Macedonia di frutta pronta

Le linee guida per una sana alimentazione consigliano di consumare, ogni giorno, almeno cinque porzioni di frutta e verdura. In estate è più facile raggiungere questo obiettivo, perché, con il caldo, insalate e macedonie risultano fresche e gradevoli.

Preparare una macedonia, però, è impegnativo: lavare, sbucciare e tagliare la frutta a piccoli pezzi richiede tempo ed energia. Personalmente penso che il tempo dedicato alla preparazione del cibo sia un tempo lento, un tempo di cura, che ognuno di noi dovrebbe concedersi, almeno ogni tanto. In ogni caso, per molte persone è piacevole e comodo acquistare e utilizzare frutta già lavata e tagliata, pronta per il consumo.

Così, come si sono moltiplicate sugli scaffali le insalate pronte, sono arrivate anche tante vaschette di frutta: melone o anguria a fettine, pronti per il consumo, fragole o chicchi d’uva già lavati e macedonie declinate in svariate tipologie. Prodotti che spesso sono accompagnati da una forchettina di legno, da gettare nell’umido una volta utilizzata. 

Abbiamo confrontato alcuni prodotti, disponibili nei supermercati e sulle piattaforme di vendita online, a marchio Fratelli Orsero, Frescosenso e Melinda, considerando anche le macedonie vendute da Conad, Coop e Despar con il marchio delle catene. Frescosenso è un marchio del Consorzio Agribologna che sforna anche le vaschette Melinda e quelle vendute con i marchi Conad e Coop. La macedonia a marchio Despar è prodotto dall’azienda Entesano Food (Udine). 

Macedonie di frutta e frutta pretagliata in confezioni di plastica nel banco frigo di un supermercato
Come si sono moltiplicate sugli scaffali le insalate pronte, sono arrivate anche tante vaschette di frutta

Gli ingredienti delle macedonie pronte

Cosa contengono queste vaschette? In che modo e quanto a lungo è garantita la conservazione? Innanzitutto è importante la catena del freddo, questi prodotti infatti devono essere conservati a bassa temperatura, in frigorifero. In alcuni casi l’unico ingrediente è la frutta, ma spesso viene aggiunto acido ascorbico (E330, vitamina C), con funzione antiossidante. Le macedonie che abbiamo considerato non contenevano nient’altro, tranne una: quella prodotta da Entesano Food (Udine), vista sugli scaffali di punti vendita Despar, era addizionata anche con ascorbato di sodio (E301) e carbonato di calcio (E170).

Un’altra possibilità, sempre combinata con la catena del freddo, è il confezionamento in atmosfera controllata, o protettiva, utilizzando una miscela di gas (di solito azoto e anidride carbonica) a ridotto contenuto di ossigeno, che rallenta l’ossidazione e la proliferazione microbica. In questo caso, che non abbiamo visto in nessuno dei prodotti considerati, la conservazione in atmosfera protettiva è dichiarata in etichetta e la confezione deve essere termosaldata.

L’acido ascorbico e gli ascorbati favoriscono la conservazione, ma non sono conservanti, quindi è corretta l’indicazione “senza conservanti” che si legge su alcune confezioni. Per lo stesso motivo questi prodotti hanno una scadenza ravvicinata, di solito 5-7 giorni dalla produzione e devono essere conservati in frigorifero. Una volta aperta la confezione, il prodotto deve essere consumato entro 24-48 ore. In tutti i casi, quando acquistiamo una di queste vaschette, è importante controllare le indicazioni sulla confezione, sia per verificare l’eventuale presenza di conservanti che per controllare la scadenza.

Prezzi

Ora, è vero che questi prodotti sono molto comodi, ma per capire quanto siano convenienti è necessario confrontare i prezzi con quelli della frutta fresca intera, tenendo conto che quelli visti da noi sono puramente indicativi, perché i prezzi della frutta variano rapidamente, in base alla disponibilità e all’andamento del mercato.

