Vivere nelle immediate vicinanze di una vigna, come accade al 4% dei francesi (circa 2,7 milioni di persone) significa assumere – attraverso diverse vie – decine di pesticidi. Il risultato è che la concentrazione di fitofarmaci nell’organismo è molto più elevata rispetto a quella che si riscontra in chi vive in zone non a vocazione viticola.
È questo l’esito di un grande studio chiamato PestiRiv, lanciato dall’agenzia per la sicurezza alimentare francese, l’ANSES, insieme a Santé Publique France, che hanno appena raso noto i suoi risultati finali. Anche se l’associazione tra la vicinanza e le concentrazioni di fitofarmaci non stupisce, e lo studio non ha valutato i possibili danni alla salute, è molto importante avere dati certi dai quali partire, per fornire indicazioni alle popolazioni interessate e programmare interventi finalizzati al contenimento dell’uso di queste sostanze.
Lo studio sull’esposizione ai pesticidi
Per controllare la situazione a livello nazionale, tra il 2021 e il 2022, in due periodi dell’anno (da marzo ad agosto, con i trattamenti al massimo, e poi da ottobre e febbraio, senza trattamenti) i ricercatori hanno analizzato i capelli e le urine di circa 2mila adulti e più di 740 bambini residenti in 265 zone viticole e non viticole di sei regioni a vocazione vinicola (Grand Est, Borgogna-Franca Contea, Alvernia-Rodano Alpi, Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Occitania e Nuova Aquitania), cercando ben 56 prodotti diversi.
I ricercatori hanno suddiviso i partecipanti in due gruppi, a seconda che della distanza delle case di residenza dalla vigna: inferiore ai 500 metri o superiore ai cinque chilometri. Inoltre, hanno chiesto loro di rispondere a dettagliati questionari sulle proprie abitudini (per esempio sul tempo passato all’aria aperta, o sull’impiego di pesticidi in casa) e sulla dieta. Oltre ai campioni biologici, gli autori hanno analizzato anche l’aria (esterna e interna alle case), la polvere e alcuni ortaggi e frutti coltivati all’aperto.
Si è deciso di studiare le vigne perché sono tra le colture più pesantemente trattate e si trovano spesso in prossimità delle abitazioni.

Una relazione evidente tra vigne e pesticidi
Alla fine la relazione tra distanza dalla vite e presenza di sostanze nell’organismo è risultata evidente, così come la proporzionalità di dosaggi e tipi di sostanze, e la coincidenza dei dosaggi più elevati con i periodi di trattamento. Sia bambini che adulti avevano tanti più fitofarmaci nell’organismo quanto più vivevano vicino alle viti, soprattutto durante i trattamenti. In alcuni casi, la concentrazione nelle urine di chi viveva vicino ai vigneti era 1,5 maggiore rispetto a quella di chi viveva più lontano, quella dell’aria addirittura 12 volte e quella della polvere dieci volte. Durante il periodo di irrorazione, poi, 12 pesticidi erano presenti praticamente in tutti i campioni di urina analizzati.
Tra l’altro, sono stati trovati sia pesticidi molto specifici per la vite come folpel o metiram, sia altri più generici, che probabilmente arrivavano anche dalle colture circostanti, come il glifosato, il fosetil-alluminio e la spiroxamina. E non è tutto: il 2022, anno in cui sono stati prelevati molti dei campioni, è stato un anno molto siccitoso, che ha richiesto meno pesticidi del solito. Le dosi medie potrebbero essere quindi essere state sottostimate rispetto a quello che accade di solito.
Ma il dato più preoccupante è probabilmente quello relativo ai bambini tra i tre e i sei anni: le loro concentrazioni sono sempre risultate più elevate, e questo accade probabilmente sia perché i più piccoli trascorrono in media più tempo all’aperto e a minore distanza dal suolo, sia perché il loro organismo è meno efficiente nell’eliminare quel tipo di composti.
Le raccomandazioni
Non c’è dubbio, quindi, sul fatto che le persone che vivono nelle zone agricole, e in particolare vicino alle vigne, siano più esposte del resto della popolazione. E lo stesso, con ogni probabilità avviene anche per qualunque altro tipo di coltura che richieda pesticidi.

