La denutrizione e l’obesità sono in aumento in molti luoghi. La comprensione del cibo nel nostro contesto evolutivo, ecologico e sociale deve quindi essere oggi inquadrata in un’antropologia nutrizionale nella quale stanno assumendo sempre più rilievo i cosiddetti alimenti voluttuari. Prodotti che appagano i sensi senza apportare benefici nutrizionali o, addirittura, risultando dannosi, soprattutto in quanto realizzati, distribuiti e venduti da un’industria che ha sviluppato il pensiero del “buono da vendere, buono da mangiare”. Lo sviluppo di un’industria di questi generi alimentari è recente ed è ora diventata vasta, articolata e potente.
Buono da vendere, buono da mangiare?
Tale sistema comprende la produzione industriale, la distribuzione su vasta scala e una forte presenza nei mezzi di comunicazione, con un’evoluzione che è andata di pari passo con il progresso tecnico, il miglioramento dei trasporti, il cambiamento delle abitudini di vita e la trasformazione dell’organizzazione del lavoro. Bisogna inoltre considerare che un tempo gli alimenti voluttuari, come per esempio le spezie, riguardavano una ristretta parte della società, mentre oggi si tratta di prodotti di massa. Questi si possono raggruppare in tre tipologie: i dolci, i cibi salati (i cosiddetti snack; ndr) e gli alcolici o le bibite in generale. Si tratta in ogni caso di prodotti piacevoli da ingerire, che sono però da assumere con moderazione o quando c’è una particolare necessità di energia, come nei casi in cui si fa tanta attività fisica o fa molto freddo.
Obesità nuova epidemia
L’industria alimentare sta quindi invadendo la società con migliaia di prodotti altamente trasformati, con alta palatabilità e densità calorica. Questi hanno anche una miscela di grassi, zuccheri semplici e sale studiati per fornire il massimo di beatitudine gustativa e, soprattutto, per essere consumati in situazioni e condizioni non tradizionali, con l’obiettivo di vendere sempre di più. Tutto ciò coincide con quella che si può definire una vera e propria epidemia di obesità, un fenomeno che nei paesi industrializzati inizia negli ultimi quarant’anni e in Italia interessa il 47,6% degli adulti (36,1% in sovrappeso e 11,5% obesi) e il 26,3% dei bambini e ragazzi tra i 3 e i 17 anni (2, 2 milioni). Quest’epidemia costituisce un fattore di rischio cardiovascolare e incrementa la frequenza e la gravità di altri fattori di rischio, quali dislipidemia, ipertensione arteriosa, diabete e insulinoresistenza.
Bevande zuccherate e alimenti voluttuari
Attualmente negli USA le bevande zuccherate provocano un introito calorico pro capite dalle 150 alle 235 calorie al giorno mentre in Italia il mercato delle merendine si avvicina a circa un miliardo e mezzo di euro, con un fatturato e una crescita superiore nel Sud Italia, dove si riscontra anche una maggiore incidenza dell’obesità infantile e giovanile. Accanto a uno stile di vita sedentario, una dieta ricca di alimenti e bevande ad alto contenuto di calorie aumenta la probabilità di prendere peso. In tale contesto gli alimenti voluttuari, lavorati, trasformati e pronti per essere mangiati in aggiunta ai pasti principali e, soprattutto, fuori da essi, risultano particolarmente nocivi.
Un’industria che spinge al consumo
Gran parte di questi prodotti sono frutto di innovazioni e, per moltiplicare il loro uso al di fuori dei contesti tradizionali, vengono proposti in forme di consumo molto varie, costantemente reinventate con l’impiego di stratagemmi per renderle più attraenti, come il richiamo a tradizioni passate inesistenti o, per i bambini, l’aggiunta di piccoli regali. Gli alimenti voluttuari sono complementari e la loro utilità può essere discutibile, ma è un settore di imponenti interessi economici per un’industria alimentare impegnata a capire quali siano gli spazi liberi per creare nuovi bisogni da soddisfare. È difficile discernere tra un prodotto finalizzato al benessere dei cittadini e uno orientato esclusivamente alla ricerca di profitti. Certamente, però, questi prodotti incidono sull’odierna epidemia di obesità e sulle spese alimentari. È quindi sempre più opportuno fare attenzione alla loro reale utilità.
© Riproduzione riservata; Foto: Depositphotos
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002
Perfetto
Utopia : obbligatoriamente dopo o prima ? la pubblicità di un prodotto alimentare una contro pubblicità gestita da un ente ? super partes o gruppo di nutrizionisti ? con lo stesso costo della inserzione . Io cerco sempre prodotti non pubblicizzati ,il mio motto è qualità non fa rima con quantità