Formaggi e latticini freschi senza lattosio: da Galbani al Philadelphia l’offerta è sempre più ricca, anche se è meglio non eccedere
Formaggi e latticini freschi senza lattosio: da Galbani al Philadelphia l’offerta è sempre più ricca, anche se è meglio non eccedere
Paola Emilia Cicerone 18 Giugno 2015Per chi è gravemente intollerante al lattosio, il principale zucchero contenuto nel latte, i formaggi freschi sono off limits. Per questo sono sempre di più le aziende che utilizzano latte delattosato per confezionare prodotti adatti alle persone intolleranti. Stiamo parlando di grandi aziende come Galbani, che propone una versione speciale della mozzarella Santa Lucia, della crescenza e del mascarpone, o realtà specializzate come la barese Libera, che offre mozzarella, scamorza e ricotta. In prima linea, ci sono anche i prodotti Accadì di Granarolo: i consumatori sembrano apprezzare molto latte, panna e burro, mozzarella, stracchino, ricotta e mascarpone, senza lo zucchero del latte tanto che, secondo l’azienda «Granarolo Accadì Senza Lattosio è una delle linee che sta maggiormente crescendo a livello di performance di mercato». Il target è ovviamente quello di chi non vuole consumare lattosio, ma questi latticini sono apprezzati, spiega l’azienda, «anche da chi è sensibile ad altre intolleranze alimentari, come ad esempio i celiaci». Nel gruppo dei prodotti troviamo Philadelphia Kraft che ha integrato la propria linea con una versione delattosata «lanciata proprio a seguito di una campagna dei social media, per seguire le richieste dei consumatori, cui era stato chiesto quale fosse il prodotto mancante nella gamma Philadelphia».
L’intolleranza al lattosio è effettivamente piuttosto diffusa. “È plausibile che ne soffra un 30% circa della popolazione, anche se probabilmente la forma lieve del disturbo sembra ancora più frequente» spiega Michele Sculati, medico e specialista in scienza dell’alimentazione. Attenzione poi, a non confondere questo disturbo con l’allergia alle proteine del latte. «L’intolleranza è legata alla quantità di latte consumato, e può presentarsi in forme diverse – avverte Sculati – c’è chi semplicemente trova il latte non delattosato poco digeribile, e chi non può consumarlo senza stare male». I disturbi causati dall’intolleranza al lattosio – gonfiore, flatulenza, dolori addominali, diarrea – sono dovuti al fatto che la flora batterica presente nell’intestino fermenta questo zucchero, che non è stato digerito perché manca l’enzima lattasi. I latticini delattosati infatti sono prodotti come gli altri formaggi, ma aggiungendo l’enzima al latte o alla miscela latte/panna per scindere il lattosio nei due zuccheri che lo compongono, glucosio e galattosio.
Tutti questi formaggi sono notificati come prodotti dietetici, in base alla normativa vigente (Decr. 111/92, attuazione della Dir. 89/398/CEE) ma sono in arrivo novità. Il regolamento UE 609 del 2013 ha escluso dal mese di luglio 2016 i prodotti senza lattosio dalla categoria degli alimenti dietetici. Via libera, quindi, ai nuovi latticini? «Sì ma senza esagerare – continua Sculati – perché il consumo di piccole dosi di lattosio induce la produzione dell’enzima in grado di digerirlo, mentre se si elimina totalmente dalla dieta, paradossalmente, l’intolleranza si aggrava». I prodotti delattosati dunque sono una buona soluzione per chi vuole abbondare in latticini senza rischiare problemi. «Se l’intolleranza non è grave – conclude Sculati – è meglio mantenere nella dieta il maggior numero possibile di alimenti tollerati, incluso un po’ di lattosio, pena un paradossale peggioramento del problema».
È utile ricordare che il problema riguarda solo i formaggi freschi: quelli stagionati per un periodo superiore ai 12 mesi di solito sono ben tollerati, «perché se ne consumano porzioni più modeste, ma anche perché durante il processo di stagionatura si assiste a una progressiva riduzione della quantità di lattosio», spiega il medico. Un analogo discorso si può fare per lo yogurt – anche se esistono in commercio vasetti delattosati : «Si tratta di un prodotto che per sua natura nasce attraverso la fermentazione – osserva Sculati – e in questo modo si riduce drasticamente la quantità di lattosio. In caso di intolleranza lieve può addirittura essere di aiuto perché «lo yogurt ha un tempo di svuotamento gastrico più lento rispetto al latte, perché i fermenti scindono proteine e zuccheri in molecole più piccole e la lattasi ha un po’ più di tempo per svolgere i processi digestivi migliorandone la tollerabilità».
giornalista scientifica
D’accordo per la maggior parte dell’articolo ma con una nota.Da premettere che ho un’ intolleranza grave al lattosio e sono del settore tecnologico alimentare, i formaggi stagionati che si possono assumere devono avere almeno 8 mesi di stagionatura e non oltre un anno! Buona giornata.
