Un nostro lettore ha espresso la sua opinione in seguito alla lettura dell’articolo sui formaggi e latticini senza lattosio. Abbiamo chiesto a Michele Sculati, medico dietologo nutrizionista intervistato nello stesso articolo, una risposta.
Gentile redazione, ho letto l’articolo sul lattosio e ci sono tre i punti che non mi tornano:
1- L’incidenza del malassorbimento del lattosio, che a mio sapere è più sul 45% che sul 30%.
2- Il fatto che si consideri la lattasi un enzima inducibile nell’adulto: non è vero perché non è inducibile se non nel neonato pretermine. Quindi non è che somministrando un po’ di lattosio si ricostituisca il patrimonio originale di lattasi. Piuttosto si tiene in tiro la lattasi residua (per quanta ce n’è).
3- Si ricordi che in un latte fermentato il lattosio viene normalmente fermentato solo per il 30%. Tempo di transito gastrico a parte, è la lattasi prodotta in particolare da S.thermophilus che consente nell’ospite l’idrolisi del lattosio. Anche l’EFSA ha riconosciuto questa “virtù”.
Vittorio
La risposta
La ringrazio per le interessanti osservazioni, ecco le mie risposte:
1: la prevalenza dell’intolleranza al lattosio non ha dati certi in Italia, ed abbiamo dati contrastanti ad esempio il 40%, 45%, 60%; io mi sono rifatto ad un articolo dell’American Journal of Clinical Nutrition che riporta “Prevalence of lactose malabsorption is significantly lower in the central sample (19%) than in the northern (52%) and southern (4 1%)” ed ho dato un indicativo 30%, specificando che se includiamo forme lievi il fenomeno è più diffuso.
2: vi è ancora un dibattito sul fatto che la lattasi sia indicibile o meno, io concordo con gli autori di questo articolo pubblicato su GUT (Impact factor 13) che la lattasi è probabilmente inducibile dal substrato nel passaggio: “The increase in faecal beta galactosidase activity was probably due to the induction of this enzyme by its substrate, and to shifts of the flora towards more acid resistant microorganisms, including lactic acid bacteria, which are good producers of beta galactosidase.” L’articolo peraltro tratta quanto discusso nella mia breve intervista: se un soggetto intollerante al lattosio viene esposto cronicamente al lattosio la sua tolleranza migliora, è chiaro dal titolo stesso.
3: questo punto non mi è chiaro. Io ho detto in merito allo yogurt “che per sua natura nasce attraverso la fermentazione, che riduce drasticamente il lattosio”, lei mi dice che tale riduzione è “solo il 30%”. Se le venisse ridotto lo stipendio del 30% lei userebbe solo o drastico per descrivere tale riduzione? In generale una riduzione del 30% è considerata significativa in campo nutrizionale.
Michele Sculati
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24