Ieri 3 settembre il personale Nas di Cremona ha tratto in arresto un ex agente di commercio del settore zootecnico, nell’ambito dell’operazione chiamata ” Via lattea” destinata a interrompere un traffico di farmaci veterinari illeciti da somministrare alle mucche per aumentare la produzione di latte. L’operazione è scattata in seguito alle perquisizioni eseguite il 24 ottobre 2014 e il 17 marzo 2015 in aziende commerciali ed agricole del Nord Italia, che hanno portato alla denuncia di un veterinario e di due agenti di commercio.
Nell’ambito dell’operazione dei Nas è stato eseguito il sequestro di 16 allevamenti con oltre 4000 capi e sono stati a sottoposti a vincolo sanitario 80.000 litri di latte . Gli agenti hanno anche sequestrato 1700 confezioni di farmaci veterinari per bovini e suini, 130 litri di prodotto medicamentoso per uso veterinario, 15 fiale di somatotropina, 55 kg di farmaci illegali, e 15 ricettari per prescrizioni medico-veterinarie e timbri di medici veterinari ed aziende, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.
La somatropina viene iniettata negli animali, in modo illegale ad intervalli regolari di circa quindici giorni, per incrementare fino al 20% la produzione di latte che però risulta contaminato dal farmaco e nocivo per l’uomo. L’ingente quantitativo di farmaci sequestrati e la presenza di timbri e ricettari dei medici, dimostrano l’esistenza di un mercato clandestino di farmaci illegali per animali destinati all’alimentazione umana.
Da anni Il Fatto Alimentare denuncia la presenza sul mercato di elevate quantità di farmaci veterinari illegali destinati all’ingrasso dei bovini da carne e all’incremento della produzione di latte. Di recente anche un lavoro dell’Istituto zooprofilattico del Piemonte realizzato per conto del il Ministero della salute stima che il 15% dei bovini siano trattati con sostanze vietate. Questi dati vengono ignorati dalle associazioni di categoria che continuano a considerare la carne commercializzata in Italia sana e la migliore in Europa.
Purtroppo questa tesi è avallata anche dal Ministero della Salute nel rapporto annuale sui risultati delle analisi condotte nel 2014 per verificare la presenza di residui di sostanze anabolizzanti non autorizzate, medicinali veterinari e agenti contaminanti in animali vivi e prodotti di origine animale. Le analisi indicano che la quasi totalità dei 40.806 campioni esaminati è risultata conforme ai parametri di legge, con solo 44 campioni, pari allo 0,11%, irregolari per la presenza di residui di una o più sostanze vietate. Infatti, se i campioni non conformi sono 44, gli esiti analitici non conformi sono 56. Le principali sostanze riscontrate nei campioni non conformi sono state sulfamidici, tetracicline, macrolidi e chinolonici, penicilline.
Si tratta di risultati rassicuranti, in linea con quelli del 2013, da cui si potrebbe dedurre che in Italia non si utilizzano anabolizzanti. Il problema è che ciò che si trova dipende anche da come lo si cerca. Applicando i metodi chimici indicati dall’Unione Europea, costosi ma di fatto inutili, è difficile che le analisi trovino anabolizzanti, ormoni e altri farmaci vietati, che vengono somministrati in micro dosi, metabolizzati in breve tempo, e non sono quindi rilevabili. Risultati diversi e più attendibili si ottengono, ad esempio, attraverso l’analisi istologica della ghiandola del timo in fase di macellazione. Questo è un metodo poco costoso ma più attendibile, perché è in grado di rilevare l’uso di questi farmaci anche molto tempo dopo la loro somministrazione. Viene applicato in Italia dal 2008 ma non è mai stato accettato dall’Unione Europea, perché non identifica la molecola della sostanza e non ne quantifica la presenza; con questo metodo, però, la percentuale di carne bovina italiana trattata con steroidi anabolizzanti, corticosteroidi e altre sostanze vietate sale fino al 15%.
giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Questa notizia è passata e non attuale… l avevo letta gia questa primavera sui giornali locali e nazionali. ..
Veramente la notizia è stata ripresa da un comunicato stampa del Ministero della salute di ieri 03 settembre 2015.