supermercati Conad
Conad ritiene ininfluente la presenza di dolci e snack alle casse dei supermercati per risolvere il problema dell’obesità dei bambini

Continua la raccolta delle firme per la petizione su Change.org che invita le catene di supermercati a non esporre dolci e snack in prossimità delle casse dei supermercati. Ieri abbiamo ricevuto una comunicazione del Movimento 5 Stelle ha che annuncia un’interrogazione su questo problema rivolta al Ministro della salute Beatrice Lorenzin e al Ministro dell’agricoltura Maurizio Martina. Oggi pubblichiamo la risposta dei supermercati Conad.

 

Gentilissimo dott. La Pira,

l’obesità infantile è malattia diffusa in tutte le società del benessere. Far credere che sia legata alla collocazione dei dolciumi nei punti vendita della GDO Italiana significa banalizzare il problema, non solo perché le cause, com’è noto, sono da ricercare altrove – in primo luogo nella educazione alimentare – ma perché la figura del bambino nel punto vendita in Italia è scomparsa da quasi un triennio. La ragione di questa mancanza di bambini nei negozi della GDO Italiana sta nella crisi economica che stiamo vivendo e che ha indotto i genitori Italiani ad organizzarsi per una spesa ponderata, evitando pressioni da parte dei figli verso acquisti reputati superflui o comunque non essenziali. In questo quadro della GDO Italiana ormai consolidato – come confermano tutte le rilevazioni statistiche – promuovere una campagna contro l’obesità infantile concentrandosi esclusivamente sulla seduzione esercitata sui bambini dagli snack alle casse è semplicemente inutile.

Giuseppe Zuliani, direttore Customer Marketing e Comunicazione Conad

 

CONAD logoRingrazio Conad per avere risposto al nostro appello, siamo d’accordo con Zuliani quando dice che togliere i dolci e gli snack dalle casse dei supermercati non risolve il problema dell’obesità dei bambini. Lo scopo della nostra petizione è infatti quello di abolire questa forma di marketing aggressivo e inaccettabile verso i più piccoli. Si tratta di una motivazione già condivisa da altre catene di  supermercati all’estero come Lidl e Tesco. Per dovere di cronaca va ricordato che anche la catena di supermercati francesi Leclerc (socia di Conad Italia) condivide questa scelta, visto che da anni ha eliminato snack e dolci dagli scaffali posti in prossimità delle casse. Forse la scelta di Leclerc merita una riflessione più approfondita.

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Roberto La Pira

© Riproduzione riservata  –  Foto: iStockphoto.com

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Paoblog
19 Giugno 2014 10:09

Si finge di non capire. E’ ovvio che non è eliminando gli snack alla cassa che si elimini il problema dell’obesità infantile, ma è altrettando evidente che il problema c’è e dev’essere affrontato su diversi livelli.
*
Quindi quanto propone Il Fatto Alimentare è un passo, piccolo, verso la giusta direzione; mi verebbe da definirla “soluzione Etica” e che denota l’assunzione di responsabilità che il supermercato non dovrebbe avere, dato che dovrebbero essere i genitori i primi artefici della salute alimentare dei loro figli, ma tant’è….
*
Prendiamo atto quindi che Conad non è interessata a fare un piccolo gesto a tutela dei consumatori più “debolI”…e regoliamoci di conseguenza.
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P.S. Da Conad non so, ma all’Esselunga è pieno di bambini che, detto per inciso, alle casse si dilungano in capricci ed allungano le mani verso gli espositori…

GP
GP
Reply to  Paoblog
23 Giugno 2014 10:13

Mi scusi, visto che sembra molto favorevole a prescindere su queste tesi molto generiche, mi può chiarire secondo il suo comemnto quale sarebbe il target dei prodotti in avancassa e soprattutto quale sarebbe la percentuale di R.A. (resposnabile d’acquisto) che rientrerebbe nella categoaria oggetto di obesità infantile?

