L’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare di Parma, l’EFSA, ha reso noto il suo ultimo rapporto sui residui di 193 pesticidi presenti negli alimenti venduti in Europa, e le notizie sono buone, in generale, pur con alcune sfumature, e spazio per migliorare ulteriormente.
Il campionamento dei pesticidi
Per il lavoro relativo all’anno 2022, i ricercatori hanno raccolto e analizzato un numero record di campioni, e cioè oltre 110.000, circa un quarto in più rispetto all’edizione degli anni precedenti, inserendo poi anche i dati provenienti dalle attività di controllo nazionali dei singoli Stati membri, e altri provenienti da Norvegia e Islanda.
Inoltre, anche quest’anno c’è stato un focus su 12 alimenti, secondo il programma di controllo coordinato dall’UE (EU multi-annual control programmes), e cioè: mele, fragole, pesche, vino (rosso e bianco), lattughe, cavoli cappucci, pomodori, spinaci, avena in grani, orzo in grani, latte di mucca e grasso di maiale. Di questi, il 51,4% è risultato privo di residui quantificabili, il 47% con residui pari o al di sotto dei limiti indicati, e solo l’1,6% con residui che eccedevano le soglie indicate come sicure. Quest’ultimo dato, in particolare, è positivo, visto che nell’analisi del paniere dei 12 prodotti precedenti (ogni tre anni c’è una rotazione), risalente al 2019, era del 2%. Inoltre, nello specifico, rispetto al 2019 e al 2016, il tasso di sforamento è calato per mele, pesche, fragole, vino e grasso di maiale. Lo stesso parametro è diminuito sensibilmente negli spinaci, dal 2019 a oggi.
Nel 2022, inoltre, non sono stati trovati campioni di latte vaccino con residui superiori ai limiti di legge, come invece era avvenuto nel 2019 e nel 2016. Gli sforamenti sono però aumentati per cavoli cappucci, pomodori, lattughe, orzo e avena in chicchi.
La sicurezza
Nel rapporto c’è anche una valutazione dei rischi alimentari, che indica la probabilità che i consumatori siano esposti a una quantità di residui superiore a una certa soglia di sicurezza. E la conclusione di tale valutazione è che il rischio è basso. Il rapporto esprime tuttavia una serie di raccomandazioni per aumentare l’efficienza dei sistemi europei di controllo dei residui di pesticidi.
La pagina interattiva
Come già l’anno scorso, il sito rimanda anche ad alcune pagine interattive, dove si trovano informazioni più dettagliate. Per esempio, ce n’è una dalla quale è possibile valutare l’origine dei campioni analizzati, e fare un confronto con alcuni dati delle due versioni del rapporto del 2016 e del 2019, mentre una seconda pagina illustra alcuni dati specifici. Tra questi c’è quello sul glifosato e i suoi derivati: gli sforamenti sono pochi, anche se le analisi sul pesticida non sono molte. Per esempio, nel 2022 si è cercato solo in 15.000 campioni di 25 Paesi, in parte in prodotti per l’infanzia, e solo nello 0,3% i valori superavano i limiti, mentre nel 98% non era rilevabile.
I prodotti alimentari trasformati con un tasso di non conformità superiore al 10% sono stati: foglie d’uva e specie simili (principalmente sotto sale e in scatola), semi di cumino essiccati (20%), prezzemolo essiccato (19%), funghi selvatici essiccati (14,3%) e basilico e fiori commestibili (10,5%). Semaforo rosso, poi, per quanto riguarda i pesci (analizzati per la presenza di rame, mercurio e DDT), per il tonno: è di gran lunga il peggiore, così come lo è, nella categoria dei cibi di origine animale, il miele.
La situazione è quindi in relativo miglioramento, pur con alimenti che vanno tenuti sotto controllo e sui quali sarebbero opportune azioni più decise, con alcune eccezioni. Inoltre, la rete di monitoraggio e controllo sembra funzionare piuttosto bene, ed essere soggetta a continui aggiustamenti al fine di renderla sempre più efficiente.
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Giornalista scientifica
sarà anche che la situazione generale sui residui chimici, presenti nei vari prodotti dell’alimentazione, sia valutata buona, o in miglioramento, dall’EFSA, seppur con dei distinguo, ma non c’è nessuna certezza che il rispetto delle loro soglie di legge non interferisca con i nostri organismi. ci sono ancora troppo pochi studi a riguardo e quei pochi eseguiti non sono affatto tranquillizzanti.
Fate bene a tenere il focus sull’argomento pesticidi , visto che il nostro governo fa poco o nulla per proteggere la salute dei cittadini. Quindi vi ringrazio.
Il resoconto spero non sia completo mancando della parte in cui si evidenziavano gli alimenti con residui multipli di sostanze (solo da poco tempo sono iniziati gli studi EFSA sulla conpresenza di 2 analiti, quando si sa che spesso ne sono presenti anche 10 contemporaneamente senza alcuno studio sugli effetti sinergici), oppure studi sulla differenziazione del modello umano che attualmente prevede un solo target maschio con più di 70 kg di peso corporeo per definire il livello di accettabilità (mentre è risaputo che donne e bambini hanno metabolismi estremamente diversi). Infine gli studi sono sempre tarati sugli effetti acuti diretti, ma mancano quelli cronici e indiretti per inquinamento ambientale.
Condivido. E’ quasi mezzo secolo che viene sottolineata la questione degli effetti sinergici (compresenza di più residui) e non mi risulta che EFSA abbia mai progettato una ricerca-pilota su un alimento esposto al multiresiduo.
E poi c’è la questione che sarebbe ora di cominciare a differenziare per peso corporeo e genere tutte le sostanze e non soltanto i solfiti e qualche altra. Così da tutelare i bambini e dare l’opportunità di valutare a chi pesa 60 kg se e quanto assumere di quel prodotto.