Oggi la Cucina italiana è entrata ufficialmente nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO. Il Comitato intergovernativo, riunito a Nuova Delhi, ha approvato l’iscrizione della candidatura denominata “La Cucina italiana fra sostenibilità e diversità bio-culturale”. La decisione segna una svolta: è la prima volta che l’UNESCO premia una tradizione culinaria nella sua globalità, superando l’approccio concentrato su singole pratiche o tecniche specifiche.
Un modello di sostenibilità
La candidatura, avanzata nel 2023 da una rete di istituzioni culturali e associative, ha avuto successo per aver messo in risalto i valori fondamentali che vanno oltre la ricetta, ovvero la sostenibilità e l’impegno nel contrasto allo spreco alimentare. C’è anche un’identità culturale dovuta al legame indissolubile con il territorio e la capacità di tutelare la biodiversità delle diverse regioni. L’ultimo elemento è la convivialità, ovvero l’atto del cucinare e del condividere il pasto come una pratica quotidiana capace di unire comunità, generazioni e culture.Con l’ingresso della Cucina italiana, l’Italia rafforza il suo primato, portando a 20 gli elementi nazionali iscritti nella prestigiosa Lista del Patrimonio Immateriale. Essa si affianca a precedenti e celebri riconoscimenti come la Dieta Mediterranea (2013), l’Arte del pizzaiuolo napoletano (2017) e la Cerca e cavatura del tartufo (2021).
“È la prima volta che l’UNESCO concede un riconoscimento che non riguarda alcuni aspetti o caratteristiche particolari, ma una cucina nazionale che ha presentato un ampio dossier preparato a cura dell’Accademia Italiana della Cucina, Fondazione Casa Artusi, rivista La Cucina Italiana e presentato ufficialmente dal Governo italiano – precisa Giovanni Ballarini presidente onorario della Accademia Italiana della Cucina–. Un riconoscimento che sfata molti pregiudizi come quelli di un’Italia talvolta considerata nazione di ghiottoni se non mangioni dimenticando le antiche e nobili radici di una cucina che fin dal Rinascimento ha diffuso la cultura del cibo e la gastronomia insegnato in tutta l’Europa”.

Il riconoscimento UNESCO riconosce il valore culturale della cucina italiana nella sua diversità e capacità da sempre di accogliere il nuovo e farlo proprio. Stravaganti se non strampalate sono le previsioni sui guadagni di aziende e ristoranti che travisano il significato di un riconoscimento culturale che accoglie le infinite tradizioni locali che nell’insieme formano il mosaico della nostra cucina. Un riconoscimento molto oneroso e impegnativo, ma al tempo stesso gratificante in questi tempi di cambiamenti anche in cucina, perché impegna non solo a mantenere quanto fino ad ora ottenuto ma obbliga tutti a proseguire in un cammino culturale degno di un grande passato.
La cucina italiana è un mosaico globale
Nonostante l’enorme e meritato riconoscimento, la cucina italiana non è un’entità monolitica. Al contrario, è un mosaico dinamico e un capolavoro di sintesi, frutto di secoli di scambi e contaminazioni culturali. Riconoscere queste radici plurime esalta la sua unicità. Piatti simbolo come la pizza e la pasta al sugo non esisterebbero senza il pomodoro, la patata, il peperoncino e il mais (per la polenta), tutti ingredienti importati dopo il 1492 dall’America. Poi ci sono i contributi arabi e mediterranei che hanno aggiunto elementi fondamentali come gli agrumi, il riso e tecniche dolciarie, in particolare nel Sud Italia. La cucina italiana eccelle proprio nella sua capacità di assimilare, rielaborare e nobilitare ingredienti e tecniche provenienti da tutto il mondo, trasformandole in un patrimonio distintivo che, oggi, celebra la sua identità unica, ma intrinsecamente globale.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare



Quale? La cucina italiana NON ESISTE
Concordo. Esistono forse le cucine regionali.