Antonio Pratesi
Reply to  Paoblog
24 Giugno 2014 09:52

Sono un tecnico che “fa educazione alimentare” da due decenni a singoli pazienti, alla popolazione e talora anche alla classe medica. Una fetta importante del mio lavoro è affrontare l’obesità, la cui causa più importante NON E’ “l’educazione alimentare” ma l’ AMBIENTE (OBESOGENO) in cui viviamo. E all’interno dell’ambiente c’è anche la pubblicità martellante, rivolta ai bambini, di alimenti spazzatura che possono promuovere l’obesità.
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L’industria alimentare utilizza i migliori studiosi dell’età evolutiva (psichiatri, psicologi, PhD) per capire quale è il modo migliore per vendere. E il “fattore capriccio” dei bambini è stato identificato come uno degli strumenti più efficaci per far spendere soldi alla famiglia.
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Quindi si identifica la popolazione target da colpire con la pubblicità (bambini di diverse fasce di età) che dovranno “tormentare “ il genitore per farlo cedere.
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In uno studio fatto con 150 mamme di bambini dai 3 agli 8 anni per 2 settimane ha rilevato che in media il bambino fa circa 5 capricci al giorno. La perseveranza con cui i bambini fanno i capricci sembra aumentare con l’età. Un’indagine su 750 ragazzi dai 12 ai 17 anni ha scoperto che, mediamente, implorano i genitori 9 volte prima di ottenere ciò che vogliono. In particolare in ragazzi intervistati tra i 12 e i 13 anni, l’11% ha affermato di aver chiesto oltre 50 volte a un genitore di comprargli un determinato prodotto che era stato conosciuto tramite la pubblicità.
*
– I genitori sono stati classificati in 4 categorie:
– i “condiscendenti” che cedono subito;
– i “compagni dei figli” che si divertono, proprio come i loro figli;
– i “contrastati” che sono single o divorziati il cui atteggiamento nei confronti dell’acquisto è influenzato dal senso di colpa;
– alla fine ci sono i genitori che sanno respingere le richieste dei figli senza farsi influenzare.
*
E’ tutto studiato in maniera rigorosamente scientifica:
S. Linn “Il marketing all’assalto dell’infanzia” ed Orme.
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PS: dichiaro di non avere alcun conflitto di interesse.

Alessandro
Alessandro
19 Giugno 2014 10:52

Condivido, in primis da genitore, la prima parte della risposta di Conad. Sul fatto che la figura del bambino sia scomparsa non mi esprimo perchè non ho dati a supporto…
Continuo a non capire e lo chiedo ancora, sperando di ottenere la risposta, il perchè ci si “svegli” tutti (dal Fatto alimentare, alla deputata dei 5 Stelle) con 30 e passa anni di ritardo per combattere un fenomeno marginale, quando sarebbe molto più proficuo concentrare le forze su petizioni più efficaci che oltre a contrastare questo fenomeno nello specifico, porterebbero a benefici su ben più larga scala…

Antonio Pratesi
Reply to  Roberto La Pira
24 Giugno 2014 19:43

Egr Dr. La Pira, un signore che è amico di un grande distributore di prodotti per supermercati (con fatturato di diversi milioni di euro) mi ha appena raccontato che le casse dei supermercati vengono comperate direttamente dalle ditte che espongono i prodotti di fronte alle stesse.
A lei risulta che sia vero?

Qualche lettore del Fatto Alimentare può illuminarci e raccontare come stanno le cose?

Alessandro
Alessandro
19 Giugno 2014 12:32

Non parlo di 2,3,4 anni fa, ma degli oltre trent’anni in cui questa ed altre strategie di marketing che hanno sempre avuto come target i bambini è sempre stata presente. Tra alcuni anni di ritardo da una parte e alcuni decenni di ritardo dall’altra non c’è anche secondo lei una certa differenza?
Ma vabbeh, l’aspetto temporale sarebbe anche relativo a fronte di una soluzione efficace. Ciò che più mi lascia perplesso è proprio il fatto che, a mio avviso, il tipo di soluzione proposto non sia efficace. Se non a risolvere magari il problema in sè, ma non la causa di origine. Non risolvendo la causa, le conseguenze verrebbero semplicemente spostate dalla cassa della GDO ad altro. I suggerimenti sul come potrebbe essere, sempre a mio parere, più efficace intervenire, anche a livello di petizione, li ho fatti nei commenti ai vari articoli sull’argomento. Sta poi a voi catalogarli come buoni/non buoni ed eventualmente veicolarli con la vostra forza, in forma di petizione qualora lo riteniate opportuno.