Frutta estiva assortita: albicocche, fragole, mirtilli e pesche nettarine
Per capire quanto siano convenienti le macedonie pronte è necessario confrontare i prezzi con quelli della frutta fresca intera

Il melone pronto per il consumo, tagliato a fettine o a cubetti, venduto in vaschette da 250-400 g, costa circa 10-12 €/kg. Per il melone ‘intero’, a seconda della varietà, si spendono mediamente 2-4 €/kg (con punte di 5-6 € per varietà premium). 

Per l’anguria pronta, tagliata a cubetti o a triangoli, si spendono circa 6-7 €/kg, mentre il prodotto intero costa circa 1-1,30  €/kg. Le macedonie fresche sono vendute di solito in confezioni da 150-250 g e costano 14-16 €/kg, raggiungendo anche prezzi più elevati quando contengono frutta esotica. Se acquistiamo frutta fresca di stagione, invece, per le nettarine, in questo momento (prima metà di luglio), si spendono 3-5 €/kg, per le prugne circa 3, per le albicocche intorno a 5 €/kg e per l’uva circa 6  €/kg. È chiaro quindi che la praticità e il risparmio di tempo si pagano a caro prezzo.

L’impatto ambientale

Un’ultima considerazione riguarda l’impatto ambientale di questi prodotti, la cui preparazione richiede un certo consumo di acqua e di energia, da aggiungere al fatto che sono sempre racchiusi in confezioni di plastica. Parlando di impatto ambientale dobbiamo considerare anche l’origine della frutta, informazione che solo a volte viene riportata in etichetta. Cosa prevede la normativa? Lo abbiamo chiesto a Roberto Pinton, esperto di produzioni alimentari.

“Quando la frutta è tagliata – spiega Pinton – esce dal perimetro della normativa sulla frutta e rientra nel Regolamento (UE) n. 1169/2011, che stabilisce quali informazioni devono essere riportate sulle etichette degli alimenti. Fra queste troviamo il termine minimo di conservazione (la scadenza, che non è richiesta per la frutta intera), ma non la categoria (extra, prima, seconda) e l’origine, che sono invece necessarie per la frutta intera. L’origine della materia prima va indicata soltanto se è diversa da quella che l’etichetta farebbe supporre, quando per esempio troviamo una bandierina italiana, un monumento, una cartina geografica, o un’indicazione come ‘prodotto italiano’, che porti a ritenere un’origine italiana anche della frutta. Solo in questi casi è necessario indicare l’origine della frutta utilizzata.”

In ogni caso, quando presente, l’indicazione d’origine ci permette di controllare la provenienza e verificare se dobbiamo aggiungere all’impronta ecologica del prodotto confezionato anche l’impatto dovuto al trasporto da regioni più o meno lontane.

Tabella macedonie 1 Frescosensa Melinda OrseroTabella macedonie 2 Orsero Coop ConadTabella macedonie 3 Enjoy V2

*Prezzi rilevati sui principali supermercati online

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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luigiR
luigiR
24 Luglio 2025 14:01

chi ha la fortuna di acquistare frutta bio, il più delle volte (dipendendo dal tipo di frutta), non ha bisogno di sbucciare, ma solo di lavare per bene…

roberto pinton
roberto pinton
Reply to  luigiR
20 Agosto 2025 09:45

Va comunque ricordato che se l’obiettivo di sbucciare la frutta non biologica è quello di evitare l’assunzione dei residui dei fitofarmaci utilizzati in produzione (meno frequentemente in post-raccolta) l’operazione è in gran parte inutile.

La di gran lunga maggior parte delle sostanze utilizzate per la difesa delle piante, ivi compresi gli insetticidi, ivi compresi i neonicotinoidi, ivi compreso il Sulfoxaflor (il cui uso nella UE è consentito solo in serre permanenti, dato che è mortale per le api e gli altri insetti impollinatori, ma che in Italia è autorizzato in deroga con decreto del ministero della Salute su vite da vino e da tavola, pesco, nettarina, ciliegio, susino, albicocco, melo, pero, melone, anguria, cetriolo, zucchino, zucca e pomodoro) è dotata di effetto sistemico.

