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La terapia dell’obesità con i farmaci della famiglia dell’Ozempic, agonisti del recettore di GLP-1, ha rivoluzionato l’approccio alla malattia, perché si è dimostrata più efficace di quelle proposte in precedenza, e più accessibile rispetto alle tecniche chirurgiche. Come tutto ciò che è stato provato prima, tuttavia, non assicura effetti stabili: quando la si interrompe, nel giro di poche settimane il peso inizia a risalire, e si ha un effetto-rimbalzo (rebound) che, alla fine, fa diminuire (talvolta fino a vanificare) i benefici ottenuti. Lasciando però dietro di sé conseguenze che possono essere più durature, e talvolta gravi.

Anche se negli ultimi anni decine di studi hanno suggerito altrettanti possibili benefici su organi e malattie che vanno anche oltre i disturbi associati all’obesità per questi farmaci, ogni tanto qualcuno si incarica di ridimensionare un racconto che spesso ha del miracolistico, ricordando che anche l’Ozempic, come tutti gli altri farmaci antiobesità, ha dei limiti evidenti, e comporta rischi non trascurabili. Lo hanno fatto, nelle ultime settimane, due studi, uno dei quali analizza appunto che cosa accade quando si smette di assumere la terapia, mentre il secondo ha ricordato le possibili conseguenze derivanti dalla perdita di massa magra che sempre accompagna il dimagrimento da Ozempic & soci.

I chili vanno, poi tornano

Nel primo caso si tratta di una metanalisi di 11 ricerche effettuate in tutto il mondo su un totale di oltre 1.500 obesi che avevano assunto una terapia e poco meno di 900 controlli. Come illustrato su BMC Medicine gli autori, ricercatori dell’Ospedale dell’Università di Pechino, in Cina, hanno preso in considerazione studi in cui erano stati sperimentati agonisti puri di GLP-1 come l’Ozempic (sei in tutto), agonisti misti (di GLP-1 e di GLP, un altro bersaglio della catena metabolica), uno sull’Orlistat (un farmaco che, a suo tempo, era stato considerato anch’esso miracoloso, e che poi è stato fortemente ridimensionato a causa degli effetti collaterali), due su fentermina-topiramato (medicinali ancora più vecchi e critici) e uno con l’accoppiata naltrexone-bupropione (che agiscono a livello centrale), tutti assunti per quattro settimane.

A distanza di quattro settimane dall’interruzione, i partecipanti avevano ancora un peso inferiore, in media, di 320 grammi rispetto a quando avevano iniziato la terapia, ma a otto settimane si vedeva già un aumento medio di 1,5 kg, anche se la quantità di peso recuperata dipendeva molto da altri fattori quali, per esempio, all’assunzione di altre terapie o la presenza di diverse patologie; con l’Ozempic in media si recuperava la metà del peso perso.

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L’aumento di peso restava visibile fino a 20 settimane (in media +1,76 kg). Inoltre, tra i diversi farmaci, proprio quelli della classe dell’Ozempic erano i peggiori, da questo punto di vista.

La metanalisi mette quindi in dubbio la durata dell’efficacia di tutti i farmaci antiobesità; peraltro, gli autori ricordano che un rebound si vede anche con le tecniche chirurgiche, e ciò significa che, al di là del marketing, perdere stabilmente molto peso è improbabile, se ci si affida solo alla farmacologia.

Ozempic? Addio massa magra

Oltretutto, nel frattempo si potrebbero riportare danni piuttosto seri, come dimostra il secondo studio, pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism dai ricercatori dell’università della Virginia di Charlottesville. In questo caso si tratta di un articolo che fa il punto su quanto appreso finora, cioè di una review, che passa al setaccio i risultati più interessanti degli ultimi anni in particolare sull’effetto dell’Ozempic sulla massa magra, e sulle conseguenze di una sua repentina diminuzione sul metabolismo.

Quando una persona in sovrappeso perde rapidamente chili, l’effetto è infatti a carico non solo delle cellule adipose, ma anche di quelle dei tessuti che non hanno grassi, in primo luogo di quelli muscolari. Si è calcolato che la massa magra rappresenta dal 25 al 40% del totale di quella eliminata con l’Ozempic, cioè di un quantitativo enorme, in proporzione. Per confronto, la perdita di massa muscolare dovuta all’età procede al ritmo dell’8% ogni dieci anni, in media.

Cosa succede?

Ma quei tessuti hanno un ruolo cruciale nel mantenimento dei giusti equilibri metabolici e degli scambi gassosi necessari per il cuore e i reni: un cambiamento troppo rapido e massiccio può alterare tali equilibri, e aumentare significativamente il rischio cardiovascolare, quello respiratorio, quello metabolico, peggiorando anche sensibilmente la qualità della vita (fatto peraltro riferito da molti di coloro che utilizzano l’Ozempic).

Per quantificare questo tipo di conseguenze, i ricercatori hanno controllato i valori del consumo dell’ossigeno durante lo sforzo fisico, un parametro indicato come VO2max che indica il benessere cardiorespiratorio o CRF, sempre basso negli obesi. E hanno trovato la conferma dei loro sospetti: anche se alcuni parametri cardiorespiratori migliorano, il CRF resta sostanzialmente stabile, e cioè negativo rispetto al rischio di patologie gravi o di morte.

In altre parole, non ci sono benefici sui parametri più importanti e anzi, lo scompenso dovuto alla perdita di massa magra può essere negativo. Per questo gli autori consigliano a chi volesse provare questa strada di chiedere sempre al proprio medico come fare per prevenire o almeno attenuare la perdita di massa magra, per esempio intensificando l’esercizio fisico. Non a caso sono allo studio diversi farmaci che dovrebbe svolgere questa funzione, anche se, alla luce della metanalisi precedente, la domanda sorge spontanea: ne vale la pena?

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Giallone 03.07.2025 dona ora

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