La cosa buffa è che l’enzima lattasi non è chissà quale meraviglia biotecnologica delle industrie alimentari ma una sostanza che è naturalmente presente nel latte, solamente che il processo di pastorizzazione lo distrugge assieme al batterio che lo produce.
Il latte delattosato non è altro che il normale latte da supermercato con l’aggiunta di questo enzima.. in pratica è un latte “riparato” ma ahimè malamente, perchè tutte le altre componenti distrutte mancano. Si parla di vitamina A, B e C oltre che naturalmente dei batteri buoni, i cosiddetti fermenti lattici, che andranno quindi ricercati in altri alimenti, come lo yogurt.
Paradossalmente, chi è intollerante al lattosio potrebbe digerire il latte crudo. Non è una cosa che avviene dal giorno alla notte ma occorre dare tempo ai batteri buoni di colonizzare l’intestino: più è in difficoltà, più tempo sarà necessario.
L’argomento a quanto ci risulta è ancora dibattuto: http://trashfood.com/2008/12/27/latte-crudo-intolleranza-al-lattosio-e-un-esperimento-da-pianificare/
Valeria, ho letto l’articolo. Conoscevo un esperimento è stato fatto proprio nel 2008: http://www.realmilk.com/health/lactose-intolerance-survey/
Sembra che una buona percentuale di intolleranti (81%)i non abbia avuto problemi a digerire il latte crudo.
Bisogna dire che il sito è di parte, per questo servirebbe un test condotto da terzi in maniera imparziale. Mi sembra strano che nessuno l’abbia ancora fatto.
Tendo comunque a dare ragione a quell’esperimento per questo ragionamento: se aggiungendo la lattasi il latte pastorizzato diventa digeribile agli intolleranti, allora il latte crudo dovrebbe esserlo a priori dato che contiene già questo enzima.
Buongiorno, per chi ha problemi di intolleranza al lattosio, oltre ai prodotti menzionati nell’articolo , io ho trovato un ampia gamma di formaggi prodotti dalla ditta Chiodo di Ripalta Cremasca.Oltre ai soliti formaggi freschi menzionati, hanno in assortimento anche mozzarella di bufala , e caciottine di pecora.
Latte e prodotti derivati senza lattosio sono un’ottima cosa. Ma bisognerebbe anche far rettificare la legge italiana che impone che i formaggi abbiano tutti una determinata percentuale di grassi. Avendo il tasso di colesterolo cattivo molto alto, tutti i formaggi mi sono stati proibiti proprio per questo motivo. Anna
Sul problema intolleranze ci sono più confusioni che certezze ed in questa Babele di opinioni il consumatore segue la tendenza più alla moda del momento.
Tutti senza glutine e tutti senza lattosio, perché anche se l’intolleranza non c’è, meglio prevenirla.
Per poi scoprire che magari si consumavano troppi latticini al giorno, perché sono alimenti pronti all’uso e quindi via con 2 o 3 yogurts al giorno, grana sulla pasta, mozzarelle a go-go, pizza con abbondante mozzarella meglio se bufalina, scaglie di grana dappertutto perché nutre ed arricchisce tutti i piatti, anche quelli di carni crude, e per finire un bel tiramisù o gelato alla crema di latte…
Questa tendenza fa il paio con il cosumo esagerato, della nostra cosiddetta dieta mediterranea ricca di pane, pasta, pizza, piade, biscotti, torte-tortine-merendine & c…
Per non dimenticare un’abbondante spalmata di crema di poche nocciole, molto latte concentrato, grassi vegetali ora conosciuti, per la colazione energetica dei bambini, ma anche di tutti quelli già cresciuti a colazione.
Chi non diventa intollerante con questi regimi alimentari?
Poi per la nostra classe medica dominante ed ufficiale, le intolleranze non esistono e non sono diagnosticabili, se non da maghi e fattucchiere, anche se trattasi di colleghi un poco alternativi e fuori dal coro.
Provate a chiedere al pediatra se vi prescrive un test d’intolleranza per il vostro piccolino che ha qualche problemino di assimilazione o di eccessiva mucosità e tossi ricorrenti, cosa vi propone. Al massimo, se è responsabile, vi propone il test delle allergie alimentari ed agli agenti ambientali, per non scoprire naturalmente nulla.
In definitiva servono diagnosi affidabili d’intolleranza alimentare, eseguiti il prima possibile nei bambini e poi da tutte le persone che manifestano qualche anomalia metabolica o funzionale digestiva.
C’è molto lavoro da fare per la ricerca diagnostica, ma è un ottimo investimento per la prevenzione ed il benessere generale, senza seguire la moda del momento.