GP
GP
23 Giugno 2014 10:35

andrebbero fatti dei ragionamenti oltre che sociali e di crociate inutili contro l’obesità infantile dovuta ai prodotti in avancassa, su chi DECIDE e acquista nei PDV e non solo nei supermercati e soprattutto delineare un profilo di prodotti, target per fare un’analisi più corretta. Attenzione, lavoro nel marketing alimentare e io stesso sono molto attento all’alimentazione e ritengo che i prodotti in avancassa non siano affatto causa di nulla se non dell’acquisto d’impulso ma sia la tipologia dei prodotti in se ma soprattutto è il R. A. cioè il responsabile di acquisto., chi compra ai bambini e chi educa i bambini. Stimolare l’impulso è un reato? Nei supermercati soltanto? Assolutamente no. Innanzitutto partiamo col dire che i prodotti in avancassa si trovano nelle stazioni di servizio, in tutti i bar, Autogrill, la defunta Blockbuster, nella GDO, nei giornalai e persino nelle farmacie! In aggiunta mi sembra ovvio che il problema non sia la posizione di vendita in quanto 1° il R.A. è praticamente inesistente sotto i 12 anni e sotto i 18 è praticamente di % bassissima, in parole povere CHI COMPRA! 2° avete mai analizzato il target dei prodotti? Tic tac non è una caramella per bambini, le batterie? Le lamette Gillette Mac 3? I gratta e vinci? Gli altri prodotti Perfetti? Le ricariche? Diciamo piuttosto che oramai i prodotti sono molto alternati e non si sono soltanto snack in avancassa, e non diretti soltanto ai bambini, individuo soltanto in parte il problema più forte per i prodotti Ferrero, Mars, Nestlé, Algida e Coca Cola. Ma questi sono i prodotti causa dei guai dei ragazzini? Sono i più acquistati da questi ultimi? Mi sembra di no primo perché chi compra e decide e educa è il genitore in fila alle casse e secondo perché nello scaffale della pasticceria industriale e soprattutto degli snack salati risiede la maggior parte delle cause.
Mi sembra a mio avviso una crociata sterile e cieca, come se si volesse da un lato pulire la coscienza e dall’altro sembra come se per eliminare la sporcizia dalle strade dovessimo sigillare i finestrini delle auto oppure obbligare a fare incarti con antifurto o biodegradabili o altre cose assurde.
La causa dei problemi alimentari è del consumatore che non presta attenzione alle etichette e per i soggetti più deboli in molti settori la decisione ricade sugli adulti, vedi parental control per la tv, per internet, ecc…

Antonio Pratesi
24 Giugno 2014 10:14

La raccolta di firme promossa dal Fatto Alimentare inciderà poco sull’obesità infantile.
E’ sicuramente un granellino di sabbia che viene spostato,
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ma è un MACIGNO dal punto di vista culturale perché ci costringe a pensare a come le nostre scelte di genitori siano pesantemente condizionate dalla PUBBLICITA’ che permea la nostra vita.
E’ la cultura e la corretta informazione che cambiano il mondo.
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Pensiamo a chi ha vinto le ultime elezioni in Italia. Chi è stato?
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Chi ha avuto più spazio alla televisione!
Maggiore visibilità, maggiore pubblicità = più voti!
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Anni fa ho conosciuto un responsabile della distribuzione di merendine/snack per vari supermercati. Per sapere in anticipo quante “merendine” doveva portare nei vari supermercati sapete come faceva? Telefonava e chiedeva quanti spot pubblicitari sarebbero andati in onda in quelle settimane. Ogni secondo in più di pubblicità corrispondeva a un tot di vendite in più.
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E’ la pubblicità rivolta ai bambini che è “immorale”. Molto più grave degli espositori di fronte alle casse! La pubblicità aumenta il consumo di prodotti spazzatura che hanno una densità calorica di 560 kcal/etto (14 volte il contenuto calorico della frutta!) In pratica si promuove l’Obesità che è una malattia grave perché fa perdere molti anni di vita, crea disabilità e aumenta i costi sanitari in maniera insostenibile.
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Ma è tutto collegato (pubblicità ed espositori) poiché negli espositori di fronte alle casse ci sono proprio quei prodotti che vengono pubblicizzati. Avete osservato che i vari snack al cioccolato che sono in questi espositori sono posizionati ad un’altezza che va da terra sino a circa un metro? E a chi sono rivolti questi espositori se non ai bambini? Vi manderò una foto con un bambino a fianco.
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Concludendo è l’AMBIENTE che crea l’obesità. La pubblicità condiziona in maniera negativa la cultura della popolazione generale, mettendo i bambini contro i genitori per vendere.
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Cari genitori firmate questa petizione perché è un piccolo passo che aprirà nuove strade per una società migliore e più consapevole. Fatelo per i vostri figli e per i vostri nipoti.
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Dichiaro di non avere alcun conflitto di interessi.

GP
GP
Reply to  Antonio Pratesi
24 Giugno 2014 17:00

Quindi Perfetti, Ferrero, Mars ecc hanno tanti clienti alti un metro sotto i 12 anni che acquistano di loro iniziativa perché bombardati da pubblicità nel dopo scuola? Chi da i soldi a questi bambini? Chi porta i bambini fino al supermercato? Chi mette davanti alla tv i bambini? Quindi il cibo spazzatura è perché a base di cioccolata o sottoforma di snack? Esistono dolci salutari? Quali? Perché gli snack si e le merendine e patatine no? come mai non ho mai conosciuto un bambino magro in una famiglia di genitori sovrappeso? Può spiegare bene il fenomeno collegato all’obesità, cibi spazzatura, e chi acquista?

GP
GP
24 Giugno 2014 17:39

quindi sono i bambini di un metro di 12 anni che da soli acquistano al supermercato i prodotti giusto?