Uomo in giacca e cravatta con banconote in mano; concept: conflitto di interessi, coca-cola

La University of Colorado School of Medicine ha annunciato la restituzione di un milione di dollari ricevuti nel 2014 da Coca-Cola per creare il Global Energy Balance Network, un’organizzazione non profit di scienziati che sollecitava le persone all’attività fisica, minimizzando il legame tra bevande analcoliche e obesità. Secondo l’Università, la fonte del finanziamento ha distolto l’attenzione dall’obiettivo che doveva essere perseguito e dagli sforzi che l’Università sta facendo. Coca-Cola ha dichiarato che darà il milione di dollari restituito dall’Università del Colorado all’organizzazione Boys & Girls Clubs of America.

Questa notizia rappresenta l’ultimo sviluppo di una vicenda iniziata in agosto, quando un articolo del New York Times aveva svelato il finanziamento occulto di Coca-Cola al Global Energy Balance Network che non figurava nel sito dell’organizzazione (le cronache ricordano di un video dove il vice-presidente  Steven N. Blair in cui invitava a concentrarsi solo sull’attività fisica, negando l’importanza della dieta per combattere l’obesità).

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Un video negava l’importanza della dieta per combattere l’obesità

La polemica che ne era seguita aveva indotto l’amministratore delegato di Coca-Cola, Kuhtar Kent, a promettere maggiore trasparenza sui finanziamenti che vengono concessi a organizzazioni ed esperti accademici nel campo della salute. E così, in ottobre, Coca-Cola ha pubblicato i destinatari statunitensi di 120 milioni di dollari, a partire dal 2010. Dopo che i finanziamenti sono diventati pubblici, l’Academy of Nutrition and Dietetics, la più grande organizzazioni di nutrizionisti degli Usa, ha comunicato che la sponsorizzazione di Coca-Cola terminerà alla fine dell’anno, così come farà l’Academy of Pediatrics, perché non condividono più gli stessi valori.

Si tratta dell’ennesimo episodio sul conflitto di interessi che anche in Italia rappresenta un grosso problema, come abbiamo evidenziato in diversi articoli chiamando in causa Andrea Ghiselli del Crea e altri liberi professionisti come Eugenio Del Toma.

© Riproduzione riservata Foto: Fotolia, iStock

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MAurizio
MAurizio
14 Novembre 2015 16:22

Il ridicolo di questa storia è che l’università USA in generale è strettamente collegata con il complesso industriale. Restituisco i soldi di un produttore di bibite e accetto quelli dell’industria nucleare, del carbone o militare ?

mauro
mauro
15 Novembre 2015 20:25

Per restare in argomento mi chiedo se e’ proprio necessario,specie dopo le recenti posizioni dell’OMS, continuare ad imporre sul vostro sito, la pubblicita’ della carne in scatola Montana ?

Valeria Nardi
Reply to  mauro
16 Novembre 2015 09:58

Gentilissimo Mauro, senza dubbio la questione degli inserzionisti è delicata e va spiegata nella maniera più chiara possibile. Questa rivista si basa sulla pubblicità (così come i quotidiani, le riviste e la tv), ma lo fa dopo aver fatto firmare un contratto agli inserzionisti per cui non possono intervenire nella linea editoriale e devono rispettare la libertà e la
professionalità della redazione. A riprova di questo il caso di Montana è esemplare: il contratto firmato mesi fa e i banner online adesso, non ci ha impedito di pubblicare le notizie riguardo la carne e la nuova catalogazione da parte dell’Iarc.
Se lei ha qualche suggerimento in merito saremmo felici li condividesse con noi. Purtroppo al momento non ci sono alternative agli inserzionisti. Il
servizio ai lettori è gratuito, dovremmo prevedere un abbonamento? Sovvenzioni dallo Stato non ci sono. Le donazioni dai privati, anche se molto apprezzate non sono sufficienti.
Spero di aver chiarito al meglio la spinosa questione inserzionisti-banner, e non averla annoiata troppo.
Spero inoltre che continui a seguirci e anche a migliorarci.