Quali informazioni vorreste vedere in etichetta? Una consultazione pubblica del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali permette a consumatori, produttori e operatori dell’alimentare di esprimere la loro opinione. Basta andare sul sito e compilare un questionario composto da 11 domande che riguardano soprattutto l’origine e la tracciabilità degli alimenti.
I risultati verranno pubblicati in un documento sul sito del Mipaaf, e saranno utilizzati come supporto per integrare le scelte che l’Italia presenterà a Bruxelles in merito al Regolamento sull’etichettatura che entrerà in vigore il 13 dicembre. L’iniziativa fa parte delle misure di Campolibero della Legge Competitività e ha l’obiettivo è quello di coinvolgere la cittadinanza su una questione decisiva come la trasparenza delle informazioni sugli alimenti. «Diamo voce ai cittadini su un tema fondamentale come l’etichettatura e la trasparenza delle informazioni sul cibo – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – con la consultazione pubblica gli italiani potranno esprimere per la prima volta la loro opinione sulla tracciabilità e sull’origine dei prodotti agroalimentari. Il nostro obiettivo è accelerare la legge sull’etichettatura, in linea con le nuove disposizioni dell’Unione Europea. L’etichettatura, infatti, è uno strumento importante per il patrimonio agroalimentare italiano, così come la valorizzazione dell’origine, che per il Made in Italy è fondamentale».
Il 13 dicembre di quest’anno entrerà in vigore il regolamento comunitario (n. 1169 del 2011) che ha come scopo quello di uniformare le diverse normative nazionali esistenti in Europa. In particolare, l’articolo 26 del Regolamento n. 1169 fa riferimento all’indicazione del paese d’origine o del luogo di provenienza, affermando che tale indicazione – ormai già obbligatoria per una serie di prodotti come l’olio extravergine d’oliva, il miele, il latte, le carni bovine, le uova – può essere usata dai paesi dell’Unione nel caso in cui «l’omissione di tale indicazione possa indurre in errore il consumatore in merito al paese d’origine o al luogo di provenienza reali dell’alimento, in particolare, se le informazioni che accompagnano l’alimento o contenute nell’etichetta nel loro insieme potrebbero altrimenti far pensare che l’alimento abbia un differente paese d’origine o luogo di provenienza». All’articolo 39 lo stesso regolamento afferma che “gli Stati membri possono introdurre disposizioni concernenti l’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di provenienza degli alimenti solo ove esista un nesso comprovato tra talune qualità dell’alimento e la sua origine o provenienza.
Sara Rossi
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Sono anni che periodicamente viene emanata una nuova normativa sull’etichettatura degli alimenti. La risposta dei produttori è stata quella di incrementare le sofisticazioni alimentari.
Ricordate il sempre valido detto (o monito) di Tacito: uno stato tanto più è corrotto quanto più si moltiplicano le leggi. Stabilite una volta per tutte norme severissime contro le sofisticazioni con la galera vera e con la chiusura dell’attività dei sofisticatori. Vedrete che le norme verranno rispettate.
Sono certo che ne faranno buon uso….
l’obbligo di indicare la provenienza dell’olio extravergine di oliva è riferita solo all’olio, ma non mi si dice la provenienza delle olive da cui si estrae l’olio EVO. Infatti quest’anno (e non solo in questa annata, n.d.r.) molte olive dalla Puglia sono state trasferite presso i frantoi del Nord….e l’olio ottenuto è stato battezzato come DOP delle zone in cui esse sono state molite.
Concordo con Nicola, è inutile fare le leggi se poi non ci sono le sanzioni giuste e se ogni qualvolta che si scopre una contraffazione non vengano fatti i nomi delle aziende coinvolte. Con l’attuale sistema si incrementa solo l’INSICUREZZA alimentare. Ricordiamo che il binomio cibo -salute è da secoli scientificamente provato
giusto avere la tracciabilita di tutti i prodotti,ma chi controlla tutto questo,esempio quest’anno sono stati venduti su tutte le bancarelle delle sagre e mercati caldarroste di Castel del Rio prodotto IGP nel Bolognese del quale non c’era prodotto, invece provenivano tutte da Spagna e Portogallo,tra l’altro un buonissimo prodotto contro un prodotto Italiano (causa piogge)non di qualità,ma nessuno è intervenuto,neppure chi controlla il marchio IGP,inoltre ma perchè si deve mettere in etichetta o cartellino al pubblico il nome scentifico della varieta del pesce,comprimendo sempre di più le informazioni veramente utili,provenienza ecc.
grazie
Tutti concordiamo con il detto di Tacito, ma la cosa curiosa è che la storia NON insegna mai nulla all’uomo. Ricordate il proibizionismo…leggi severissime…e come è andato a finire: con il “moonshine” (distillato fabbricato di notte…da cui il nome).
Quanto è importante l’evasione fiscale (a quante manovre economiche corrisponde e come potremmo stare tutti meglio!) e come è andata a finire…guardatre il telegiornale tutti i giorni e gli accordi con la Leopolda.
E la pena di morte ha forse fermato gli omicidi o le guerre per esportare la democrazia?
Il problema sta nell’educazione delle persone…è una strada lenta ma inevitabile!
Ma i consumatori (non le loro partitiche associazioni) vogliono sicurezza alimentare e qualità o essere gabbati da chi gli vuol far preferire la provenienza geografica che risponde solo a spinte AUTARCHICHE, anche a costo di maggiori costi e spesso a maggiori indici Costo/qualità ? E poi che etichetta sarebbe quella che “doverosamente” e “correttamente”, per ciascun ingrediente, compreso il sale, dovesse indicare l’origine? e sarebbe tale etichetta coerente con il criterio CE della “libera circolazione delle merci”?
C’è una via di mezzo adottabile ed è quella di indicare l’origine dell’ingrediente principale
Concordo pienamente con te Giancarlo, ci dovrebbe essere alla base di tutto un programma di educazione alimentare finalizzato a sensibilizzare i produttori. La correlazione alimentazione-salute e’ stata scientificamente provata, ma ancora molto sottovalutata da tanti membri che compongono la lunga filiera alimentare.
Ma allora non è meglio che chi lo desidera , cosa già possibile, nessuno lo impedisce, indichi volontariamente in etichetta l’origine della materia prima principale o degli ingredienti di origine nazionale che gli interessa evidenziare.
Ma il mio parere è che se vogliamo stare in una “Comunità Europea” sovranazionale, con vantaggi ed oneri relativi, l’obbligo di dichiarazione dell’origine della materia prima , al di là degli obblighi di sicurezza, non debba avere alcun significato e risvolto obbligatorio . Le materie prime sane e sicure non hanno bisogno di una bandierina che ci porta mentalmente fuori dallo spirito CE. Altrimenti abbiamo il coraggio di tornare all’autarchia, e per chi non lo sapesse, o lo avesse dimenticato, vada a ripassarsi gioie e dolori del ventennio anteguerra. La bontà dei prodotti sta nel saperli fare in autocontrollo responsabile, con materie prime di qualità oggettivamente dimostrabile e sicure.