È comprensibile che l’attenzione degli inquirenti si concentri anche sugli alimenti presenti in casa – come dimostra il sequestro di conserve, scarti e gusci di vongole – ma attribuire implicitamente la causa dei decessi a una cena a base di pesce rischia di essere fuorviante.

Intossicazioni di pesce
Le comuni intossicazioni alimentari legate a pesce e frutti di mare provocano nella stragrande maggioranza dei casi disturbi gastrointestinali acuti: vomito, diarrea, dolori addominali, talvolta febbre. Anche quando i sintomi sono intensi, l’evoluzione verso un esito fatale è estremamente rara, soprattutto in persone giovani e senza patologie pregresse.
Le forme di intossicazione alimentare realmente mortali sono poche e ben definite. Fra i prodotti ittici uno degli esempi più noti è quello del pesce palla, specie dei mari tropicali che può contenere una neurotossina estremamente potente. Il botulismo, spesso evocato quando si parla di decessi legati al cibo, non è associato al consumo di pesce fresco o frutti di mare, ma a conserve domestiche o alimenti gravemente mal conservati. Altre intossicazioni da prodotti ittici – come quelle da biotossine marine presenti nei molluschi o la cosiddetta sindrome sgombroide – possono essere serie, ma non sono tipicamente responsabili di insufficienza epatica fulminante, che è invece un elemento clinico emerso nelle ore precedenti la morte delle due pazienti.
I funghi ?
Ed è proprio questo dato a rendere poco plausibile l’ipotesi di una semplice tossinfezione da pesce o frutti di mare. L’evoluzione rapida verso una compromissione multiorgano, richiamata anche dai vertici dell’azienda sanitaria, orienta piuttosto verso cause tossiche o patologiche diverse, che richiedono accertamenti specifici.
Non a caso, nelle ricostruzioni giornalistiche emerge un dettaglio spesso trascurato nei titoli: la famiglia avrebbe consumato anche funghi. Alcune intossicazioni da funghi epatotossici sono tra le cause più note di insufficienza epatica fulminante e possono esordire con sintomi gastrointestinali aspecifici, inizialmente scambiabili per una gastroenterite, per poi peggiorare drammaticamente nelle ore o nei giorni successivi.
Autopsia necessaria
Sarà l’autopsia, insieme agli esami tossicologici mirati, a chiarire quale sia stata la reale “fonte di innesco”. Nel frattempo, è importante evitare semplificazioni: non tutte le intossicazioni alimentari sono uguali e il consumo di pesce o frutti di mare, nella stragrande maggioranza dei casi, non è associato a eventi letali.
Un’informazione più prudente e accurata è necessaria non solo per rispetto delle vittime, ma anche per evitare allarmismi infondati nei confronti di alimenti di largo consumo.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24


