderna schiavitù, anche infantile, nei confronti dei lavoratori immigrati da Birmania, Laos e Cambogia in Thailandia, che operano nel settore della pesca e lavorazione dei gamberetti. Persone private del nome sostituito con un numero, costrette a lavorare sedici ore con le mani nell’acqua, sottoposte a violenze e intimidazioni quotidiane e a vivere in condizioni igienicamente insostenibili.
I giornalisti autori dell’inchiesta scrivono che il pervasivo traffico di esseri umani ha contribuito a fare della Thailandia uno dei più grandi fornitori mondiali di gamberetti di Europa, Asia e Usa per un ammontare di sette miliardi di dollari . Il documento evidenzia la presenza di un apparato produttivo che, nonostante le ripetute promesse di pulizia fatte dal governo e dalle imprese, continua ad essere un esempio di moderna schiavitù, alimentata dalla complicità e dalla corruzione di polizia e autorità. Gli arresti e i processi sono rari e, quando ci sono incursioni della polizia negli stabilimenti, è facile che a finire in prigione siano i migranti clandestini, mentre i proprietari restano impuniti.
I reporter dell’Associated Press hanno intervistato oltre una ventina di lavoratori e seguito per cinque giorni, filmandoli, i camion carichi di gamberetti freschi in uscita dai capannoni dell’impresa Gig, nella città portuale di Samut Sakhon, a un’ora di distanza da Bangkok. Analizzando i documenti doganali relativi agli invii negli Usa, i giornalisti hanno scoperto che i gamberetti finiscono in tutti i principali supermercati statunitensi. I registri doganali relativi all’Europa e all’Asia non sono risultati consultabili, perché confidenziali, ma le imprese esportatrici affermano sui siti web, di operare anche verso queste destinazioni.
I corrispondenti dell’Associated Press in Italia, Germania, Inghilterra e Irlanda hanno controllato i gamberetti nei supermercati, rilevando molte marche che si approvvigionano in Thailandia. I proprietari dei negozi, però, si sono rifiutati di fare i nomi dei distributori thailandesi, sostenendo che si tratta di notizie riservate.
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Anche qui come con l’olio di palma basterebbe che la gente lo volesse.
Il 2016 dovrebbe essere per Il Fatto Alimentare, sostenitori e colleghi delle associazioni consumatori, l’anno delle iniziative a favore della qualità della vita e dell’ambiente delle produzioni alimentari.
Perché io credo nel principio che noi siamo ciò che mangiamo, e non possiamo nutrirci di alimenti rubati alla fatica degli schiavi e di sostanze tossiche e distruttive per noi e l’ambiente.
L’allevamento intensivo dei gamberetti, per essere altamente produttivo (come quello dei polli), necessita di continui trattamenti con antibiotici.
Si dovrebbe partire con il controllo del contenuto di farmaci nel prodotto in vendita, per verificare con cosa e come vengono “costruiti” questi alimenti consumati in tutto il mondo.
Ben detto, Ezio! Concordo con il pensiero e con l’auspicio