Come ogni anno Altroconsumo rinnova la classifica dei supermercati dove si spende meno. L’associazione dei consumatori ha visitato centinaia di punti vendita sparsi sul territorio nazionale per capire dove è più conveniente fare la spesa.
Sono state visitate in 68 città italiane, 885 punti vendita così suddivisi: 234 ipermercati, 509 supermercati e 142 hard discount. In questo modo è stato possibile distinguere tra prodotti di marca e prodotti con il marchio dell’insegna e valutare anche gli hard discount.
Per prima cosa si è notata una crescita dei consumi pari allo 0,28%: pochissimo, ma utile se si pensa che negli anni precedenti i valori erano negativi. I prezzi infatti non sono cambiati molto. Si parla dello 0,93% per i prodotti di marca rispetto all’indagine dell’anno scorso. Ciò che cambia è spesso il prezzo di uno stesso articolo tra i diversi punti vendita.
Ma andiamo con ordine. Se nella spesa prevalgono prodotti firmati dai grandi marchi (Barilla, Granarolo, Lavazza…) la classifica generale della convenienza vede in testa la catena Emisfero, presente nel nordest, seguita quasi a pari merito da Galassia e Familia Superstore. I supermercati Esselunga si posizionano al terzo posto, mentre Auchan, Bennet e U2 hanno ottenuto un punteggio pari a 104: si spende il 4% in più rispetto al primo della lista.
Se invece nel carrello della spesa prevalgono prodotti a marchio commerciale proposti dalle singole catene, più economici rispetto a quelli firmati, la scelta migliore si chiama Iper, seguita da U2 e Coop (rispettivamente 106 e 110, come si vede in tabella). Carrefour è al settimo posto e in fondo alla classifica troviamo Auchan dove per i prodotti a marchio si spende il 44% in più rispetto all’Iper. Infine, la spesa con prevalenza di prodotti da hard discount è meglio farla da Eurospin, seguito da Ld Market e D-Più Discount. Lidl è quinto, mentre in fondo alla classifica troviamo Crai (caro anche nei prodotti a marchio commerciale).
Ma quanto si risparmia? In media rivolgendosi ai marchi dell’insegna si possono risparmiare anche 1.800 euro l’anno, fino a un massimo di 2.300 euro registrato a Chieti. Parlando di hard discount le cifre sono ancora più alte: 3.100-3.500 euro di risparmio annuo, con punte massime ad Aosta e Trieste, dove i prodotti di marca costano di più.
L’inchiesta non si limita alla classifica generale, ma città per città stila una classifica dei punti vendita, indicando quello più economico. I punteggi assegnati sono tutti riferiti al punto vendita più economico in assoluto che anche quest’anno si conferma Super Rossetto di Verona, seguito da Emisfero di Pordenone, Ipercoop di Torino, MaxiSconto di Cuneo, SuperVisotto di Treviso e Famila di Asti. Al primo è stato attribuito punteggio 100: gli altri avranno un punteggio superiore.
Il lavoro di Altroconsumo (per altro un’inchiesta abituale che ripetono ogni anno) è sicuramente apprezzabile. Ma ha un grosso limite. Parte da un carrello “standard” che NON necessariamente corrisponde alla spesa media delle famiglie ovvero della VOSTRA famiglia (un po’ come il “paniere” ISTAT che calcola l’inflazione). E, soprattutto non tiene conto (e NON puo’ farlo) di promozioni, legate alle tessere fedeltà e sconti che possono stravolgere clamorosamente i risultati reali. Promozioni e sconti che solo alcune catene mettono sistematicamente in atto e a cui possono accedere i consumatori accorti, pagando anche con il 50% di sconto prodotti stoccabili (per es., caffè, pasta, scatolame) di marca
Il commento di “Paolo” ci fa uscire dal tema, per cui sintetizzo. Bio & Convenzionale: a livello nutrizionale non ci sono differenze, come ha confermato anche la recente indagine di Altroconsumo, dopo di che forse bisogna ragionare su altri parametri. Nel caso, la mia opinione la trovi qui: http://paoblog.net/2015/09/15/alim-bio-5/
La spesa più economica? QUELLA CHE NON TI FA AMMALARE. Già, perché la spesa sanitaria la paghiamo comunque noi, ed è bene metterla nel carrello della spesa!
