Pubblicità vino: il Comitato di controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ha censurato il messaggio dello zibibbo Gibelè delle Cantine Pellegrino, perchè non rispetta la dignità della persona e viene meno alle regole sui messaggi relativi agli alcolici. Il messaggio (vedi a lato) mostra l’immagine di una donna prona su un letto, verosimilmente senza vestiti, con in mano una bottiglia vuota del vino pubblicizzato. Si tratta di una foto che vuole attirare l’attenzione del pubblico, attraverso una rappresentazione svilente della persona. In questo caso non è il tema della sessualità in sé ad essere messo in discussione, ma la rappresentazione della donna ridotta a corpo abbandonato, vuoto come la bottiglia.
C’è di più visto che anche le frasi del messaggio: Le ostriche sono servite e Il gusto sudente dello zibibbo secco, lasciano intendere che basta una buona bottiglia di vino e un piatto di ostriche per sedurre una donna. Il secondo aspetto da valutare è collegato alla bevanda alcolica. L’immagine scelta per la pubblicità del vino, suggerisce un abuso del vino e lascia intendere che il consumo può migliorare se non favorire il successo sessuale e questo modo di promuovere l’alcol non rientra tra la regole del Codice di autodisciplina pubblicitaria.
Sara Rossi
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Sono d’accordissimo. Si tratta di pura strumentalizzazione come per molte altre campagne e prodotti associati al corpo femminile.
Mi piacerebbe anche che le campagne fossero più veritiere invece di promettere vini francesi a basso costo o biscotti fatti a vapore uno per uno.
Anche a questo l’autorità dovrebbe fare attenzione.
Prescindendo dalle opinioni sulla pubblicità (io non la trovo disdicevole perchè non è nè volgare nè gratuitamente sexy, casomai la foto ispira tenerezza perchè è bella, e l’etichetta della bottiglia nemmeno si legge).
La ditta Pellegrino è una antica e rispettabile ditta ubicata a Marsala (dove una volta esistevano 110 case vinicole, oggi non so) ed i suoi prodotti sono di eccellenza (marsala, zibibbo, moscato, passito di Pantelleria) e che ho sempre bevuto golosamente. Non sono vini francesi a basso costo, nè vini fatti con le polverine come in passato è successo al NORD.
un articolo che racconta dell’ennesima pubblicità sbagliata, incentrata su una visione distorta dell’immagine femminile, ma che denota anche una sottostima del consumatore finale.
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Sicuramente ci saranno persone che attratte da una ragazza sul poster compreranno il tal prodotto, ma sono molte anche quelle che riterranno la pubblicità di cattivo gusto e/o fuori luogo e, di conseguenza, non solo non compreranno il prodotto in sè, ma rifiuteranno il marchio di per sè.
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Ed ancora una volta i pubblicitari ed i loro committenti (qualcuno la pubblicità l’avrà pur approvata…) dimenticano che una volta che hai rovinato l’immagine di un’azienda, non è poi così facile recuperare…
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Naturalmente arriverà quello che invita a pensare a cose più serie, come se una pubblicità scorretta o di cattivo gusto non fosse anche una spia che segnala il decadimento di cui soffre la società attuale e che un bombardamento di immagini scorrette può contribuire contribuire a creare la mentalità di quegli omuncoli che non vedono una donna come una persona, ma come un oggetto di loro proprietà.
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Oggetto che quando non funziona o non è soddisfacente, si può gettare dalla finestra… e chi vuol capire, capisca.
Pienamente d’accordo con i commenti di Ornella e Paoblog. Pubblicità di pessimo gusto, che non valorizza minimamente gli eventuali meriti del prodotto ma fa appello agli istinti più mediocri dell’essere umano! Confermo l’analisi fatta da Paoblog, una pubblicità cosi sbagliata e volgare fa allontanare gli acquirenti non solo dal prodotto ma da tutta la marca, io perlomeno faccio sempre cosi’, se il responsabile marketing dell’azienda o chi per lui non è stato in grado di rifiutare una pubblicità cosi’ “stupida”, va a completo demerito di tutta la marca.
Premesso che ognuno fa come vuole, personalmente invece credo che vada mantenuta distinta la valutazione del prodotto e delle sue qualità da l’immagine che se ne vuol dare tramite la pubblicità. In passato mi è capitato di acquistare dei prodotti della Pellegrino che ho trovato molto validi e per questa ragione acquisterei ancora, viceversa vedere una pubblicità come quella in questione non mi attira minimamente ad acquistare il prodotto pubblicizzato.
E poi che senso ha ‘punire’ una produzione o un marchio, fatto di saperi e di lavoro (anche nel senso di posti di lavoro) solo perchè un’addetto marketing o l’agenzia pubblicitaria esterna alla ditta ha platealmente sbagliato il messaggio ?
Piergiorgio, gli errori nei messaggi pubblicitari in genere non sono frutto di distrazioni occasionali, il più delle volte fanno parte diuna strategia di marketing che il produttore condivide.
Immagino di sì, anche se con i distinguo del caso; chiaramente c’è differenza tra il settore marketing di una multinazionale che elabora una propria strategia promozionale e la piccola azienda che si affida all’agenzia pubblicitaria; questa alla fine rischia ben poco del suo e in caso di insuccesso va tutto a discapito dell’azienda. Per esempio l’articolo è incentrato sulla Pellegrino che ne è il committente, ma l’artefice della pubblicità non viene neanche citato. Come dire, parlando di etichettature e ingredienti sarebbe un dato da riportare sulla confezione del prodotto. Saluti.
Vediamo se su questo sito si riesce ad inserire un commento.
Sulla opportunità di questa pubblicità ognuno può pensare quello che vuole.
Io ritengo che non sia volgare nè disdicevole. Ai benpensanti direi che non è nemmeno “erotica”. Semmai quella foto è bella e fa tenerezza.
Pellegrino non ha mai fatto vini francesi a basso costo, chi non la conosce si informi.
E’ una delle 110 case vinicole di Marsala, e fa prodotti di qualità (marsala, zibibbo, moscato, passito di Pantelleria, etc.)
Il nostro articolo non commenta la qualità del prodoto ma la qualità della pubblicità che è stata giustamente censurata
Anche per quanto riguarda la qualità della pubblicità, è questione di opinioni, e il “giustamente” è alquanto gratuito, il “fatto” non è infallibile.
Ne abbiamo viste di molto peggio (vedi, in passato, Benetton, oppure in televisione, Divani e Divani, con quella tizia che si crede bella e che fa quella risatina).
Noi siamo d’accordo con lo spirito e i motivi della sentenza.Il Fatto Alimentare riportato tutte le censure e ne abbiamo viste di moltopeggio è vero ciò non toglie che anche questa ci sembra scorretta.