Sulla vicenda degli additivi di Grom riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di Guido Stecchi, presidente dell’Accademia delle 5T (Territorio, Tradizione, Tipicità, Trasparenza, Tracciabilità).
Egr. dott. La Pira, mi permetto di scrivervi in seguito al vostro esposto contro la Grom in quanto questa azienda è socia dell’Accademia delle 5T (Territorio, Tradizione, Tipicità, Trasparenza, Tracciabilità), che presiedo. La naturalità e sostenibilità dei prodotti è presupposto essenziale dell’appartenenza al nostro sodalizio e la rinuncia agli additivi sintetici è una regola determinante. Per questo ci sentiamo in causa.
La differenza tra additivo naturale (che nel caso della farina di carrube è addirittura un alimento) non è ridicola ma eticamente e concretamente essenziale. Forse Guido Martinetti ha sbagliato se non ha aggiunto alla parola “additivi” l’aggettivo “chimici” o “sintetici” nella sua comunicazione, ma è un peccato veniale rispetto alla stragrande maggioranza delle gelaterie sedicenti artigianali che usano ben altro.
Poi non capisco una cosa: forse è a prima vista ingannevole scrivere che non si usano additivi se si usano, pur se – nell’immaginario collettivo – è intuitivo che si intende additivi chimici. Ma perché dovrebbe essere un modo di denigrare gli altri? Innanzitutto scrivere di non usarli non significa dichiarare che gli altri li usano. Chiunque altro non li usasse potrebbe benissimo, se lo ritenesse qualificante, scrivere altrettanto. Chi li usa non ha motivo di sentirsi denigrato se lo fa con la coscienza tranquilla perché ritiene sia corretto usarli.
Mi pare che così Il Fatto Alimentare difenda, immagino senza volerlo, solo chi li usa con la coscienza sporca e non vuole si sappia. Quanto all’impossibilità di fare gelati senza additivi, è un’affermazione che non condividiamo: perlomeno non riguarda chi li fa o li manteca (come Grom) quotidianamente.
Guido Stecchi – presidente dell’Accademia delle 5T
Gentile Stecchi non è una questione di coscienza o di buona fede, ma di regole europee che tutti sono tenuti a rispettare. Abbiamo chiesto a Grom per due anni di cambiare le frasi pubblicitarie sui muri e sui depliant e non lo ha fatto. In genere non aspettiamo così tanto per rivolgerci al Garante e/o all’Iap. Se Grom avesse ragione, le aziende che non usano additivi “chimici”, come li definisce Martinetti, potrebbero scrivere sulle etichette le frasi che Grom riporta sui muri dei suoi negozi e sui depliant! Chissà perché nessuno lo fa! Se prova a rispondere all’interrogativo il rebus è risolto.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Posizione alquanto di parte quella delle “5T” (che mi ricordano, con un brivido sinistro, il famoso “buono pulito e giusto”… privati che tentano di creare le loro linee guida sull’alimentare).
Mi permetto rispettosamente di notare che forse se la difesa se fosse provenuta da qualcuno senza affiliazioni con Grom sarebbe stata più autorevole.
Sono davvero sconcertato dalla lettera di questo signore, soprattutto perchè rappresenta un’accademia “culturale” dal nome altisonante.
Ma probabilmente è solo una di quelle associazioni attraverso le quali gli imprenditori come Grom perseguono le loro ingannevoli strategie di marketing.
Mi associo al commento di Serena puntualizzando che la farina di semi di carruba è un additivo, cosa differente dalla farina di carruba che è appunto un alimento. Difendono una cosa indifendibile e non sanno neanche le basi…
appoggio in pieno la vostra “causa” e non mi capacito di come, di fronte all’evidenza, non si voglia ammettere l’errore e si torni sui propri passi.
continuate così!
“Forse Guido Martinetti ha sbagliato se non ha aggiunto alla parola “additivi” l’aggettivo “chimici” o “sintetici” nella sua comunicazione, ma è un peccato veniale rispetto alla stragrande maggioranza delle gelaterie sedicenti artigianali che usano ben altro.”
Questo è il classico pensiero italiano che ci porta alla rovina, “se qualcuno fa peggio di me allora io sono a posto e va bene quello che faccio”
Per non parlare del fatto che Grom è una sedicente artigianale…
da parte di un associazione che dovrebbe realmente difendere la trasparenza, questo è un controsenso.