Considerando che i prodotti non biologici aumentano il rischio di contrarre numerose malattie, se mettessimo nel carrello della spesa anche le spese sanitarie? Quali sarebbero i supermercati più economici? Magari quelli biologici, anche se i prodotti ci costano il doppio?!?
http://www.huffingtonpost.it/2015/05/18/vantaggi-cibo-biologico_n_7306230.html
In realtà non esistono differenze significative a livello nutrizionale tra bio e non bio:
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/04/15/bio-nutre-di-piu/
Per quel che mi riguarda alterno la spesa fra tre supermercati: Esselunga – Coop – U2 e resto dell’idea che anche in questo caso il prezzo non è tutto, fermo restando che non ho soldi da buttare.
(pur uscendo dal campo alimentare, mi spiego meglio in questo post: http://paoblog.net/2015/07/02/utenze-74/)
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Esselunga è il punto vendita di riferimento nel mio comune, grandi spazi, parcheggio coperto e non, grande assortimento ed ultimamente hanno attivato il palmare per fare la spesa da soli, saltando la cassa ed hanno recentemente aperto la profumeria con prezzi e promozioni interessanti.
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C’è da dire però che i prezzi negli ultimi anni sono aumentati in maniera netta. Ad esempio il caffè in grani Illy da 250 gr. da Esselunga costa quasi 1 € in più; in seconda battuta c’e da dire che la frutta e la verdura sono di scarsa qualità ovvero bella a vedersi, ma in quanto al gusto… 🙁
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La scelta di Coop è scaturita dal tentativo di abbinare l’etica agli acquisti (leggi > http://paoblog.net/2014/06/04/cons-etica-2/); nel complesso i prezzi sono migliori di Esselunga, ma peggiori rispetto ad U2, con le alcune eccezioni.
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Nel corso del 2015 siamo andati all’U2 sia perchè era in prima posizione nell’indagine di Altroconsumo, sia perchè avendo vinto alcune centinaia di € di buoni spesa, all’U2 era facile spenderli senza le assurde e pretestuose limitazioni inventate da Simply.
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Nello specifico puoi leggere la mia valutazione in questo post (http://paoblog.net/2015/01/21/cons-super-2/) , ma dopo mesi di spesa da U2 c’è da dire che il risparmio si tocca con mano, anche se il punto vendita nel mio comune è piuttosto piccolo e l’assortimento non è sempre dei migliori.
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In compenso la frutta e la verdura sono le migliori, rispetto agli altri supermercati provati, ed in agosto siamo riusciti a non soffrire troppo la mancanza del servizio di Cortilia (Leggi: http://paoblog.net/2013/09/10/alimentazione-197/)
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Leggo che U2 è stata penalizzata perchè ha un assortimento inferiore, il che è vero, però tutto sommato più è alto l’assortimento e più prodotti devi mettere a magazzino e più si alzano i costi.
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Non credo sia fattibile avere prezzi bassi ed assortimento senza fine, a meno di strangolare i fornitori, cosa questa che peraltro accade abitualmente, come ben spiegava l’articolo di Dario Dongo & Arnaldo Santi (http://www.ilfattoalimentare.it/gdo-pratiche-scorrette-esempi.html)
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A proposito di assortimento, è sufficiente soffermarsi un attimo pensando che talvolta siamo indecisi sul cosa acquistare per le troppe possibilità di scelta che abbiamo, quando ci sono persone nel mondo che non hanno neanche una scelta; è una questione di approccio e basta pensare quanto siamo fortunati a poter mangiare tutti i giorni, per trovare il giusto prodotto.
