In un futuro non lontano, l’energia elettrica sarà prodotta da biogas ottenuto con paglia, microalghe e scarti agroindustriali. È quanto prevede l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), negli ultimi risultati delle ricerche verso sistemi innovativi per la valorizzazione energetica di una più ampia varietà di biomasse, con riduzione dei costi e dimezzamento dei tempi di produzione del biogas, abbattendo gli inquinanti e aumentando i rendimenti energetici.
Si tratta della cosiddetta “bioenergia”, l’energia prodotta dalla conversione in biogas di alghe, scarti legnosi e cellulosici, specie vegetali coltivabili in terreni marginali. Queste biomasse sono utilizzabili per la co-generazione di elettricità e calore in sistemi decentralizzati di piccola-media taglia o per l’immissione come biometano nella rete di distribuzione del gas, dopo un trattamento di pulizia e purificazione del biogas.
Questo settore non va confuso con quello dei biocarburanti prodotti con oli vegetali, tra cui quello di palma, che comportano l’utilizzo di terreni agricoli per la produzione energetica, riducendo la superficie disponibile per le coltivazioni alimentari e determinando un aumento dei prezzi. I biocarburanti favoriscono la deforestazione, facendo aumentare in tal modo le emissioni di gas serra e annullando i benefici ambientali del loro utilizzo. Nel caso delle biomasse a cui fanno riferimento le ricerche dell’Enea, infatti, si tratta di un approccio ambientalmente sostenibile, con riutilizzo di scarti e coltivazioni che non sottraggono terreno all’agricoltura alimentare e non alterano gli ecosistemi, e con sistemi di purificazione del biogas.
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Davvero non porta via spazio all’agricoltura???????? Venite a chiedere agli agricoltori qui in pianura padana… dove si coltivano migliaia di ettari solo per far funzionare il biogas… o alle ditte che ritirano sottoprodotti per uso zootecnico che poi lo fanno passare come non conforme perchè utilizzandolo per il biogas prendono più soldi che usandolo per la produzione di mangimi….come sempre la realtà è diversa da quello che si vuol vendere…
Egr. Dott Bonardi,
Questo articolo mi sembra superficiale e semplicistico e quindi fuorviante. MI riferisco in particolare al paragrafo in cui enuncia “I biocarburanti favoriscono la deforestazione, facendo aumentare in tal modo le emissioni di gas serra e annullando i benefici ambientali del loro utilizzo.” Questo tipo di afferrmazioni sono purtroppo” cieche” e diffondono una sbagliata opinione presso i cittadini riguardo a quelle che sono le differenze tra modalità sostenibili e modalità speculative di produrre energia per il fabbisogno civile. Assunto infatti che la produzione di energia è circa rapportata alla domanda di essa generata presso il consumo, è possibile produrre bioenergia (e quindi anche biocarburanti) in due modi: uno speculativo, che prescinde dall’effettivo fabbisogno e quindi produce a partire da un consumo di risorse territoriali ( suolo o biomasse) in competizione con le filiere alimentari per soddisfare la sola necessità di profitto: l’altro modo è quello sostenibile, che non utilizza in maniera dedicata suoli o colture ma recupera scarti agroindustriali (o altre biorisorse di scarto , e quindi anche rifiuti organici ) ai fini del processo. Questo secondo modo, oltre sfruttare una biomassa che ha assorbito acvqua e energia primaria per essere prodotta, elimina quota dei rifiuti ed i conseguenti costi di smaltimento rifiuti, oltre che eliminare le emissioni di gas climalteranti proveniente dalle discariche che li conterrebbero.
Ritornando quindi alla Sua affermazione circa la diretta deforestazione/emissione di gas serra/etc dei bioarburanti credo si dovrebbe informare meglio per fare un certo discrimine tra biocarburanti sostenibili e biocarburanti speculativi, al pari di quel discrimine tra biogas sostenibile (prodotto dalla fementazione di scarti quindi) e biogas speculativo ( quello col mais ad esempio !!!): eisstono oggi tecnologie come quelle delle bioraffinerie di seconda generazione che producono bioetilene ( alcool per intenderci) a partire da biomasse di scarto attraverso un processo non di fermentazione ( come nel biogas per intenderci) ma per digestione enzimatica. L’Itlaia DEVE produrre tali biocarburanti per il 10% dei carburanti utilizzati per l’obbligo imposto dall’Europa entro il 2020: non possiamo quindi rischiare di dare informazioni sbagliate che frenino questa necessità nazionale attraverso i ben noti fenomeni di protesta, spesso nati dalla malainformazione.
Nel lavoro che facciamo tutti i giorni per comunicare una corretta coscienza presso chi consuma energia (lavoro sche svolgiamo da quasi un decennio ormai) è difficile far capire questa differenza a cittadini e imprese, e un articolo come il Suo “brucia” di colpo il lavoro di anni.
Se ha bisogno di informazioni prima di pubblicare un articolo non esiti a contattarmi la prossima volta.
Buon Lavoro
È una polemica curiosa, perché diciamo le stesse cose. Ma lei, non so perché, cerca di farmene dire altre, con cui polemizzare, estrapolando dall’articolo una frase ma omettendo quella che la precede.
Lei cita questa frase: “I biocarburanti favoriscono la deforestazione, facendo aumentare in tal modo le emissioni di gas serra e annullando i benefici ambientali del loro utilizzo”. Se avesse citato anche quella precedente, sarebbe stato chiaro che mi riferivo ai “biocarburanti prodotti con oli vegetali, tra cui quello di palma, che comportano l’utilizzo di terreni agricoli per la produzione energetica, riducendo la superficie disponibile per le coltivazioni alimentari e determinando un aumento dei prezzi”.
Si tratta appunto della distinzione tra modalità sostenibili e modalità speculative di produrre energia, di cui parla lei.
Per quanto riguarda l’Unione europea, gli impatti ambientali negativi delle coltivazioni agricole a scopo energetico stanno inducendo ad approvare una nuova direttiva, che dovrebbe ridurre dal 10% al 7% la quota di biodiesel nel settore dei trasporti al 2020.
bioetanolo: indice di ritorno energetico (EROEI) 1,3, cioè non ha alcun senso produrlo perché fino a EROEI 3 costa più produrlo che la resa nell’utilizzo,
la BIOMAFIA si nutre di ignoranza
Buongiorno, avrei bisogno di informazioni su come riutilizzare un sottoprodotto di origine vegetale originato da un panificio industriale. A chi mi posso rivolgere nella provincia di Roma . Ringrazio
Io non condivido assolutamente l’articolo, concordo a pieno con quello che scriveva Stefy.
Si faccia un giro in pianura pagana, parli con gli allevatori che portano sulle spalle il peso del biogas.
Prezzo del mais Raddoppiato, terreni diminuiti per gli allevamenti, raddoppio dei reflui.
Per fare biogas è necessario 50% di reflui zootecnici (esempio 100kg di liquame) e 50% di biomassa (es 100kg di mais) e sa qual’è il risultato ? se prima avevo 100 kg di liquame da smaltire, adesso ho 200kg di fanghi da smaltire, ma non ho terreni sufficienti.
Quindi a me fa piacere che vogliamo parlare di energie sostenibili, ma almeno informiamoci prima di scrivere articoli falsi, cercando di diffondere informazioni che non sono vere.
il Biogas ha messo in ginocchio gli allevamenti lombardi, se poi vogliamo parlare di energia pulita facciamolo, ma guardiamo tutto quello che sta intorno, non solo il risultato finale.