Un anticorpo monoclonale approvato nel 2003 contro l’asma, l’omalizumab, che contrasta tutte le immunoglobuline di tipo E, responsabili delle reazioni allergiche, potrebbe essere la carta vincente cercata da decenni contro le gravi allergie alimentari. Uno studio effettuato dai ricercatori dell’università di Stanford, in California, presentato a un congresso e subito pubblicato sul New England Journal of Medicine, ne mostra infatti la grande efficacia, candidandolo a terapia di prima scelta, soprattutto per i casi gravi pediatrici.
Lo studio su anticorpi monoclonali e allergie alimentari
Gli allergologi hanno selezionato 177 bambini e ragazzi di età compresa tra 1 e 17 anni, e tre adulti, tutti gravemente allergici a qualche alimento. Nello specifico, i partecipanti reagivano a meno di 100 milligrammi (mg) di proteine delle arachidi (un quantitativo pari a circa un terzo di un’arachide) e, insieme, a meno di 300 mg di almeno altri due allergeni tra il latte, le uova, gli anacardi, le noci, le nocciole e il grano.
I ricercatori hanno trattato i partecipanti con l’omalizumab, che si somministra per via iniettiva sottocutanea una o due volte al mese, oppure con un placebo, per un totale di quattro-cinque mesi. Poi hanno fatto loro assumere le proteine cui erano allergici, sotto stretto controllo medico.
I risultati
Alla fine, il 67% dei partecipanti trattati con l’anticorpo è riuscito a ingerire quattro arachidi senza avere reazioni moderate o gravi, contro il 6,8% del gruppo di controllo. Il 44% dei trattati, alla fine, ne ha mangiate 25 senza risentirne.
Effetti simili si sono visti con gli altri alimenti che scatenavano reazioni gravi. Così il 41% dei trattati ha potuti assumere un grammo di anacardi senza pericolo, contro solo l’1% dei controlli, mentre per il latte le percentuali sono state, rispettivamente, del 66 e del 10%, e per le uova addirittura 68% versus zero: cioè nessuno dei controlli ha tollerato neppure pochi milligrammi di proteine dell’uovo, contro quasi sette su dieci dei trattati. Infine, una quarantina di bambini ha proseguito il trattamento per altri sei mesi e, alla fine, tutti mostravano i segni di una stabilizzazione, cioè di una perdita delle allergie.
In generale, dopo il trattamento, otto allergici su dieci sono stati in grado di assumere almeno piccole quantità dell’allergene che prima scatenava gravi reazioni, il 69% di due di essi e il 47% di tre di essi.
Benefici ulteriori sulle allergie alimentari e oltre
L’omalizumab è utilizzato da oltre vent’anni ed è noto per essere sicuro. In effetti, anche in questo caso ha confermato la sua sicurezza, verificata tra l’altro per la prima volta in bambini con meno di un anno di età. Inoltre, sembra capace di offrire una protezione che va anche oltre quella, importantissima, contro i sintomi più gravi (che, ricordiamolo, possono essere anche mortali). Grazie alla sua azione ad ampio spettro sulle immunoglobuline E, riesce infatti a diminuire il rischio di reazioni cutanee e di asma, cui le persone fortemente allergiche agli alimenti sono spesso soggette.
A differenza poi delle terapie utilizzate di solito in questi casi, che prevedono lunghi mesi di progressiva induzione della tolleranza attraverso l’assunzione per via orale di piccole dosi di allergene, con il rischio di scatenare reazioni, la somministrazione sottocutanea è molto più sicura, e più pratica, visto che va fatta una al massimo due volte al mese: un vantaggio non da poco, soprattutto per i bambini.
Domande in attesa di risposta
Restano alcune domande cui dare risposta. Per esempio, non si sa ancora se è possibile distinguere, e come, tra chi risponde e chi no, e perché in alcuni la risposta è più intensa, e quindi l’allergia scompare. Inoltre, non si sa se ci siamo effetti permanenti sul sistema immunitario, né per quanto tempo sia indispensabile protrarre la cura.
Al netto di questi aspetti da chiarire, tuttavia, l’omalizumab potrebbe davvero cambiare il destino di milioni di allergici gravi, soprattutto pediatrici, particolarmente a rischio perché poco consapevoli dei pericoli associati a certi cibi. Solo negli Stati Uniti, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura, è allergico a uno o più alimenti tra il 4 e l’8% dei bambini e il 2% degli adulti, e ogni anno le reazioni provocano 30mila accessi al pronto soccorso e 150 decessi.
Le terapie di sensibilizzazione orale attuali, infine, sono costose e possono durare anche anni. L’omalizumab in Italia costa alcune centinaia di euro a dose, ed è rimborsato, nella sua indicazione contro l’asma. Tuttavia, il brevetto del principio attivo è già scaduto, mentre quelli della formulazione farmaceutica sono in scadenza nel 2024 in Europa e nel 2025 negli Stati Uniti. Ciò significa che presto saranno disponibili le versioni biosimilari, che di solito costano circa il 30% in meno rispetto all’originale.
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Giornalista scientifica