Se ne sono accorti anche nel Regno Unito: la presenza di tracce di latte e uova nei prodotti vegani è un problema serio, che può avere ‘conseguenze tragiche’ per gli allergici. In Italia la questione è finita sotto i riflettori lo scorso febbraio, quando una ragazza allergica al latte, che aveva mangiato un tiramisù vegano contaminato, è morta per le conseguenze di uno shock anafilattico (ne abbiamo parlato in questo articolo). Ora ne parla anche il quotidiano britannico The Guardian, dopo la pubblicazione di un report secondo cui un terzo dei prodotti etichettati come vegani contengono tracce di derivati e allergeni di origine animale.
Gli ispettori dei Servizi scientifici delle contee Hampshire e Kent hanno esaminato un campione (non specificato) di prodotti vegani, tra i quali pizze, burger e dolci, scoprendo 24 alimenti che contenevano tracce di latte. In un’altra indagine, il 90% dei 61 prodotti analizzati (13 alternative a lette e latticini e 48 sostituti della carne) presentava inesattezze in etichetta, per quanto riguarda le informazioni riportate: 27 presentavano anomalie di etichettatura, inclusa l’assenza di avvertenze sulla possibile presenza di allergeni, e 39 contenevano informazioni nutrizionali scorrette.
Secondo John Herriman, del Chartered Trading Standards Institute (associazione che riunisce i professionisti degli standard commerciali), alla radice del problema c’è la mancanza di una definizione legale di ‘vegano’. “Questa ambiguità – si legge in un comunicato dell’associazione – può avere conseguenza disastrose e talvolta tragiche per chi ha allergie a prodotti di derivazione animale, come il latte e le uova. Siamo consapevoli che alcune persone hanno tristemente perso la vita per questo motivo, chiediamo quindi maggiore chiarezza su cosa possa e cosa non possa essere legalmente descritto come alimento vegano e a base vegetale”.
Una recente indagine dell’associazione ha rivelato infatti che la maggior parte dei consumatori e delle consumatrici nel Regno Unito è convinta che i prodotti etichettati come vegani siano assolutamente privi di ingredienti di origine animale: ne è convinto il 76% dei 2mila partecipanti al sondaggio. Inoltre, l’84,6% delle persone allergiche al latte intervistate crede che gli alimenti vegani siano sicuri da mangiare. Tuttavia, tanto nel Regno Unito quanto in Unione Europea, non ci sono né una definizione legale, né limiti ai derivati animali presenti nel prodotto per poterlo vendere come vegano.
Le leggi europee sull’etichettatura (che sono ancora in vigore anche nel Regno Unito post-Brexit) impongono ai produttori di evidenziare la presenza di 14 ingredienti o gruppi di ingredienti* fin dal 2014, quasi 10 anni fa. Eppure nell’indagine sono emersi ancora casi di etichettatura inadeguata degli allergeni. Per essere sicuri di non consumare inavvertitamente ingredienti di origine animale, nel caso delle persone vegane, o allergeni, nel caso degli allergici, gli esperti raccomandano di controllare che nel prodotto non siano presenti, oltre ai più espliciti latte e uova, anche ingredienti come: caseina e sieroproteine (chiamate anche whey), proteine del latte; lattosio; collagene, ottenuto da pelle e ossa degli animali; lardo e sego, grassi animali.
In UK, il problema degli allergeni di origine animale negli alimenti etichettati come vegani era già balzato agli onori della cronaca nel 2017, quando una donna era morta per le conseguenze di una severa reazione allergica dopo aver mangiato un wrap vegano di Pret a Manger, che era poi risultato contenere proteine del latte per una contaminazione crociata avvenuta in fase di preparazione. Un caso identico a quello della ragazza di Milano.
(*) Nota: Gli allergeni da evidenziare obbligatoriamente in Unione Europea sono: cereali contenenti glutine; crostacei; uova; pesce; arachidi; soia; latte; frutta a guscio; sedano; semi di sesamo; senape; anidride solforosa e solfiti; lupini; molluschi.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, AdobeStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.