Brevemente:
la differenza fra agricoltura convenzionale e biologica è enorme, e cito uno studio della coop svedese e di due medici oncologi italiani:
http://www.pievedisoligo5stelle.it/informazioni/185-nutrizione-informazione-su-alimenti-e-cucina
http://www.pievedisoligo5stelle.it/progetti/ambiente-e-salute/65-erbicidi-disseccanti#non_crediamo_in_bio
Strano che solo Altroconsumo la pensi diversamente!!
Avete presente quei bei campi di grano o mais senza alcun’erba infestante in mezzo, perché continuamente irrorati di erbicidi? Ti dicono di mangiare prodotti integrali, e poi ti trovi i pesticidi nel germe di grano perché non hai scelto prodotti biologici!
I fitofarmaci non solo possono avere effetti cancerogeni (in molti questo effetto è già stato dimostrato: grazie anche all’Istituto Ramazzini!), ma agiscono anche come interferenti endocrini, determinando:
* disfunzioni ormonali, specie alla tiroide
* sviluppo puberale precoce
* diminuzione della fertilità maschile
* aumento abortività e gravidanza extrauterina
* disturbi autoimmuni
* diabete ed alcune forme di obesità
* elevato rischio di tumori
* deficit cognitivi, disturbi comportamentali, iperattività
* patologie neurodegenerative: il morbo di Parkinson è considerato malattia professionale, in Francia, per gli agricoltori!
Pensiamo inoltre alla Convenzione di Stoccolma: si pone l’obiettivo di proteggere la salute umana dagli inquinanti organici persistenti; è stata sottoscrittua da TUTTI i paesi del pianeta AD ECCEZIONE di USA, ITALIA, IRAQ, Uzbekistan, Turkmenistan e South Sudan!
Aggiungo che in Italia si consuma mediamente, per ettaro di campo coltivato, 5.6kg di fitofarmaci, più del doppio della quantità consumata da paesi più umidi (e soggetti quindi a infezioni fungine) come Francia e Germania.
Giusto per dare l’idea, nel 2014 sono stati impiegati 4 MILIONI DI KG DI PESTICIDI SOLO IN PROVINCIA DI TREVISO: e siamo meno di 1 milione di persone!
La domanda che sorge spontanea è: perché non viene fatta informazione su questo tema?
A dire il vero anche in agricoltura biologica si ussano fitofarmaci: http://www.feder.bio/files/1445.pdf
In agricoltura biologica sono ammessi solo fitofarmaci a base di prodotti naturali, quindi niente prodotti chimici di sintesi.
Come insetticida si usa prevalentemente il piretro (ottenuto da un crisantemo africano), che è fotolabile ovvero con una giornata di sole si degrada in altri sottoprodotti non nocivi, oppure lo spinosad, una tossina ottenuta da un fungo.
Come nematocida si usa l’azadiractina, ottenuta dai semi del neem (un albero africano).
Come fungicida si usa il rame e lo zolfo.
Per prevenire gli attacchi fungini spesso si irrorano le piante con dei batteri innoqui che colonizzano la pianta lasciando poche possibilità ad altri organismi patogeni di attacchire.
Questi sono i principali interventi fitosanitari, ma quello che consente all’agricoltura biologica di effettuare pochissimi trattamenti (e comunque con i prodotti naturali sopraindicati), è:
* il miglioramento della fertilità del terreno
* la rotazione delle colture e la consociazione fra colture diverse
* lo sfruttamento degli insetti utili, utilizzati per mangiare o parassitizzare quelli dannosi
Ora, vogliamo confrontare questo tipo di interventi fitosanitari con quelli impiegati in agricoltura convenzionale?
Solo il fatto che in agricoltura biologica non esistano erbicidi giustifica la scelta dei prodotti biologici!
P.S.: non sono un produttore o commerciante di prodotti biologici. Se volete saperne di più, fate come me e seguite il corso di orticoltura biologica di Luca Conte, un agronomo molto bravo che segue i produttori biologici del Veneto: ci sono tutte le lezioni in http://www.pievedisoligo5stelle.it/informazioni/165-corso-di-orticolatura-biologica-luca-conte