Allevamenti maiali La Pellegrina Gruppo Aia Veronesi

Carcasse di suinetti abbandonate, ferite non curate e un’infestazione di ratti anche all’interno delle gabbie. È quanto documentato da Greenpeace Italia nella nuova inchiesta Dietro le sbarre, realizzata grazie a video e immagini provenienti da una fonte anonima e verificate dall’organizzazione. Il materiale proviene da un allevamento intensivo di suini situato a Roncoferraro (Mantova), di proprietà della Società Agricola La Pellegrina S.p.A., controllata al 100% dal Gruppo Veronesi, colosso dell’agroalimentare italiano che possiede marchi come AIA, Negroni e Wudy.

Ferite e carcasse, tra sporcizia e roditori

Le immagini raccolte all’interno dell’allevamento di maiali e scrofe mostrano un quadro drammatico: roditori vivi e morti all’interno dei reparti, scrofe ferite o con prolassi uterini non trattati, carcasse di suinetti abbandonate per oltre 24 ore e intere aree dell’allevamento invase da insetti. Secondo Greenpeace, “la presenza così massiccia di ratti rappresenta un rischio sanitario sia per gli animali che per i lavoratori”, poiché può veicolare zoonosi come salmonellosi e leptospirosi, oltre a contaminare il mangime e danneggiare strutture e impianti.

Allevamenti maiali La Pellegrina Gruppo Aia Veronesi
Roditori  nell’allevamento di maiali nell’allevamento La Pellegrina del Gruppo Aia Veronesi

Reflui, farmaci e perdite di liquami

Le verifiche hanno inoltre evidenziato l’uso di farmaci ormonali (come ossitocina) e anti-infiammatori il cui uso è legale ma che sono un indice di problemi sanitari, oltre a scarsa igiene e manutenzione. Alcune riprese aeree mostrano perdite di liquami da un pozzo ostruito, con scarico diretto sul terreno aziendale, potenzialmente pericoloso per il suolo e le acque.

Un colosso con fatturati miliardari

Secondo il report, La Pellegrina S.p.A. è la seconda azienda zootecnica italiana per ricavi (1,65 miliardi di euro), subito dopo Tre Valli, anch’essa del Gruppo Aia- Veronesi. Riceve anche fondi pubblici dalla Politica Agricola Comune (PAC): nel 2024 è risultata al 41° posto tra i massimi beneficiari italiani, con 232.255 euro. Nonostante ciò, il Bilancio di sostenibilità 2023 del Gruppo Veronesi, certificato da Deloitte, afferma che “il rispetto per gli animali è un valore primario”, garantendo la libertà da dolore e malattie “attraverso diagnosi tempestive e trattamenti adeguati”. L’inchiesta di Greenpeace mette però in dubbio la distanza tra dichiarazioni e realtà: “Il benessere animale esiste solo su carta”, si legge nel documento.

Allevamenti maiali La Pellegrina Gruppo Aia Veronesi
Allevamenti di maiali nell’azienda La Pellegrina Gruppo Aia Veronesi

Un sistema da cambiare

Greenpeace ha segnalato le presunte irregolarità alle autorità competenti e sostiene la proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi”, che punta a ridurre drasticamente il numero di animali allevati in modo intensivo e a favorire modelli più sostenibili.
“La denuncia che ci è stata inviata – spiegano da Greenpeace – non è un caso isolato ma parte di un sistema insostenibile, che arricchisce pochi marchi e scarica sull’ambiente e sulla salute pubblica i costi reali della carne a basso prezzo”.
© Riproduzione riservata – Foto: Greenpeace


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alberto tadini
alberto tadini
11 Novembre 2025 14:13

Personalmente, l’unica cosa che posso fare è non comperare negroni, wudy, aia. (mai comperati, in effetti).
Poi non si può fare altro che sperare nei nas; perchè se aspettiamo le iniziative del cognato o della lobby agricola che spara cavolate su invasioni di prodotti esteri, spacciandoli tutti per veleni, possiamo tranquillamente diventare più vecchi di matusalemme senza che succeda alcunchè.

Federico
Federico
11 Novembre 2025 20:40

Quel gruppo produce, oltre a moltissimi altri prodotti, anche Prosciutto di Parma e Prosciutto di San Daniele…figurarsi se qualcuno si permette di andare contro il SACRO MADE IN ITALY…

Pier Enrico
Pier Enrico
11 Novembre 2025 21:43

Ma l’ USL , gli enti verificatori, i controllori cosa fanno?

Federico
Federico
12 Novembre 2025 13:34

Mai che si arrivi da qualche parte con queste storie..
Una fonte manda delle foto e dei filmati a greenpeace.
Ma portarli in questura , dai, carabinieri? Valore di queste denuncie ZERO.
Giusto per fugare ogni dubbio: evito di mangiare carne.

Giuseppe Pastori
Giuseppe Pastori
16 Novembre 2025 20:18

Comunque sull’argomento da parte del gruppo Veronesi non ho letto da nessuna parte alcuna presa di posizione o comunicato (come invece aveva fatto Fileni) che prendesse in esame qualche iniziativa per risolvere quella situazione. Ci diciamo che qualche mela marcia non può mettere in discussione il lavoro di allevatori onesti, però se c’è implicato una grossa società come la mettiamo?
Non vanno rivisti urgentemente i protocolli di gestione, facendo indagini a tappeto e facendo emergere tutte le situazioni critiche una volta per tutte?
Comprendo che gli allevamenti sono sempre in sofferenza per via dei costi e dei pochi margini, ma se è necessario è bene investire per renderli più moderni ed efficienti (un sistema perimetrale ad Ultrasuoni o di trappole anti ratto più efficienti non costano un patrimonio) e garantire la salubrità degli animali e la food security in senso lato: non si possono permettere certe cose. Piuttosto a chi non è in regola andrebbero messi i sigilli.

Sabrina Standoli
Sabrina Standoli
18 Novembre 2025 09:19

Sono vegana da quasi vent’anni e mi pento di non aver capito prima il senso della vita e del rispetto. Gli animali non sono cibo e la rivoluzione comincia dal piatto. Essere vegani è una scelta di amore e non di estremismo, non è una moda ma una presa di coscienza e di etica morale.

Antonio Ciminelli
Antonio Ciminelli
18 Novembre 2025 14:26

Quanto tempo dobbiamo aspettare ancora per mettere fine agli allevamenti intensivi che oltre alla crudele sofferenza animale stanno inquinando l’Italia. La politica (quella buona se esiste) deve adottare provvedimenti urgenti per sostituire gli allevamenti intensivi con allevamenti rispettosi dell’ambiente e della salute nostra e degli animali. Il Parlamento non può continuare a fare gli interessi di pochi prenditori a discapito del benessere della collettività.

Luigi
Luigi
18 Novembre 2025 23:31

È la riprova questa che gli ispettori delle asl non devono stare nei servizi del dipartimento di prevenzione. Ma dovrebbero dipendere direttamente dal direttore generale dell’ASL, attraverso una gerarchia interna. Sarà quindi il dirigente degli ispettori ad intervenire con i suoi coordinatori nei vari servizi del dipartimento di prevenzione. Se si riuscisse a fare questo, il controllo e la vigilanza del territorio sarebbe tutta un’altra cosa. Ci potete credere. Un collega

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