Il biologico è un settore in continua crescita, ma come tutti i fenomeni di massa risveglia dubbi e timori nei consumatori. Alle domande di un lettore risponde Roberto Pinton, esperto di produzioni alimentari.
La lettera sul biologico
Buongiorno, sono un vostro attento lettore e vorrei porvi una domanda. Secondo la vostra esperienza, è sensato, ovvero poggia su evidenze scientifiche, acquistare e consumare verdura e frutta biologica? A me pare di aver letto qui e là che comunque la quantità di pesticidi e residui vari risulta significativamente ridotta nei prodotti dell’agricoltura convenzionale e pertanto, soprattutto in determinati casi può avere un senso fare un acquisto in questa direzione… Che voi sappiate son mai stati fatti studi scientifici seri in materia di paragone biologico vs convenzionale per la salute umana? Ferdinando
La risposta di Roberto Pinton
Il numero di variabili che influiscono sul sapore, ma anche sulla composizione nutrizionale e sulla presenza di residui di sostanze indesiderate, è rilevante: varietà del prodotto, andamento climatico, zona di produzione, composizione del suolo, livello di maturazione, periodo dei trattamenti, loro entità e tipologia in campagna e in post raccolta, professionalità dell’operatore, tempo di stoccaggio, senza dimenticare stili di vita e modelli alimentari dei consumatori…
Uno studio di ambito limitato (per esempio solo sui pomodori della Maremma o solo sulla vitamina C) non può fornire indicazioni valide in assoluto; per disporre di un quadro più ampio è necessario prendere in esame più ricerche, su diversi prodotti e aree geografiche o, quantomeno, delle indagini epidemiologiche di coorte.
La composizione nutrizionale
Lo hanno fatto più ricercatori, curando delle rassegne sistematiche, cioè delle ricerche che prendono in esame esaustivamente i lavori pubblicati nella letteratura scientifica referenziata, esaminandone e riassumendone i dati e per mezzo della meta-analisi statistica. Nel cui abstract (1) leggiamo “Nel presente studio, abbiamo condotto delle meta-analisi basate su 343 pubblicazioni sottoposte a revisione paritaria che indicano differenze statisticamente significative nella composizione nutrizionale tra colture biologiche e non biologiche e alimenti da esse derivati.
Il dato più importante è che le concentrazioni di una gamma di antiossidanti come i polifenoli sono state trovate sostanzialmente più elevate nelle colture biologiche e negli alimenti derivati, con quelle di acidi fenolici, flavanoni, stilbeni, flavoni, flavonoidi e antocianine stimate rispettivamente del 19%, 69%, 28%, 26%, 50% e 51%. Molti di questi composti sono stati precedentemente collegati in interventi dietetici e studi epidemiologici a un rischio ridotto di malattie croniche, tra cui malattie cardiovascolari e neurodegenerative e ad alcuni tumori.
Nel biologico più antiossidanti
Inoltre, la frequenza della presenza di residui di pesticidi è risultata essere quattro volte superiore nelle colture convenzionali, che contenevano anche concentrazioni significativamente più elevate del metallo pesante tossico cadmio. Si sono rilevate differenze significative anche per alcuni altri composti (per esempio minerali e vitamine). Vi sono prove che concentrazioni più elevate di antiossidanti e concentrazioni più basse di cadmio sono collegate a specifiche pratiche agronomiche (per esempio, il mancato utilizzo di fertilizzanti minerali a base di azoto e fosforo come prescritto nei sistemi di agricoltura biologica).
In conclusione, le colture biologiche, in media, hanno concentrazioni più elevate di antiossidanti, concentrazioni più basse di cadmio e una minore incidenza di residui di pesticidi rispetto agli analoghi prodotti non biologici in tutte le regioni e stagioni di produzione”.