Per tale motivo, Santé Publique France e l’ANSES raccomandano di limitare allo stretto indispensabile l’uso dei pesticidi, in questo caso sulle viti. Inoltre ricordano che la Francia ha varato il programma Ecophyto 2030, assai ambizioso, basato su un approccio One Health e finalizzato anche alla riduzione dei prodotti nocivi sulle piante: rispettare quanto previsto sarebbe già di grande aiuto.
Un altro invito è quello a informare in modo puntuale e dettagliato – anche se comprensibile a tutti – la popolazione, perché il successo di una strategia che punta a ridurre i fitofarmaci necessita della partecipazione attiva di tutti i cittadini. Ciascuno, se informato, può fare qualcosa per proteggersi, come non portare le scarpe in casa, pulire spesso i pavimenti e sbucciare ciò che si coltiva all’aperto, prima di mangiarlo. Inoltre, essere a conoscenza del fatto che in un certo momento ci sarà l’irrorazione può aiutare a evitare di assorbire quantità eccessive.
Le prossime tappe
Gli studi proseguono, soprattutto per approfondire gli aspetti legati alla salute e arrivare a definire soglie massime di esposizione, tenendo conto anche di quanto emerso in altri lavori analoghi. Si incroceranno i dati sulla salute con quelli degli studi presentati a supporto delle domande di immissione in commercio dei pesticidi, basati su modelli animali. Le possibili azioni sull’organismo saranno analizzate sia per singole molecole che per associazioni e miscele, con e senza altri fattori di rischio, per cercare di comporre un quadro realistico. Infine, tutti i risultati ottenuti saranno via via messi a disposizione della comunità scientifica, affinché tutti li possano utilizzare per ulteriori ricerche.
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Giornalista scientifica



penso alle tante produzioni vinicole di grido insistenti in Italia, in particolare alle zone del prosecco, di gran lunga il più richiesto e, addirittura, premiato dall’Unesco, dove si consumano tonnellate di pesticidi che, certamente, incidono seriamente sulla salute di chi li usa e vi abita vicino. ovviamente, il problema si presenta con tutti i tipi di colture agricole convenzionali!
Per quanto ho ahimè quasi totalmente smesso di bere vino e derivati dell’uva (maledettamente trattata). Chi scrive è nipote di chi l’uva la coltivava, ma non con i fitofarmaci!!! Non capisco perché cerchiamo sempre di alzare l’asticella della quantità, a discapito di tutto e tutti!
E in Italia tutti sani? Vidi un servizio sulla zona del prosecco dove vi e’ l’obbligo di avvertire il giorno prima delle irrorazioni gli abitanti nelle vicinanze che si lamentavano dell’acre odore che rimaneva e dell’impossibilità di vendere le case malgrado il valore dimezzato! Mi sono sempre domandato: ma questi veleni non vanno nel vino?
In Italia un problema simile (forse anche peggiore) si ha con le (mono)culture di mele in Alto Adige e in Val di Non: i cocktail di pesticidi abbondano
Un problema che esiste da tanto tempo, vivendo sia in Trentino con mele piene di pesticidi che vedevo i passeri per terra morti, per le golden e le stark, di una nota marca… e guai a chi osa a far parola, dovevo chiudere le finestre lavare sempre tutto perché passavano con il trattore e atomizzatore vicino anche alle case, torrenti, fiumi, non che sia meglio a Valstagna dove tutto è contaminato, il Brenta e tutto intorno è contaminato per coltivazione sia di mele e uva, a monocoltura, la “cara” Valpolicella è oggetto di critiche di ambientalisti e della popolazione locale, tutto avvelenato, è rimasto solo uva al glifosato e neonicotinoidi, uguale situazione per le monocolture di olivi pieni di pesticidi, che stanno deforestando intere colline e monti, la cultura a rotazione è scomparsa, mio fratello abita lì da anni e non beve più il vino locale perché è talmente avvelenato che mi ha detto che non vuole morire per le aziende che lo producono, questa è l’amara realtà che è dentro una bottiglia.
C’è stato un Professore che si è scagliato contro questa mafia dei pesticidi, dicendo “non bevete questi vini che sono avvelenati, specialmente il prosecco e il valpolicella” non fosse mai successo, è stato insultato, deriso, bannato, poco tempo fa, una persona che difende la salute della gente, contro le monocolture vitivinicole piene di pesticidi, conosco di persona una persona che ha fatto querela a una nota azienda per l’eccesso di pesticidi usati per le mele, gli è stato bruciato il negozio a Cles, più evidente di così ci comanda e ci nasconde la verità, di cosa mangiamo e beviamo questo sono sono fatti gravi che non possono essere ancora tollerati.