Un bambino bellunese di un anno è ricoverato nel reparto di Nefrologia pediatrica dell’Azienda ospedaliera di Padova dopo aver sviluppato una sindrome emolitico-uremica (Seu), probabilmente causata dall’ingestione di formaggio prodotto con latte crudo, in grado di veicolare l’infezione.
La Seu è provocata da particolari ceppi di Escherichia coli (STEC) che producono la tossina Shiga presente nell’intestino delle mucche. Nel latte non pastorizzato o non bollito, il germe può sopravvivere e arrivare al consumatore anche attraverso il consumo di formaggio preparato con latte crudo. Negli adulti di solito provoca disturbi lievi, ma nei bambini al di sotto dei cinque anni può scatenare un’enterite emorragica o la Seu anche se la presenza è presente in minima quantità.

91 episodi l’anno
Secondo il Registro Italiano SEU, ogni anno in Italia si segnalano 60-70 casi che interessano i bambini, spesso legati al consumo di alimenti contaminati, tra cui i formaggi a latte crudo. Nel 2022, anno record, sono stati registrati ben 91 episodi, di cui 89 pediatrici. I dati, tuttavia, sono parziali ,perché il sistema di sorveglianza riguarda solo i casi più gravi e non tutte le infezioni da STEC, che sono sicuramente sottostimate.
Le nuove linee guida
In Italia, non esistono statistiche ufficiali sui decessi da infezione da STEC. Tuttavia, secondo fonti internazionali la sindrome emolitico-uremica ha una mortalità stimata tra il 5% e il 15%. Quindi, su 60-70 casi annuali registrati in Italia, il bilancio letale va da 3-4 decessi fino a 10. Per questo motivo le autorità sanitarie ribadiscono la raccomandazione di non somministrare ai bambini latte crudo o prodotti derivati, avviso che dovrebbe essere presente anche nei punti vendita attraverso cartelli obbligatori.

Le linee guida indicano che se il produttore non è in grado di garantire la sicurezza del formaggio, dovrebbe riportare in etichetta (oppure su cartelli) un avvertimento, soprattutto per categorie vulnerabili come bambini, anziani e immunocompromessi. Il testo potrebbe essere: “Formaggio a latte crudo: il consumo da parte di bambini sotto i 5 anni, donne in gravidanza, anziani o persone immunodepresse può comportare rischi per la salute”. La dicitura dovrebbe essere riportata anche nei ristoranti che propongono formaggi a latte crudo che non garantisco l’assenza di Escherichia coli STEC.

I richiami di formaggi a latte crudo
Il problema è di estrema attualità, tanto che il 20 agosto c’è stato l’ennesimo ritiro di un formaggio a latte crudo per la presenza di Escherichia coli STEC. Si tratta del lotto numero 11 del formaggio Casolet dell’azienda agricola il Sogno prodotto nella Malga Preghena nel comune di Bresimo in provincia di Trento. Nell’allerta si precisa che “Il prodotto può essere nocivo per i bambini, le gestanti e le persone con sistema immunitario indebolito. Ne sono stati ceduti al consumatore finale circa nove kg presso il punto vendita della malga.”
Altri richiami registrati negli ultimi tempi hanno interessato il Puzzone di Moena, il formaggio Saporito di Montagna (Val di Fassa) con stagionatura inferiore ai 60 giorni e lo Strachì Nustrà (Monte Bronzone) e il Morbier DOP, formaggio francese semistagionato (45 giorni), richiamato a gennaio 2025 dopo 11 casi di SEU in Francia.
La lista dei formaggi a latte crudo è più ampia e include tante varianti regionali, dai formaggi d’alpeggio (come tomine, formaggelle) fino a quelli semistagionati e freschi. Il problema non riguarda i formaggi a latte crudo stagionati per oltre 12 mesi come Parmigiano e Grana Padano.
giornalista redazione Il Fatto Alimentare



i vostri articoli sono sempre molto interessanti, grazie
esiste una lista depositata dei formaggi a latte crudo? Le etichette del supermercato cosa devono riportare per distinguere in modo chiaro e inequivocabile il tipo di lavorazione?
Non esiste una lista ufficiale dei formaggi a lette crudo e nemmeno l’obbligo di etichetta
Solamente una domanda per cercare di capire, perché si continua dare la croce sempre e solo al latte crudo e ciò mi lascia perplesso (non ho interessi nel settore).
Nell’articolo si scrive “probabilmente causata dall’ingestione di formaggio prodotto con latte crudo, in grado di veicolare l’infezione”.
E ancora “Secondo il Registro Italiano SEU, ogni anno in Italia si segnalano 60-70 casi che interessano i bambini, spesso legati al consumo di alimenti contaminati, tra cui i formaggi a latte crudo”
Ma se si va a leggere i dati del Registro nessuno si azzarda a parlare di latte crudo o di altre fonti di contaminanti.
Anche perché, essendo il periodo di incubazione di 1-5 giorni dall’ingestione ai sintomi clinici penso sia effettivamente difficile andare a ritroso per comprendere quale sia la causa.
La mia domanda è “nei casi registrati in Italia si riesce a risalire sempre all’alimento contaminato ? Ci sono statistiche in tal senso ?
Non stanchiamoci di dirlo, l’accoppiata “Latte crudo & bambini” è pericolosa.
Mi verrebbe da dire che il problema è noto, ma il mio livello di informazione non è un punto di riferimento, per cui visto che i produttori/venditori non provvedono ad informare adeguatamente i consumatori è il caso che siano questi ultimi a tutelarsi, leggendo, informandosi e condividendo le informazioni.
E quindi anche se non ho bambini, io continuo a diffondere i vs. articoli così come i servizi di Mi Manda Rai 3 che da anni batte su questo argomento.
Vedi, ad esempio: https://www.raiplay.it/video/2024/09/Formaggio-e-batteri—-Mi-manda-RaiTre—28092024-81cd77d7-4f35-41cd-b0bc-d58897cf043a.html
Sarebbe anche il caso di perseguire quei punti di vendita che “nascondono” nei punti meno visibili i cartelli che avvisano del rischio dei formaggi a latte crudo; in casi come questi il dolo è volontario.