La Nutella diventa vegana. Potrebbe cambiare così
La Nutella diventa vegana. Potrebbe cambiare così
Rossella Ardizzone 24 Maggio 2024La Nutella cambia e diventa vegana. Nata nel 1964 in Piemonte dalla famiglia Ferrero, nell’anno del suo 60° anniversario si rinnova adeguandosi alle nuove richieste del mercato. La versione plant-based dell’iconica crema spalmabile alle nocciole, arriverà a breve nella GDO, Ferrero infatti si sta preparando al lancio del nuovo prodotto per il prossimo autunno. Depositato il brevetto lo scorso dicembre 2023 all’ufficio brevetti (Uibm) del Ministero delle Imprese e del made in Italy sembra che Ferrero abbia ottenuto da questi il via libera per la commercializzazione. Il Fatto Alimentare aveva anticipato la notizia lo scorso dicembre, mettendo anche a confronto diversi brand che commercializzano creme spalmabili alla nocciola. Si era evidenziato che la differenza con la Nutella tradizionale in effetti non sarà eclatante essendo il 91,3% degli ingredienti che la compongono di origine vegetale dove il rimanente 8,7% degli ingredienti, il latte scremato in polvere, sarà l’unico ad essere sostituito.
La Nutella plant based
La conferma dell’arrivo della Nutella plant based, che Il Fatto Alimentare ha anticipato nel mese di dicembre 2023, è stata data dall’azienda durante l’evento Linkontro, organizzato da Nielesn IQ e che si è tenuto a Cagliari pochi giorni fa. L’uscita prevista è per l’autunno 2024.
Resta però ancora il mistero su quale sarà l’ingrediente di origine vegetale che andrà a sostituire il latte attualmente in uso per la versione tradizionale. Nulla è trapelato durante l’evento dove si è parlato di sostituzione con ingredienti di origine vegetale.
Basta però osservare la ricetta della Nutella (zucchero, olio di palma, nocciole (13%), latte scremato in polvere (8,7%), cacao magro (7,4%), emulsionanti: lecitine di soia e aroma vanillina) per rendersi conto che la nuova “Crema da spalmare alle nocciole e al cacao vegana”cambierà di poco. Il 91,3% degli ingredienti è di origine vegetale tranne il latte scremato in polvere che rappresenta 8,7% della ricetta.
L’ipotesi più probabile è che verrà sostituito con latte di soia in polvere che assomiglia molto al latte scremato in polvere. La nuova a crema alle nocciole Ferrero per vegani dal punto di vista organolettico sarà probabilmente molto simile a quella originale. I costi delle materie prime dovrebbero variare di poco se non diminuire.
Vegani e intolleranti
Di sicuro la versione vegana dell’accattivante crema, che sarà certificata “Vegan”, farà felici i vegani e gli intolleranti al lattosio ma potrebbe essere un’alternativa anche per i consumatori cosiddetti flexitariani in Italia che ormai contano svariate milioni di individui.
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Personalmente la trovo solo una geniale operazione di marketing, sia per strizzare l’occhio ad un certo tipo di moda vegan, sia per avere un’ulteriore visibilità gratuita da chi sui social si scatenerà in confronti, assaggi e corse folli per accaparrarsi per primo il prodotto.
Giusto
Mah, perché marketing? La venderanno ai vegani che la Nutella invece non la comprano. Dunque è fatturato
ma spero che i vegani, prima che esserne felici, siano “avveduti”…
Meglio farsela in casa.
C’è una bella differenza tra vegan e plant based. Vi esorto a verificarne le differenze per migliorare l’articolo e renderlo più corretto. Io personalmente non consumeró per questioni etiche (vegan) prodotti che contengono notoriamente ingredienti che danneggiano gli animali. Per il resto staremo a vedere.
Personalmente trovo che diverse spalmabili siano migliori della Nutella es: Novi , Rigoni, Maiani cmq i gusti sono gusti. La Vegan la vedo un’operazione di mercato visto la moda dei vegani.