I principi attivi, quindi, non agiscono per contatto (nel qual caso sarebbero eliminabili con un buon lavaggio o una più drastica sbucciatura), ma sono sistemici: penetrano in tutto il sistema vascolare della pianta e sono traslocati nei germogli e nei frutti.

Essendo presenti in tutti i tessuti, il lavaggio ha solo un’utilità igienica, ma è del tutto inutile al fine di eliminare i residui.

E, già che ci siamo: non serve a nulla aggiungere bicarbonato, sale o amuchina all’acqua di lavaggio: al più contribuiscono a una miglior pulizia dalla polvere, ma non hanno alcun effetto sui residui.

Non a caso l’etichetta dell’amuchina precisa “L’azione del prodotto è limitata al rischio infettivo, non protegge da inquinanti di tipo chimico”.

Luca
23 Agosto 2025 10:13

Una precisazione sui prezzi che varia il calcolo anche se non da creare un ribaltone di opinione: la frutta già pronta non ha scarto quella intera tra buccia, eventuale nocciolo e scarto ha una resa minore sul kg del semplice “compro e mangio”.

Giorgio Massa
Giorgio Massa
23 Agosto 2025 11:43

Per quel che mi riguarda la macedonia come semplice mix di frutta varia limita i suoi pregi: premesso che bisognerebbe utilizzare il più possibile (per quel che vale il concetto “bio”) frutta biologica, la combinazione dei vari tipi di frutta può essere valorizzata abbinando le affinità nutrizionali: la combinazione di frutta con pH alcalino, con elevato contenuto di potassio, con limitato contenuto di zuccheri e via dicendo. E poi…maneggiare la frutta per preparare una macedonia è un bel modo per incontrarsi con la natura nella sua espressione più vitale.

giova
giova
Reply to  Giorgio Massa
23 Agosto 2025 21:43

Mi sembrano due argomenti importanti. Il rapporto con la naturalità del gesto che lavora il cibo (unitamente a quel tempo lento e quel tempo di cura ben esplicitato dalla dottoressa Valeria Balboni) e il bilanciamento nutrizionale della frutta.

giova
giova
23 Agosto 2025 21:35

Interessante, perché questa nuova referenza sta prendendo piede come anni fa successe per le insalate.
Più plastica, meno garanzie igieniche, maggiori costi, meno informazioni sul prodotto – e sappiamo quanto queste siano fondamentali per scegliere bene – insomma non certo un passo avanti .
Ma che d’altronde molti sono spinti a seguire. Ad esempio: da un melone tagliato a metà posso – luci furbe permettendo – farmi un’idea di maturazione e gusto; magari confrontandolo mentalmente con quello intero acquistato due giorni prima nello stesso banco dello stesso punto vendita e che mi aveva disgustato per il suo sapore alcolico (maturazione eccessiva fatta dopo la raccolta) o per il suo sapore sciapido per una maturazione mai avvenuta. Con una spesa che certe volte tocca i 5 €. Ma avete notato che nei cassoni dei meloni non si avverte più il loro caratteristico profumo? Sparito. Come quello del mare al banco pescheria… Il futuro del cibo diviene sempre più asettico, privo di profumi e di sapori, con prodotti incellofanati che aspettano solo che che ci si sintonizzi su quella lunghezza d’onda.

Azul98
24 Agosto 2025 12:53

La Frutta si prende naturale, senza packaging, biologica se una persona vuole qualità e assenza di fitofarmaci, e farsi tutte le macedonie che vuole, ammesso che voglia, altrimenti se le lava,e le mangia come sono,a parte certe varietà logicamente.Ma confezionate proprio ,che serve dopo parlare di cibi salutari quando quelli confezionati sono tra i peggiori.