In aprile, in Danimarca, ci sono stati cinque casi di persone infettate dal batterio della listeria in una sola settimana, due delle quali sono decedute in meno di un mese, andando ad aggiungersi alle 17 persone morte per listeriosi lo scorso anno, di cui 12 in meno di un mese. Il focolaio era comparso in agosto e aveva infettato 41 persone. La fonte della contaminazione era stata individuata nelle tradizionali salsicce danesi, le “Rullepeolse”, prodotte da un’azienda vicino a Copenaghen, la Jørn A. Rullepølser, che le aveva ritirate insieme ad altri trenta prodotti e che poi aveva cessato l’attività. Ora, in due dei cinque casi di aprile, il batterio che ha causato le nuove infezioni è uguale a quello dello scorso anno e quindi è possibile che la precedente epidemia si sia riaccesa, anche se la fonte non è stata individuata.
Il Danish State Serum Insitute, che sta seguendo la vicenda, osserva che normalmente, in Danimarca, si registrano circa cinquanta casi di listeriosi l’anno ma che nel 2009 e nel 2014 ce ne sono stati 90-100. Si tratta prevalentemente di persone con il sistema immunitario indebolito. Il tasso di mortalità registrato con il focolaio del 2014 è superiore al 25% normalmente osservato.
La listeriosi è una malattia rara ma grave, causata dal consumo di cibi contaminati dal batterio Listeria monocytogenes. I sintomi possono manifestarsi dopo pochi giorni o dopo alcune settimane e sono caratterizzati da febbre, brividi e dolori muscolari, a volte preceduti da diarrea e altri disturbi gastrointestinali. I soggetti più a rischio sono gli over 65, le persone con sistema immunitario indebolito e le donne in gravidanza, in cui a essere colpito può essere anche il feto. La cottura dei cibi e il lavaggio accurato delle verdure prima del consumo sono le forme di prevenzione più efficaci.
Beniamino Bonardi
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La Listeria esiste anche da noi (ovviamente). Recentemente ci sono stati dei casi gravissimi, anche tra bambini per consumo di latticini contaminati.
Una nota da aggiungere è che i prodotti “artigianali/naturali” “del contadino” sono mediamente più soggetti a questo tipo di rischi (anche perchè consumati spesso “freschi”, senza cottura/bollitura con l’idea che comunque siano “naturali” – come del resto sono naturalissimi i batteri …)