Olio di palma
L’olio di palma è vegan perché è di provenienza vegetale e non determina l’uccisione di una mucca, una gallina, un maiale. L’olio di palma però, così come prodotto, non è vegan in un’accezione più ampia e seria, che guarda all’intera popolazione animale, oltre che umana, dato che se deforestiamo eliminiamo non solo l’habitat di animali selvatici, ma anche il nostro stesso habitat, che rimane ancora quello naturale, fino a prova contraria. Il punto è che è inutile mangiare biscotti o prodotti a base vegetale se poi, per quei biscotti o prodotti, sono stati utilizzati ingredienti che hanno devastato l’ambiente dall’altra parte del Pianeta (vedi Asia), le popolazioni e gli animali (non necessariamente in quest’ordine). Siccome non riusciamo ad impedire tutto, almeno bisognerebbe fare attenzione.
Da persona sensibile alle devastazioni ambientali, non le dovrebbero neppure sfuggire gli effetti delle colture estese alla base della produzione di zucchero, nocciole, cacao e latte, né le controverse condizioni sociali della maggior parte degli addetti alle loro coltivazioni. Però il solo riferirsi all’olio di palma sembra appagare il suo auspicio per un mondo più sostenibile. Con questo, non intendo sostenere che un male sia più accettabile giusto perché ne esistono altri di pari natura. Vorrei solo insinuare che l’argomento è più che complesso e mettere al bando una sola materia prima, oltre che essere in sé discutibile, non é certamente risolutivo.
Scriva dopo posso vedere queste devastazioni e poi ne riparliamo, per ora so solo che le coltivazioni di olio di palma devasta ambienti incontaminati e distrugge intere foreste. Se questo vale anche per quello di cui scrive mi mandi i link sarò ben lieta di approfondire il discorso. Per ora vale quello che ho scritto e non esclude in alcun modo qualsiasi altro tipo di devastazione. Grazie
Il cacao viene coltivato nelle stesse aree della palma da olio (e lo stesso, a grandi linee, vale per il caffè). Il latte proviene da allevamenti intensivi di bovini che necessitano di enormi quantità di alimenti vegetali, il più importante dei quali è la soia che viene anche essa coltivata in grandissime aree a scapito della foresta amazzonica. La coltivazione dello zucchero è notoriamente proveniente da Paesi in cui le condizioni degli addetti sono misere. Per le nocciole faccio ammenda: non conosco criticità maggiori delle insignificanti polemiche seguite all’estendersi delle coltivazioni in Italia a scapito della biodiversità. Tantomeno ritengo degni di considerazione gli scandalizzati richiami al fatto che molte provengono dalla Turchia.
…”insignificanti polemiche seguite all’estendersi delle coltivazioni in Italia a scapito della biodiversità”… perché insignificanti? come per la produzione del (riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’UNESCO) prosecco, le nocciole del centro Italia provvedono a ben diffondere nell’ambiente tanti fitofarmaci di sintesi, per la gioia della biodiversità e dei malcapitati che, passivi, abitano quelle zone.
sono totalmente d’accordo
Sere fa, a cena una mousse dessert vegana. Sappiamo che in linea di principio un prodotto più ingredienti contiene più è “discutibile”. Contati: erano oltre 40… Probabilmente necessari per riprodurre gusto consistenza ecc. del prodotto non vegano
Le ricordo che vegano non significa sano, anche le patatine fritte sono vegane e non sono sane.
Oltre alla “moda vegana” (lo scrivo tra virgolette perché non la ritengo affatto una moda), credo siamo in molti a soffrire di intolleranza al lattosio.
Detto questo, da decenni non acquisto Nutella, indipendentemente dagli ingredienti, e non ricomincerò certo ora, continuando a dare la mia preferenza ad altre creme spalmabili alla nocciola senza latte, di maggior qualità e senza olio di palma.
Forse dovrebbero pensare a come sostituire l’olio di palma prima….
Nutella ha una fama mondiale. Non la, compravo prima perché piena di grassi, non biologica e che non riconosce che ci sono anche i celiaci. Nessun accenno in etichetta della dicitura”Senza Glutine” La versione “vegana” non si discosta molto dalla prima. Ci sono altri marchi che producono creme al cioccolato biologiche, senza olio di palma e adatte ai celiaci, senza lattosio. Il consumatore ha una, vasta gamma di scelta. Il culto della Nutella, come quello dell’hot dog, va ridimensionato.
Scegliamo con la nostra testa senza, farci manipolare dalla pubblicità o, dalla, propaganda.