Il rischio di malattie
Un’altra rassegna, nell’abstract (2) indica: “Il consumo di alimenti biologici può ridurre il rischio di malattie allergiche e di sovrappeso e obesità, ma le prove non sono conclusive a causa di probabili interferenze degli stili di vita, che nei consumatori di alimenti biologici tendono ad essere più sani in generale. Tuttavia, gli esperimenti sugli animali suggeriscono che mangimi composti in modo identico da produzione biologica o convenzionale hanno un impatto diverso sulla crescita e sullo sviluppo.
Nell’agricoltura biologica, l’uso di pesticidi è limitato, mentre i residui nella frutta e nella verdura convenzionali costituiscono la principale fonte di esposizione umana ai pesticidi. Studi epidemiologici hanno segnalato effetti negativi di alcuni pesticidi sullo sviluppo cognitivo dei bambini agli attuali livelli di esposizione. Finora però questi dati non si sono applicati nelle valutazioni formali del rischio dei singoli pesticidi.
Le differenze
Le differenze nella composizione tra colture biologiche e convenzionali sono limitate, come un contenuto leggermente più elevato di composti fenolici in frutta e verdura biologiche e probabilmente anche un contenuto inferiore di cadmio nelle colture di cereali biologici. I prodotti lattiero-caseari biologici, e forse anche le carni, hanno un contenuto più elevato di acidi grassi omega-3 rispetto ai prodotti convenzionali.
Tuttavia, è probabile che queste differenze abbiano un significato nutrizionale marginale. Di maggiore preoccupazione è piuttosto la prevalenza dell’uso di antibiotici nella produzione animale convenzionale come fattore chiave dell’antibiotico-resistenza nella società.
Nel complesso, questa revisione sottolinea diversi benefici documentati e probabili per la salute umana associati alla produzione alimentare biologica; è probabile che l’introduzione dei suoi metodi di produzione nell’agricoltura convenzionale sia vantaggiosa, per esempio nella gestione integrata dei parassiti.
Biologico e cancro
Uno studio di coorte (un tipo di ricerca osservazionale che segue un gruppo di persone per un periodo di tempo di anni se non di decenni) realizzato in Francia indica nell’abstract (3) “Negli alimenti biologici è minore la probabilità della presenza di residui di pesticidi rispetto agli alimenti convenzionali, ma pochi studi hanno esaminato l’associazione tra il consumo di alimenti biologici e il rischio di cancro. Obiettivo dello studio: Indagare in modo prospettico l’associazione tra il consumo di alimenti biologici e il rischio di cancro in un’ampia coorte di adulti francesi.
Progettazione, contesto e partecipanti: In questo studio di coorte prospettico basato sulla popolazione tra volontari adulti francesi, sono stati inclusi dati di partecipanti con le informazioni sulla frequenza del consumo di alimenti biologici e sulla dieta alimentare. I partecipanti hanno registrato la frequenza del consumo di 16 alimenti biologici (mai, occasionalmente o la maggior parte delle volte) attribuendo un punteggio in funzione del rilievo del consumo di alimenti biologici (intervallo da 0 a 32 punti); le date di follow-up sono state dal 10 maggio 2009 al 30 novembre 2016.
Principali risultati e misure: Lo studio ha stimato il rischio di cancro in associazione al punteggio assegnato in base al consumo degli alimenti biologici utilizzando modelli di regressione dei rischi proporzionali per potenziali fattori di rischio del cancro.
Risultati preziosi
Risultati: Tra 68.946 partecipanti (78,0% donne; età media di 44.2 anni), sono stati identificati 1.340 primi casi di cancro durante il follow-up, con più diffusi: 459 tumori al seno, 180 tumori alla prostata, 135 tumori della pelle, 99 tumori del colon-retto, 47 linfomi non-Hodgkin e 15 altri linfomi. Punteggi elevati in funzione del consumo di alimenti biologici sono risultati inversamente associati al rischio complessivo di cancro.
