Dopo la decisione di Auchan di mettere in rete l’elenco dei prodotti alimentari ritirati dal mercato, registriamo un’altra presa di posizione interessante. Si tratta di SoGeGross Cash and Carry un centro all’ingrosso che da questo mese pubblica sul proprio sito gli avvisi di tutti i prodotti che presentano una “non conformità” e devono essere ritirati a titolo precauzionale dal mercato.
“Abbiamo deciso di inserire quest’area sul nostro sito già da qualche tempo – spiega Marco Bonini, direttore del canale cash and carry del Gruppo SoGeGross – per fornire ai clienti un servizio aggiuntivo rispetto agli obblighi di legge. Siamo i primi nel settore del cash and carry a implementare un tale strumento e abbiamo già avuto un ottimo riscontro da parte della clientela. Chiediamo ai nostri clienti di portare con sé, al momento della restituzione del prodotto la fattura: si tratta di una condizione necessaria per procedere con il reso. In genere, riusciamo a intercettare i prodotti non conformi prima che siano a disposizione del pubblico nel punto vendita: nel caso in cui non fosse possibile, provvediamo a contattare singolarmente tramite telegramma i clienti che hanno acquistato il prodotto non conforme, operando in accordo con le ASL competenti sul territorio. A questa procedura si aggiunge ora l’area di avvisi sul sito web”.
Nella lista troviamo un lotto di arachidi Mister nut firmati New Factor Spa contaminate da aflatossine e un lotto di fragole surgelate firmate Asiago Food non conformi alle analisi dell’Asl.
In questa rassegna di supermercati che avvisano i consumatori un posto di rilievo spetta a Carrefour. Il Fatto Alimentare ha già dedicato un articolo allo spazio presente da qualche mese sul sito della catena con la lista dei prodotti ritirati dagli scaffali per la presenza di qualche difetto o perchè possono essere nocivi per la salute. Purtroppo lo spazio riguarda esclusivamente i prodotti a marchio Carrefour e non riporta i nomi dei prodotti delle altre aziende ritirati dagli scaffali per motivi analoghi. Questo aspetto è abbastanza deludente perchè così il servizio al consumatore risulta dimezzato.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Il problema è che è vietato pubblicare i nomi di un’azienda che ha commesso un illecito come la frode e l’adulterazione prima che la sentenza passi in giudicato. Ma più in generale, in caso di rischio alimentare, si deve tutelare il diritto dell’azienda di chiedere contro analisi ed il contraddittorio con chi ha segnalato (se è un privato) o sanzionato (se è un organo di vigilanza pubblica) il pericolo. Forse per questo le catene della GDO pubblicano solo i risultati dei propri prodotti a marchio. Resta poi il fatto che se si è proceduto al richiamo o ritiro del prodotto potenzialmente pericoloso non si deve avvisare il consumatore non essendoci più alcun pericolo.
In Francia , Belgio , Inghilterra … i nomi si pubblicano. Pubblicare in rete o mettere un cartello nei punti vendita con la lettera ricevuta da un fornitore che invita a ritirare un prodotto dagli scaffali è reato? Nel caso dei frutti di bosco surgelati contaminati dal virus dell’epatite A è vero che sono stati ritirati dal mercato, ma ci sono molte probabilità che centinaia di persone abbianmo ancora quei lotti in frigorifero. Lo stesso problema si pone per i prodotti che scadano dopo 6 mei o un anno. Il problema è che quasi nessuno avvisa i consumatori in modo aeguato e in questo contesto luso di internet mi sembra doveroso…..
E’ vero che in altri Paesi si pubblicano i nomi, ma anche lì dopo che sono stati rispettati i diritti dell’azienda a cui è stato contestato il pericolo o il reato. Anche lì, quindi, solo se rappresentano un reale pericolo ovvero se non sono stati ritirati o richiamati dal mercato. Sfido chiunque a pubblicare subito il nome di un prodotto di un’azienda senza aver applicato tutte le norme di tutela dei diritti dell’azienda e non incorrere in una causa legale terrificante. Inoltre le leggi in Italia per quanto riguarda la pubblicazione dei nomi delle aziende per le frodi e l’adulterazione sono diverse e si rifanno a quelle dello scandalo al metanolo. Provi a verificarlo al Ministero.
