Scremato o intero? Dopo aver consigliato a lungo il latte scremato, sembra che tra i nutrizionisti ci sia un’inversione di tendenza. Lo ha rivelato Tom Vilsack, segretario dell’agricoltura americano e presidente dell’USDA. Il dibattito sarebbe ancora acceso in vista delle linee guida sull’alimentazione 2015, il vademecum rilasciato ogni cinque anni per aiutare gli americani a mantenersi in salute con un regime alimentare corretto. La precedente edizione, pubblicata nel 2010, suggeriva di consumare latte e derivati a basso o nullo contenuto di grassi. Alla luce delle nuove scoperte, sembra che non ci siano mai state prove certe per preferire il latte scremato rispetto agli altri.
La popolarità del latte scremato inizia negli anni ‘60, in seguito alla cosiddetta “epidemia” di attacchi cardiaci in USA che portò l’attenzione sul controllo del colesterolo. Secondo l’USDA, tra il 1975 e il 2014 negli Stati Uniti si è venduto il 61% di latte intero in meno e il 150% in più della versione scremata. Nuovi studi sembrano confutare questa credenza ormai radicata tra il pubblico da quasi cinquant’anni. Il grasso contenuto nel latte intero di mucca sazia molto e questo aspetto ridurrebbe l’assunzione complessiva di calorie, anche se alcuni studiosi sostengono che non si possono paragonare i liquidi ai solidi per quanto riguarda il senso di sazietà. C’è di più, secondo uno studio del 2012 il consumo di grasso caseario è inversamente associato al rischio cardiovascolare.
Che la sensazione di sazietà sia provata o meno, spesso gli alimenti a basso contenuto di grassi possono spingere verso l’ingestione di più calorie. Le persone dopo aver scelto un alimento fat free consumano un prodotto meno salutare, oppure si lasciano ingannare da un’etichetta che sbandiera la mancanza di grassi salvo poi avere una percentuale di zuccheri elevata . Uno studio realizzato a Harvard pone attenzione sui latti aromatizzati a base di latte scremato che possono avere fino al 18% di zucchero. In questo caso, la scelta del latte scremato non porterebbe certo benefici per lasalute.
Il report di settembre dell’istituto di ricerca del Credit Suisse sull’importanza e sull’effetto dei grassi nella dieta, presenta alcuni dati a favore dei grassi del latte. Secondo un’analisi realizzata su diciotto studi condotti dal 2010 al 2013, otto dimostrano una riduzione delle chance di malattie cardiovascolari, nove non hanno rilevato effetti sulla salute e solo uno riporta un leggero rischio. In Italia il consumo medio è di 56 litri di latte pro capite l’anno, circa la metà rispetto agli Stati Uniti e in genere la scelta del tipo non ha una grossa influenza sulla dieta, soprattutto quando le persone ne consuma quantità moderate. Bisogna ancora chiarire se i grassi del latte sono consigliati dagli esperti oppure no. In genere si valuta l’intero contesto alimentare dell’individuo e, se l’apporto di grassi sembra elevato, si cominciano ad eliminare altri alimenti con una presenza maggiore di grassi.
Pensavo che la discussione fosse sul latte intero o scremato e non su quelli aromatizzati.