Nella settimana che precede il Natale il British Medical Journal pubblica articoli che affrontano temi particolari, spesso leggeri, talvolta scherzosi, ma sempre con un fondamento scientifico come quello sulle macchine per il caffè. Quest’anno, per esempio, ha riportato uno studio sul legame tra 48 dolci natalizi di vario tipo proposti nelle versione inglese nel programma televisivo Bake Off e il rischio di morte, concludendo che i 178 ingredienti proposti di volta in volta lo abbassano, e che quindi i dessert possono essere gustati senza paura. Un altro studio, esaminando quanto avveniva in 28 volontari, ha smentito la capacità delle bevande a base di cola di favorire il transito del bolo alimentare attraverso l’esofago.
L’igiene della macchinetta del caffè al lavoro
Il British Medical Journal ha pubblicato un’analisi che aveva come argomento la diffusione dei batteri negli ospedali, su un tipo di oggetto sempre presente, ma finora poco studiato le macchine del caffè. I ricercatori dell’Università di Colonia, in Germania, ne hanno infatti analizzate 25 apparecchi, 17 dei quali situati nei locali adibiti alle pause e otto nelle abitazioni del personale.
Le macchine erano di vario tipo: a capsula, del tutto automatizzate ma nel gruppo c’erano anche caffettiere tipo moca, ed erano tutte in funzione da almeno un anno. Nessun apparecchio aveva subito procedure di pulizia specifiche, né era stato utilizzato in zone dove si erano registrati focolai infettivi. Gli scienziati hanno prelevato campioni in cinque punti diversi di ogni apparecchio: il vassoio per le gocce, le maniglie, l’interno e l’esterno del serbatoio e l’ugello di uscita del caffè.
La ricerca si è concentrata sui ceppi microbici che secondo l’OMS sono i più pericolosi, e che sono sintetizzati dall’acronimo ESKAPE, e cioè Enterococcus faecium, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa, ed Enterobacter. I risultati sono stati relativamente tranquillizzanti. Le specie rilevate he avevano formato colonie sono state moltissime: 360 nei 72 campioni positivi in ospedale, 135 nei 34 campioni risultati positivi nelle macchine situate nelle abitazioni. Un tasso, dunque, triplo, in ospedale rispetto a casa.
Risultati rassicuranti…
Tuttavia, la maggior parte dei batteri presenti apparteneva a una specie commensale, cioè normalmente residente nell’ambiente, e non patogena. Solo una minoranza è stata giudicata rilevante dal punto di vista medico, e nessuna, fortunatamente, resistente agli antibiotici. Inoltre, distinguendo tra batteri Gram positivi e Gram negativi, cioè dotati di parete e molto più inclini a dare resistenza, i ricercatori hanno scoperto che otto di questi, pari all’81% di quelli rilevati, erano nelle macchine degli ospedali, principalmente nei vassoi per le gocce, nelle maniglie e sui serbatoi per l’acqua. Uno di questi era uno stafilococco aureo, uno tra i principali responsabili delle infezioni ospedaliere, e si è trovato sui pulsanti di una macchina domestica e dentro un serbatoio di acqua in una di quelle ospedaliere.
…ma si può migliorare
Tutto ciò indica la necessità di migliorare la situazione degli ospedali, per esempio adottando protocolli specifici. Uno dei quali potrebbe essere quello dell’OMS chiamato WHO’s Five Moments for Hand Hygiene, che obbligano chi maneggia gli strumenti ad avere attenzioni specifiche. Lo studio suggerisce anche che non sia necessario adottare misure drastiche come il divieto di installazione, fatto di cui potrebbero risentire gli operatori. Gli autori hanno infine riportato un effetto collaterale positivo: venire a conoscenza del campionamento in corso ha spinto tutti i responsabili delle macchine a pulirle meglio e, a quanto pare, tutti tranne uno hanno iniziato a pulirle regolarmente e lo stanno tuttora facendo (le campionature son o state effettuate nel 2022).
L’ultimo pensiero è andato poi al tè: anche le teiere, i bollitori e gli erogatori automatici sono terreno di coltura per batteri? Le elevate temperature raggiunte dall’acqua bastano a neutralizzare quelli pericolosi? E che cosa succede sulle maniglie? Tutto ciò forse sarà oggetto di uno studio che troveremo in uno dei prossimi numeri natalizi del British Medical Journal.
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Giornalista scientifica