Conclusioni e rilevanza: Una maggiore frequenza di consumo di cibo biologico si è associata a un rischio ridotto di cancro. Se questi risultati saranno confermati, saranno necessarie ulteriori ricerche per determinare i fattori sottostanti coinvolti in questa associazione.
Tirando le somme, anche se, sempre per la grande quantità di variabili, gli studi citati (due dei quali, però, sintetizzano qualche centinaio di ricerche, e uno ha interessato 70mila persone seguite per sette anni) non è bene generalizzare considerare conclusivi i risultati esposti, la tendenza che emerge è chiara e fa pendere la bilancia sul piatto biologico, non solo dal punto di vista ambientale, della biodiversità e del benessere animale, ma anche da quello nutrizionale e della salute.
Bibliografia
Le tre ricerche citate sono scaricabili gratuitamente dal British Journal of Nutrition, da Environmental Health e JAMA Internal medicine.
1. Barański M, Srednicka-Tober D, Volakakis N, Seal C, Sanderson R, Stewart GB, Benbrook C, Biavati B, Markellou E, Giotis C, Gromadzka-Ostrowska J, Rembiałkowska E, Skwarło-Sońta K, Tahvonen R, Janovská D, Niggli U, Nicot P, Leifert C. – Higher antioxidant and lower cadmium concentrations and lower incidence of pesticide residues in organically grown crops: a systematic literature review and meta-analyses. – Br J Nutr. 2014 Sep 14;112(5):794-811. – doi: 10.1017/S0007114514001366.
2. Mie A, Andersen HR, Gunnarsson S, Kahl J, Kesse-Guyot E, Rembiałkowska E, Quaglio G, Grandjean P. – Human health implications of organic food and organic agriculture: a comprehensive review. – Environ Health. 2017 Oct 27;16(1):111. – doi: 10.1186/s12940-017-0315-4. PMID: 29073935; PMCID: PMC5658984.
3. Julia Baudry; Karen E. Assmann; Mathilde Touvier; et al – Association of Frequency of Organic Food Consumption With Cancer Risk. Findings From the NutriNet-Santé Prospective Cohort Study – JAMA Intern Med. 2018;178(12):1597-1606. – doi:10.1001/jamainternmed.2018.4357
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Vero è che chi mangia bio, potendolo fare, assume uno stile di vita meno consumista e generalmente più salutista ed ecologico
Nel suo libro Pane e Bugie, Dario Bressanini nel 2013 (ed digitale) trattava proprio questo tema. A quel tempo il maggior valore nutrizionale dei cibi bio era tutt’altro che dimostrato, ovvero le (poche) ricerche scientifiche disponibili arrivavano a conclusioni diverse (poca o nulla influenza del metodo biologico di coltivazione sulle proprietà nutritive).
Ricorderei infine (a me ha colpito) che il bio non certifica il prodotto, ma il procedimento di coltivazione.
Ricerche scientifiche a parte (che mi sembra pendano positivamente, anche se di poco, per il bio) la decisione di comprare “bio”, ad esempio nel mio caso, parte dalla convinzione che chi produce bio abbia un’idea di prodotto e di consumo diverso, e dovrebbe servire a creare un “corretto” circolo vizioso che porti a mangiare meglio e meno, ad utilizzare prodotti potenzialmente meno inquinati, che possano essere utilizzati anche per un miglior allevamento…
Il Bio è coltivato in Fattorie Biodinamiche e Con non Trattato con Pesticidi, Se si vuole si va in una fattoria Didattica e fanno vedere come si fa a produrre il Biologico, Oppure si opta per una alimentazione sana,che non sia monocultura che finora si sono visti i tristi risultati, Ogm,Allevamenti Senza Controlli, Boschi rasi al suolo per fare posto ad coltivazioni che di Marchio di Origine Controllata, o di Filiera Controllata hanno solo il nome.
Come Saggiamente diceva Ippocrate:Che il cibo sia la medicina e che la medicina sia il tuo cibo.