I consumatori hanno diritto di sapere. Il ministero ha il dovere di informare così come i supermercati. Questo è l’unico principio che conta. Sapere che domani qualcuno ad una festa di bambini porterà a tavola un dessert fatto in casa con i frutti di bosco surgelati contaminati dal virus dell’epatite A mi disturba.
I consumatori hanno diritto ad essere informati se esiste un pericolo, e prima delle contro prove non è dato di saperlo. E’ sempre questioni di pochi giorni. Nel frattempo le aziende sono obbligate a ritirare e bloccare il prodotto incriminato per evitare che il pericolo si propaghi. Tutto nel rispetto delle leggi vigenti. Ora se vuole può seguire “l’unico principio che conta” e provare a pubblicare tramite il suo giornale le ditte che non hanno provveduto a seguire le procedure che ho descritto.
Caro Tozzi , il problema è che i consumatori non vengono informati. Tutto il resto conta poco!
caro Tozzi , sono un addetto al controllo qualità di una importante gdo , tutti i giorni contesto oltre 50 forniture di prodotti freschi e freschissimi.
Senza aspettare alcuna sentenza .
E il fornitore mi deve provare che sbaglio.
Cari signori, il vostro dibattito è molto interessante e vorrei contribuire dicendo che l’ articolo 19 del Reg CE 178/2002 afferma che se l’ operatore del settore alimentare(che non è il solo produttore),”ritiene o ha motivo di ritenere che un alimento da lui importato, prodotto, trasformato, lavorato o distribuito non sia conforme ai requisiti di sicurezza degli alimenti, e l’alimento non si trova più sotto il controllo immediato di tale operatore del settore alimentare, esso deve avviare immediatamente procedure per ritirarlo e informarne le autorità competenti. Se il prodotto può essere arrivato al consumatore, l’operatore informa i consumatori, in maniera efficace e accurata, del motivo del ritiro e, se necessario, richiama i prodotti già forniti ai consumatori quando altre misure siano insufficienti a conseguire un livello elevato di tutela della salute.”
Il punto è che il verbo usato è “ritiene”, non “è sicuro”. Le controanalisi, secondo me, danno la “certezza”, ma già da prime analisi chiunque può ritenere che un prodotto non sia sicuro.
La legislazione alimenatre ha come obiettivo la tutela della salute secondo e non quella delle ditte.
Caro Antonio
conosco bene le motivazioni per le quali la GdO contesta le forniture dei prodotti freschissimi e freschi e non sono certo sempre per la sicurezza alimentare. Conosco anche bene le vostre procedure con le quali aumentate lo spreco alimentare per le vostre politiche di marketing. Un esempio? Le patate in rete: se ne trovate una sola che per problemi di trasporto non va bene rimandate indietro tutta la rete da 5 o 10 kg. Tralascio altre pratiche..
Ma mi dica visto che lavora per la GdO quali sono i veri motivi per i quali non aderite alla proposta di La Pira?
Cara Erika
nel caso di prima contestazione c’è il blocco dell prodotto fornito sia nell’azienda che l’ha prodotto sia in quella dove è arrivato. Se è stato già commercializzato iniziano le procedure di ritiro e di richiamo. Quel che contesto a La Pira è il voler mettere in rete immediatamente il nome dell’azienda che ha fornito il prodotto, prima che siano fatte almeno le controanalisi. Sono cose separate le procedure che tendono a limitare o a eliminare il potenziale rischio e quelle di pubblicazione dei nomi delle aziende. Certo, se il rischio fosse altissimo non c’è bisogno di aspettare tempo e si può benissimo subito provvedere a informare i consumatori, ma è questione di valutazione e questa viene fatta insieme alle ASL normalmente.
Caro Tozzi, nel gruppo dove lavoro sono, prima di tutto, un assiduo cliente.
Il buono che porto sulla mia tavola e di tutti i nostri clienti é merito di una etica che a volte si scontra con l`essere una azienda commerciale.
Se in 10 confezioni da 10 pezzi c`é un pezzo rotto per conf. noi apriamo tutte le confezioni e respingiamo il meno possibile; La lotta allo spreco fa parte dell` etica .