Un altro produttore è stato “sorpreso” con “le mani nella marmellata”: l’Antitrust ha di nuovo colpito un’azienda che produce confetture e prodotti a base di frutta per la presenza di diciture “scorrette”.
Questa volta è il caso di Vis di Lovero, in provincia di Sondrio, sanzionata con una multa di 20mila euro per aver commercializzato la preparazione biologica di frutta Biodelizia e la confettura PiùFruttaDiet con etichette fuorvianti.
Biodelizia è stata venduta per un anno (dal mese di novembre 2011 al novembre 2012) con la dicitura in etichetta “senza zuccheri aggiunti”. L’aspetto curioso è la scelta del produttore di proporre le prime due parole con un carattere tipografico molto grande mentre la terza parola utilizza caratteri minuscoli. In questo modo l’acquirente al primo sguardo viene colpito dalla scritta “senza zuccheri”. L’Antitrust ha multato l’azienda: «……perché la ridotta evidenza grafica del termine “aggiunto” rispetto alle parole “senza zucchero” potrebbe far ritenere che i prodotti pubblicizzati siano privi di zuccheri, circostanza che nel caso di specie non appare veritiera; anche la dicitura “senza zucchero aggiunto” non è spendibile in ragione del succo d’uva che viene, di regola, utilizzato per le sue proprietà dolcificanti».
La confettura PiùFruttaDiet è stata multata sia per l’impiego della dicitura “senza zuccheri aggiunti” sia per il termine “Diet” che «risulta in contrasto con il divieto espresso di utilizzo del termine “dietetico” per un prodotto di uso comune, quale la preparazione in questione».
Per dovere di cronaca va detto che dal mese di novembre 2012, l’azienda ha deciso di commercializzare gli stessi prodotti con etichette nuove dove la frase sotto accusa è stata sostituita con le parole “solo con zuccheri della frutta”.
Il caso di Vis segue le multe comminate a Rigoni di Asiago, Zuegg e Hero, per aver utilizzato diciture e claim dello stesso tenore.
Vale la pena sottolineare che tutte queste aziende sono state sanzionate dall’Antitrust non per ragioni attinenti alla qualità dei prodotti, ma perché hanno fornito agli acquirenti informazioni confuse e fuorvianti non rispettose delle norme e deiregolamenti approntati a tutela del consumatore. Nella senenza si dice che le diciture in questione «non solo ingannano i consumatori, ma creano significative distorsioni nella presentazione di prodotti assimilabili e quindi anche nel rapporto fra professionisti concorrenti»).
Quando riportiamo la notizia delle sanzioni comminate dall’Antitrust, non intendiamo affatto puntare il dito contro queste aziende o criticare la qualità di un prodotto. Alcune di queste marmellate sono buonissime, altre hanno davvero la metà delle calorie di un prodotto “normale”. Il punto è che nessuna marca dovrebbe permettersi un atteggiamento furbetto nei confronti del consumatore e delle aziende concorrenti. In gioco c’è il rispetto delle norme.
Anissia Becerra
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Quando un problema di irregolarità coinvoge molti produttori, per la stessa causa è probabile che le norme di riferimento sono poco chiare ed interpretabili.
Chi sanziona l’incapacità di regolamentare un principio semplice come questo, sulla natura degli zuccheri o frutta concentrata nella marmellate?
Una norma chiara e semplice abrebbe evitato libere interpretazioni e malintesi proteggendo meglio i consumatori.
Mi piacerebbe che qualche sana critica venisse rivolta anche a chi favorisce per incapacità o forse a volte per malafede, astuzie e sotterfugi molto spesso facili da prevenire, con regolamenti chiari ed inopinabili.
Quando un problema di irregolarità coinvolge molti produttori per la stessa causa è anche possibile che ci sia una sorta di alleanza per dribblare norme che mi sembrano oltremodo chiare, sempre che le si voglia interpretare in buona fede